di Salvatore Memoli
I recenti provvedimenti giudiziari della Procura di Potenza che in qualche modo riaprono la riflessione sui rifiuti della Campania in Tunisia, non possono esimermi dal fare delle considerazioni.
> L’Italia comunque interviene con un ritardo notevole in una vicenda di delitto ambientale che ha visto la città di Sousse ed il suo porto impegnati, in prima linea, nell’accoglienza dei container che sono rimasti nella città per troppo tempo.
> Il Porto di Sousse si trova davanti alla storica Medina della città che dal 1988 é Patrimonio mondiale dell’Unesco. Avventurosi affaristi, coperti dalle più ampie garanzie di uomini di Stato ed apparati ai più alti livelli, hanno trasferito a Sousse container di rifiuti che per la loro natura non potevano essere portati in Tunisia. Si tratta di rifiuti speciali, addensati di diverse nature mischiati in un prodotto tra i più pericolosi per l’ambiente, al punto da minacciare gravi disastri ed esplosioni degli stessi.Il trasferimento avvenne in dispregio delle rigorose normative internazionali del settore che la Tunisia ha adottato e rispetta. Come sia potuto accadere tutto questo ricorda che boiardi di Stato sono stati d’accordo nel coprire un malaffare a molti zero. L’associazione a delinquere, per parte tunisina, é stata smascherata e duramente perseguita dalla giustizia di Sousse. Senza sconti per nessuno finirono agli arresti ed altri sottoposti a gravi imputazioni personalità politiche che nessuno avrebbe immaginato di vedere sotto giudizio.
> Le autorità tunisine e la stessa stampa locale dissero subito che la portata della tragedia aveva delle defaillances vistose per un’inchiesta che non andava limitata ai soggetti tunisini, invece avrebbe dovuto orientarsi verso gli attori locali senza ignorare l’aspetto transnazionale dell’affare e “le impronte chiare della mafia italiana”.
> In Tunisia, come noto, é facile chiamare tutto col nome della mafia. Al di là di questo dettaglio le responsabilità di parte italiana sono evidenti benché da accertare e definire. La vicenda ha molti punti oscuri, molti lati da chiarire ed approfondimenti che potranno fare luce du una vicenda tra le più gravi dei rapporti tra Stati e Amministrazioni internazionali. Ora giunge il provvedimento del PM Montemurro con cui identifica dei responsabili italiani e li carica di gravi provvedimenti restrittivi per alcuni della libertà.
> I nomi e gli incarichi dei funzionari regionali mi lasciano pensare che l’inchiesta italiana non eguaglia quella della giustizia tunisina che senza esitazione individua nei più alti livelli politici locali la responsabilità dell’affaire.
> Un Ministro del Governo in carica fu arrestato e con lui i più alti vertici delle Dogane e dei Porti. Perfino un diplomatico in servizio fu avvisato di un’indagine a suo nome per aver promosso atti di copertura dell’affaire che non erano rientranti nella sua competenza consolare. Sarebbe utile sapere chi aveva chiesto il suo aiuto. Non penso ai funzionari regionali!
> L’affare rifiuti in Tunisia evidenziava una grave impreparazione della Regione Campania a gestire rifiuti speciali. Troppe incertezze, contrarietà, ritardi nell’affrontare il tema dello smaltimento dei rifiuti! Inviare in Tunisia questi rifiuti ( all’origine plastica, spediti nel giugno 2020) da parte di una società italiana per essere riciclati da una società esportatrice, sembrava l’uovo di Colombo!
> I rifiuti inviati in Tunisia sono risultati per la grandissima parte rifiuti industriali il cui trasferimento costituisce una violazione flagrante di molti trattati internazionali sul commercio dei rifiuti.
> Potevano, dott. Montemurro i soli funzionari decidere tutto?
> La giustizia tunisina ha visto bene ed in profondità, arrestando un Ministro. Aggiungo che quando i giudici tunisini parlano di intervento delle associazioni camorristiche non fanno altro che richiamare un rapporto di una Commissione d’inchiesta parlamentare italiana del 1993 il cui incipit é” La criminalità organizzata di carattere camorrista continua a intervenire direttamente nel traffico illegale dei rifiuti…”.
> Di chi si sono serviti e con quali coperture, s lo chiede la Tunisia.