Una condanna con poche possibilità di appello. La Provincia gioca un brutto tiro mancino alle ditte che effettuano il servizio di trasporto passeggeri sul territorio salernitano: per il bimestre maggio-giugno, l’ente di palazzo Sant’Agostino non ha alcuna intenzione di pagare l’Iva sui corrispettivi d’esercizio. Insomma, si tratta del 10% in meno di risorse per gli imprenditori locali del tpl. E’ proprio della giornata di ieri, infatti, la nota arrivata dagli uffici provinciali di via Roma, a firma dell’ingegnere Giovanni Coraggio, dirigente del settore trasporti, con cui si informano tutte le aziende che per quanto concerne le risorse dei mesi di maggio e giugno 2013, che dovranno essere poste in pagamento entro la fine di luglio, saranno liquidate esclusivamente le somme concernenti i corrispettivi chilometrici tout court. L’Iva (ammontante al 10%) verrà accantonata. Tradotto in parole povere: le aziende non vedranno un bel po’ di migliaia di euro. Nella nota, si legge che in ottemperanza alla legge regionale 5 del 2013 (quella della liberalizzazione dei servizi di tpl) «questa amministrazione deve assumere atto confermativo della volontà a proseguire l’esercizio». Fino all’adozione di tale provvedimento, la Provincia non verserà nemmeno un euro di Iva. In sostanza, finché non saranno sottoscritti i nuovi contratti, anche alla luce delle gare per lo svolgimento dei servizi che si svolgeranno, forse, il prossimo ottobre, resta tutto fermo. Tutto questo anche alla luce del braccio di ferro in atto tra la Provincia di Salerno e la Regione Campania proprio per la questione dell’Iva sui contratti ponte in essere con le aziende di trasporto pubblico locale: braccio di ferro di 21 milioni di Iva anticipati dalla Provincia e di cui si chiede conto ai colleghi di palazzo Santa Lucia. Indignato l’amministratore di Buonotourist, Gerardo Buonocore: «Così ci distruggono. In due mesi io perderei risorse per 40 mila euro. E come li pago i dipendenti? Come li faccio i servizi? Li metto di tasca mia? Va bene, ma poi dovrei chiudere l’azienda. E’ vergognoso».
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