di Monica De Santis
Sono state la realtà e la fantasia le protagoniste della piecé firmata dalla scrittrice e regista Barbara Napolitano, “Le metamorfosi di Nanni”, andata in scena, in anteprima nazionale, venerdì sera, nel chiostro del Duomo di Salerno nell’ambito del Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio. Un’ora e trenta di spettacolo, dove il pubblico è stato letteralmente conquistato dai suoi protagonisti, primo fra tutti Lello Arena, che nei panni di Ernesto, rappresentante di commercio, ha rappresentato la realtà. Di contro un superbo Giovanni Block che ha vestito i panni di Nanni, un mercante di favole che, accompagnato dal suo fedele cane immaginario, Dick, rappresentava la fantasia. Tutta la vicenda ruota intorno all’ambiente dove i due, Ernesto e Nanni, ovvero realtà e fantasia, la pensione di zia Tita (interpretata da una sempre bravissima Giorgia Trasselli), un posto accogliente e caldo, ma soprattutto molto economico, “quasi gratis” visto che quasi nessuno la paga. Zia Tita vive in questa pensione insieme con la nipote Simonetta (interpretata in maniera sufficiente, da Annarita Ferraro) che da mesi è all’inseguimento di Nanni, perchè crede che sia il partito giusto per lei. Purtroppo però non ha fatto i conti con Nanni, il quale non ha nessuna voglia di metter su famiglia e pensa, invece, solo al suo lavoro di venditore di sogni, o più precisamente, come recita il cartello posizionato in alto sulla sua bancarella, di venditore di “Favole su misura”, insomma il suo è un lavoro di interprete dei desideri delle persone, di persona capace di trasformare coloro che gli chiedono di cambiargli la vita, ma non di accontentarli perchè come ama ripetere “nessuno sarà mai contento di se stesso. Oggi nessuno più si accetta per quello che è”. Ed è così che ogni volta che qualcuno, insoddisfatto, va da lui per chiedere di essere trasformato, cambiato, attraverso il racconto di una favola, Nanni chiede loro che tipo di favola vogliono… “una favola sull’amore, sul lavoro, e quanto deve durare, un giorno, un mese, un anno, tutta la vita”, ottenuta la risposta il palcoscenico si trasforma, ed arrivano ballerini e giocolieri a far da cornice alla favola raccontata con musica e parole da Nanni… Così si assiste, come dice il narratore, (interpretato da un ottimo Massimo Andrei) al “Miracolo della fantasia, dove cambiano le luci, cambia la musica e cambia anche Nanni che diventa cantastorie e cambiano i suoi clienti che lasciano la loro pelle per trasformarsi in qualcun altro”. Ovviamente di contrasto a Nanni c’è sempre la realtà, c’è sempre Ernesto. che fa di tutto per far sparire quella inutile sciocca bancarella e colui che vende favole per cambiare le persone, perchè per Ernesto “non vi è motivo per essere cambiati” e quindi spera che qualcuno lo possa “cacciare da questa sua cittadella e al suo posto mettiamo qualcuno che venda il panino con la mortadella” perchè nessuno necessità delle Metamorfosi di Nanni. Nel crescendo finale, si assiste allo scontro, al duello, tra realtà e fantasia dove ognuna delle due cerca di far valere le proprie ragioni, fino ad arrivare a trovare un punto in comune, ovvero “che nessuno al giorno d’oggi si piace per quello che è… che siamo schiavi delle apparenze, siamo tutto quello che gli altri vogliono…”. Dunque è “indispensabile che la realtà e la fantasia stringano un patto, che consenta a tutti noi di vivere nella realtà grazie alla mappa della fantasia. E’ un patto che da quando esiste il mondo tutti chiamano teatro”.