La pioggia rovina un po’ la festa sul sagrato della chiesetta dedicata al grande padre del monachesimo ma la tradizione dell’omaggio degli animali al loro protettore è stata rispettata
Di OLGA CHIEFFI
La pioggia e il freddo quest’anno hanno rovinato un po’ la grande festa sul sacrato della chiesetta storica, cara ai salernitani, ove si accorre per la richiesta di benedizione di ogni proprietario di animali al taumaturgo. Nella iconografia, Sant’Antuono, infatti, viene sempre raffigurato tra tutti gli animali, particolarmente con a fianco un porcello e a distanza, una fiamma. Nella nostra città, Sant’Antuono si venera nella chiesetta di Santa Rita al Largo, oggi, San Pietro a Corte, tradizionalmente detto di Sant’Antuono, innanzi al vecchio municipio, chiamato Palazzo Sant’Antuono. Nella stessa piazzetta, ogni anno si procede alla benedizione degli animali. Don Michele Pecoraro, in Messa Solenne, con diversi cagnolini tra i banchi, ha commentato oggi il Vangelo di San Matteo, «Se vuoi essere perfetto va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri […] poi vieni e seguimi» (Mt 19, 21). lo stesso punto che toccò il cuore del giovane Antonio e che lo indusse a distribuire i suoi beni ai poveri e diventare eremita. Lui egiziano divenne uno dei grandi padri del monachesimo, insieme a San Basilio e a San Benedetto. «Per seguire Gesù bisogna saper rischiare», senza timore di «apparire ridicoli» e senza essere «troppo educati»; «a non restare seduti nella vita, fermi a guardare», per citare il nostro caro Papa Francesco. Alla fine della Messa, abbiamo visto partecipare tanti animali, soprattutto cagnolini, alla benedizione impartita da Don Michele Pecoraro nella storica chiesa cinquecentesca di Sant’Antonio Abate. Se tutto partecipa al Regno di Dio, tutte le creature hanno dignità: l’uomo non è un arbitro assoluto ma è anche a servizio del creato, chiamato a contribuire a portarlo alla sua pienezza. Un cane, un gatto, un cavallo non può essere traviato, frustrato, ti è affidato soprattutto per vivere in questa pienezza. Il Salmo 36 recita “Uomini e bestie Tu salvi, Signore”. La passione di San Francesco per gli uccelli e le creature, l’importanza degli animali per i padri del deserto come sant’Antonio Abate, unitamente alle Scritture: dal corvo che porta da mangiare al profeta Elia fino all’Agnello di Dio, diventato l’espressione della vita più vicina a Dio, rende sicuri di un ricongiungimento nell’Aldilà. Siano Benedetti gli animali.