Giovedì 4 dicembre, alle 17, nel Salone dei Marmi del Municipio, accade l’incredibile. Un gruppo di appassionati d’arte, composto da Matilde Romito, storica Direttrice dei Musei Provinciali, Alessandro Basso, Emma Paolillo Magaldi, Michelangelo Russo, sta presentando il volume, curato dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana coordinato da Paolo Romano, sui sessanta inediti di Pasquale Avallone raccolti per l’anniversario dei sessanta anni dalla morte del più celebre pittore salernitano del Novecento. I saluti istituzionali al pubblico, che ha gremito il Salone dei Marmi (in cui non c’è più nemmeno un posto a sedere) sono portati dal Consigliere della Commissione Cultura Arturo Iannelli, che ha sostituito il Sindaco Napoli, altrove impegnato. Iannelli annuncia subito che la Commissione Cultura, e lui in particolare, si adopereranno per intitolare una strada a Pasquale Avallone, dimenticato nella toponomastica cittadina, che pure ha celebrato col nome di Clemente Tafuri addirittura un tratto del lungomare. A questo punto, pare voler dire, i promotori della manifestazione possono essere contenti. Si prende un caldo applauso. Poi, dopo l’introduzione di Paolo Romano, coordinatore del Centro Amalfitano, Matilde Romito, con l’aiuto di un proiettore, illustra le opere più significative della raccolta degli inediti. La sapienza professionale di Matilde Romito, nota ben oltre i confini cittadini, incanta la sala con lo splendore delle tele e dei disegni fino ad ora rimasti sconosciuti, e portati in pubblico per volontà della nipote del Maestro Antonella Porpora Tozzi. La sala apprezza con ammirazione l’esposizione e il commento delle opere fatta dalla Romito. Segue l’intervento di Alessandro Basso, giovane promessa della critica d’arte. E’ preciso, fluente, sottolinea, nel commento, la salernitanità di Pasquale Avallone anche come poeta. Escono i suoi sonetti, inaspettati, in dialetto salernitano, e non napoletano. E’ il turno di Emma Paolillo Magaldi, che nella vita è una notissima imprenditrice industriale, ma è anche una grafologa eccellente. Illustra, con l’aiuto del proiettore, i tratti della personalità di Pasquale Avallone attraverso l’esame della sua scrittura e del tratto grafico. Ricerca mai fatta, che svela una personalità particolare di uomo schivo e sereno, educatore in estasi, come i pittori romantici dell’Ottocento tedesco, di fronte all’incanto della sua terra. E poi conclude Michelangelo Russo, collezionista di pittori salernitani. Attacca subito! Pare voler ricordare al Consigliere Iannelli che la promessa della strada per Avallone non ha molta speranza. Gli dice che ha letto sui giornali che il Consiglio Comunale sta per essere sciolto per far posto al nuovo Comandante. Ma come, non ci dovrebbe essere una regolare crisi politica e poi regolari elezioni? Il Consigliere Iannelli è in imbarazzo. E Russo attacca. Più che di una strada, dice, Pasquale Avallone avrebbe bisogno di una casa. Una casa per lui e per tutti i suoi colleghi grandi pittori e artisti che hanno fatto la storia di Salerno. Un museo, vero, capiente e completo per ricordare la storia di questa città e del suo territorio. Quando ero studente liceale, continua, il professore di storia dell’arte Gino Kolby ci portava a vedere il fregio di Pasquale Avallone nel Municipio, perché non c’era un Museo. Dopo sessanta anni non se ne parla nemmeno. In una città dove si spendono 100 milioni di euro per un nuovo stadio, e addirittura 20 milioni per uno stadio di rugby a Fratte (i salernitani nemmeno lo conoscono il rugby!), non c’è un soldo per raccogliere i tesori della nostra terra e portarci le nuove generazioni per sottrarle all’ignoranza delle movide di sera e di notte. Spontaneo, fortissimo, unanime è a quel punto l’applauso della sala. E’ il segno della sconfitta della visione estetica di De Luca per la città. La città che pensa, la città ormai insofferente per le banalità da baraccone pubblicitario permanente, sta qua, in questa sala. E’ un applauso liberatorio, covato a lungo in attesa dell’occasione. Il buon cireneo Arturo Iannelli, che ha capito in quale trappola lo ha mandato la delega del Sindaco, è impietrito. Sembra il professor Riccardelli dopo la celeberrima frase di Fantozzi sulla Corazzata Potiomkin. Russo è implacabile. La salernitanità di un grande Pittore dimenticato avvilita dal degrado del centro storico e dal suo declino economico, in nome della crescita verticale della speculazione edilizia, finanche al centro della città con assurdi grattacieli. E poi ripascimenti di finta sabbia, oscure manovre speculative sui monumenti storici. Caustica, in finale, la battuta che parafrasando Ettore Petrolini nella gag su Nerone-Mussolini, annuncia che farà Salerno (ma Petrolini dice Roma) “più superba e più grande di pria”. Il sorriso della sala non se ne va più dai volti. Una degli eredi di Alfonso Menna, l’indimenticato Sindaco del dopoguerra, interviene protestando per dire che da anni la vedova di Filiberto Menna vorrebbe donare alla città la straordinaria collezione d’arte lasciata dal marito, ma nessuno la ascolta. Iannelli, con tutta la sua buona volontà, non sa che rispondere. Assunta l’opposizione consiliare, che non ha capito che aria stava per tirare. Ma una voce ironica, al termine, sussurra che di pittori in casa Avallone, dopo il padre Giuseppe e i figli Pasquale e Mario, purtroppo, ma anche per fortuna, non ce ne sono più. Altrimenti, all’ennesimo Avallone sarebbe stato commissionato, nel fregio storico, il dipinto di un altro personaggio tra i GRANDI SALERNITANI. Il nome di questo personaggio, aggiunge, non è difficile indovinarlo!





