di Monica De Santis
Ieri mattina a via Piave e a Torrione i mercatali del settore non alimentare hanno manifestato, occupando i loro spazi, per protestare contro le ordinanze che vietano la vendita dei loro prodotti. Un occupazione pacifica che però annunciano, andrà avanti ad oltranza, fino a quando qualcuno non ascolterà le loro richieste. Stanchi ed amareggiati per la situazione i commercianti ambulanti non chiedono sostegni economici ma solo che gli venga riconosciuto il loro diritto al lavoro, come spieca il signor Francesco Carrato, che da oltre 20 vende abbigliamento per bambini… “Gli untori siamo noi, per lo Stato la colpa della diffusione del virus è la nostra. Da quando è scoppiata la pandemia abbiamo avuto per due volte un ristoro di 600 euro. Praticamente nulla se si pensa che personalmente ho avuto perdite del 70%. Oramai siamo disperati non abbiamo più nulla, neanche i soldi per pagare i garage dove sono posteggiati i nostri furgoni. Noi non vogliamo soldi o sostegni vogliamo solo che ci facciano riaprire”. Arrabiato e deluso per come i mercatali vengono trattati anche il signor Vincenzo Vitolo, da oltre 30 anni titolare di un posto al mercato di via Piave dove vende abbigliamento da donna… “Ciò che non capisco è perchè noi che vendiamo all’aperto, quindi con un rischio minore di diffondere il virus, dobbiamo stare chiusi, mentre gli altri possono continuare a lavore in negozi a volte anche molto piccoli. Senza contare che se si va al supermercato oppure ai negozi di cinesi, li si entra nessun nessun controllo e senza che nessuno veerifichi il numero delle persone che vi si trovino all’interno. Eppure noi abbiamo fatto tutto come ci è stato chiesto. Abbiamo acquistato i disinfettanti per le mani, le mascherine, è stato stabilito un percorso obbligatori che i clienti dovevano seguire, ma nonostante tutto ci hanno chiuso. Senza pensare che ci sono persone come me che non hanno altre entrate. Vivo con mia moglie e mio fratello che ha problemi di salute e non può lavorare. Quindi la mia attività è l’unica fonte di entrata. Se non fosse stato per i buoni del Comune e per il parroco del mio quartiere che mi ha donato un pacco alimentare a Pasqua non avevamo niente da mettere a tavola. Non mi sono mai ritrovato in una situazione del genere, ormai non ho più soldi e non posso andare più avanti così. Nessuno dovrebbe trovarsi mai in una situaizione del genere. Per questo abbiamo bisogno e vogliamo tornare a lavorare”
“Trattati come untori anche se lavoriamo all’aperto”
Da 47 anni Carlo Luongo, vende al mercato di via Piave articoli di pelletteria, borse e ombrelli. Ed ora la sua bancarella è chiusa come quella dei suoi colleghi… “Perchè anche se stiamo all’aperto non possiamo lavorare. Nessuno pensa che negli spazi aperti, questo è stato accertato dai medici, la diffusione del virus è pari ad uno su mille persone, mentre al chiuso è molto più alta. E nonostante questo noi dobbiamo stare chiusi. Non sono razzista, ma perchè i cinesi devono stare aperti e vendere anche quei prodotti che altri non possono vendere. Non ci sono controlli, non ci sono regole chiare. L’unica cosa che hanno saputo fare è decidere che i mercatali del settore non alimentare devono stare chiusi. Noi stiamo qui per dimostrare che non siamo gli untori e che abbiamo diritto come gli altri di poter lavorare. Non chiediamo altro”.
“Andremo avanti ad oltranza, chiediamo solo di lavorare”
Maurizio Torre è uno tra i più giovani mercatali che lavora a via Piave. Porta avanti l’attività avviata dal padre molti anni fa. Residente a Pagani il giovane ogni giorno veniva a Salerno per lavorare e mantenere la sua famiglia, ora però da un anno a questa parte questo non lo riesce più a fare perchè la sua attività di venditore di intimo e biancheria per bambini deve rimanere chiusa… “Io chiuso e poi però i negozi che vendono i miei stessi articoli possono stare aperti. Non capisco il perchè, che differenza c’è tra me e loro. Anzì io sono forse più avvantaggiato di loro perchè lavoro all’aperto ed ho un ricambio d’aria naturale mentre gli altri no. Questa è una protesta che andrà avanti ad oltranza, abbiamo bisogno di lavorare e questo le istituzioni lo devono capire. Non possiamo più resistere, dobbiamo guadagnare per sostenere le nostre famiglie”.
“Sono anni che non ci sono più assembramenti nei mercati”
Emanuela Scoppetta di Salerno, vende, insieme al marito, al mercato di via Piave abbigliamento per bambini, corredino per neonato e pigiameria. Come i suoi colleghi anche lei non ha la possibilità di lavorare… “Noi che abbiamo attività all’aperto siamo chiusi, mentre chi ha attività al chiuso sta aperto. Credo che tutto questo sia molto contraddittorio. Senza contare che qui da noi gli assembramenti non vi sono da anni. In questo periodo poi ci sono sempre meno clienti. Siamo un mercato giornaliero, non settimanale, le persone vengono da noi quando realmente hanno bisogno di acquistare qualcosa perchè sanno che siamo sempre qui. Ma nonostante tutto questo, noi siamo stati chiusi e non abbiamo neanche dei ristori che ci possano permettere di acquistare la merce che ci servirà quando ci faranno riaprire”