La tangentopoli di Aldo Bianchini - Le Cronache Ultimora
Ultimora Cronaca

La tangentopoli di Aldo Bianchini

La tangentopoli di Aldo Bianchini

Salvatore Memoli

Quello di Aldo Bianchini é un libro che sostiene la domanda del lettore: un testo di saggistica di buon livello, un chiaro underground che dice di più dei fatti che descrive, lasciando una domanda di fondo sulla verità che va sempre ricercata e difesa. Nella bella sala dedicata a Girolamo Bottiglieri, della Provincia di Salerno, venerdì 12 dicembre u s, l’autore e il suo editore, Officine editoriali da Cleto, hanno invitato un parterre incrociato di protagonisti degli anni descritti, un nucleo concentrato ed altamente rappresentativo di persone che hanno vissuto di politica, giustizia, giornalismo, cittadini interessati alla vita pubblica. “La tangentopoli di Salerno 1992-1994” un saggio ben riuscito che ha raccolto un’abbondante documentazione sui fatti giudiziari e politici che hanno caratterizzato una delle tappe politiche più controversa, sofferta e preoccupante. Aldo è maestro della cronaca giudiziaria, può dare i punti a molti per la competenza con cui ha sempre trattato questa ostica materia che incrocia vite umane, carriere politiche, ansie giornalistiche e tormenti di una parte della magistratura inquirente, alla ricerca del giusto spazio per attestare che la giustizia non sottrae i potenti dalla sua osservazione. Il libro porta una prefazione intelligente, puntuale e competente di Giovanni Falci, avvocato penalista e cassazionista. Al tavolo dei relatori un podio di alto profilo professionale ed umano che oltre all’autore ed al suo editore che ha presieduti i lavori, si sono alternati Elisabetta Barone, dirigente scolastica e consigliera di opposizione al Comune di Salerno, Giovanni Falci e Andrea Manzi, giornalista di vaglia, capace di un’esegesi della tangentopoli che nega dignità allo stesso termine abusato e rilegge, con un’impareggiabile sintesi, i limiti dei comportamenti dei magistrati inquirenti e la forza di necessarie riletture tra libertà, verità e rispetto dei ruoli democratici tra tutte le parti in campo. Sullo sfondo una domanda inquietante e quasi impertinente se la giustizia inquirente, in particolare Michelangelo Russo, ha favorito l’ascesa di Vincenzo De Luca. A tale forte interrogativo si é aggiunta la domanda che Bianchini ha riportato nel suo saggio, Conte e Del Mese hanno fatto nascere De Luca?Il cronista diligente ha ricordato che in Consiglio Comunale c’era chi ( Memoli) aveva indicato due diversi nominativi, come soluzione alternativa, per l’elezione a Sindaco, da fare entro le ore 24 del 22 maggio 1993, Gioconda De Santis e Nicola Scarsi, per evitare il compagno De Luca, la cui elezione avrebbe avuto un peso politico determinante, da qualificare una Svolta irreversibile per la politica del pentapartito. Monito inascoltato e superato negli ultimi minuti disponibili con l’elezione di Vincenzo De Luca. Dunque non è stato Michelangelo Russo il patron elettorale di De Luca, forse questo é tempo di riconoscerlo! Il lavoro di Aldo Bianchini si ascrive al suo finissimo intuito giornalistico ed alla minuziosa raccolta di passaggi politici che restituiscono alla cronaca la sua dignità di memoria viva della verità dei fatti. Bianchini consacra i fatti in un racconto onesto e rispettoso, come tali li raccoglie per i tanti riferimenti alla tangentopoli di Salerno negli anni 1992-1994. Non credo ci sia molto da spendersi per la catalogazione del saggio, se é più cronaca o pagine di storia. Ogni lavoro di un giornalista é soprattutto cronaca dei fatti, raccontati in fotofinish. Più é bravo e fedele il giornalista, più il lettore resta informato della verità di un fatto. Come può il lavoro di Bianchini essere definito un libro di storia? È cronaca pura, quella non meno dignitosa di una pagina di storia, uno sforzo poderoso per rassegnare al lettore di ogni tempo un fatto, riportato senza manomissione. È cronaca che non si sottrae alla capacità intuitiva ed investigativa del giornalista che col suo lavoro può andare oltre l’apparenza e scavare in mondi che possono raccontare una diversa verità. La storia arriva dopo la cronaca che ha il privilegio della prima fotografia del fatto, come una bella fotografia in bianco e nero. L’abbondanza dei fatti esaminati, il coinvolgimento di tantissimi personaggi come autori del deciso, non ha evitato qualche puntualizzazione necessaria, come bisogno di chiarire il passo degli inquirenti salernitani, mai ritenuto debordante da un attento protagonista come l’assessore Claudio Tringali, valoroso giudice salernitano che ha ripercorso e fornito la sua lettura alle tante scelte della procura e dei giudici di Salerno.Se un libro riesce a stimolare una partecipazione tanto preziosa, devo pensare che Bianchini ha avuto ragione di lavorare a una così attenta ricostruzione dei fatti passati della tangentopoli salernitana.Per qualche attimo si é avuto l’idea di una divisione netta tra Magistrati, Politica, Giornalismo. Certamente un tema così delicato non si può liquidare con poche riflessioni. Al contrario, Bianchini ci ha ricordato le vittime di un tempo di giustizialismo che ha grondato tanto sangue di vittime di un animato scontro che ancora chiede una verità. Per troppo tempo gli inquirenti non avevano avuto la libertà di occuparsi dei potenti della politica, dovendo limitarsi a ben più modeste indagini. La politica aveva i suoi punti di forza che faceva valere come ostracismo per i bravi inquirenti. Poi, il coraggio non é mancato a magistrati determinati e capaci come Tringali che sono stati capaci di mettere le mani nell’ alveare e vuotare certi armadi chiusi a più mandate dove si celavano scheletri eccellenti. Il libro di Bianchini merita più riflessione per i tanti aspetti toccati, ma è pur vero che lascia aperto un punto di domanda: ci sarà mai un tempo in cui la responsabilità metta a confronto protagonisti contendenti come giustizia e politica, con l’aiuto di bravi giornalisti, per costruire parametri nuovi di reciproco rispetto e misurato rientro nei ruoli sereni e indispensabili di parti espressione di una costituzionalità di valori e principi di cui legittimamente sono espressione, con cui ricomporre la vita del nostro Paese?Durante la serata di presentazione si é avuto l’idea che il tempo sia maturo, anche se la rilettura di fatti politici e giudiziari parla di un tiro alla corda che non ha dato vincitori, piuttosto vinti che hanno pagato anche con la vita e furbi che l’hanno fatta franca, dolorosamente. Bravo Aldo per quello che hai donato al futuro e per lo stimolo ad una nuova vera svolta che dovrà essere raccolta dalla Politica e dalla Magistratura, per un futuro diverso. Sarebbe un bene per tutti..