di Salvatore Memoli
Fare politica si dice, con un’espressione tipica che ricorre tra i politici e gli amministratori italiani. Ma la politica non si fa, non esiste un mestiere da imparare, nessuno lo insegna e nessuno va a scuola per imparare. La politica é una sublime attività che chi la pratica deve sentirla come un’attività naturalmente consona ad un modo di vivere, di sentire la vita, di realizzare obiettivi ed aspirazioni. Chi si occupa di politica deve avere nel suo DNA una predisposizione a vivere i problemi della collettività, deve saperli individuare, graduare con una naturale predisposizione a donare e donarsi per il raggiungimento generoso di obiettivi che migliorano la vita di tutti. Certamente studiare diventa un’attività utile per conoscere tutti gli aspetti reconditi e per approfondire i temi oggetto dell’impegno politico. Studiare non fa mai male, aiuta tantissimo. Si può non avere attitudine alla politica, eccezionalmente e per pochi, lo studio degli argomenti sopperisce alla prontezza dell’intuizione.Nessuno pensi di affidarsi a supporti esterni, come fossero totem che possono dare risposte a tutto. Senza un’anima,cioè un naturale equilibrio psicofisico, una capacità di discernere tempi, modalità d’intervento, taglio culturale ed efficacia dialettica, la politica diventa “affaire”, interesse individuale, personale o lobbistico.
Da ultimo ne abbiamo viste tante di anomalie, di ingerenze, di sconfinamenti impropri che non hanno apportato risultati utili alla collettività, in nome di un principio di partecipazione che tutti possono ” fare politica”. Appunto, possono fare politica ma vivere la politica, essere per la politica, sentire la politica come un privilegio che nasce da un’attitudine personale, é sempre più una rarità. Abbiamo prodotto e continuiamo a creare “yes man” personaggi utili a schiacciare un bottone, ad essere assoldati a qualche visir o a gruppi di orientamenti politici che nascono e si dissolvono, nello spazio di un mattino. Personale politico a cui vengono retrocessi benefit che consentono agli interessi dominanti di raggiungere i loro scopi. Una volta ( dovrebbe essere ancora così?!) i parlamentari ma chiunque avesse un incarico elettivo sapeva di non avere nessun vincolo di mandato, aveva il privilegio della libertà delle scelte. Oggi assistiamo a chi cerca di mettersi a disposizione di questo o di quello, in nome di un vantaggio personale. In più molti hanno un tale culto della furbizia che arrivano all’ammirazione di chi produce danni. La furbizia non ha vittime ma fa danni alla collettività. Danni pagati da tutti! Ricordava un mio amico che nella letteratura si trova il perfetto ritratto di un uomo furbo. Nei Promessi Sposi. Si, il tanto criticato romanzo di Alessandro Manzoni ci consegna un personaggio che é ancora dannatamente attuale, un personaggio che grazie al suo servilismo per i potenti di turno riesce sempre a cavarsela: Don Abbondio. Don Abbondio é l’uomo che gli antichi greci chiamavano idiotes, l’uomo interessato a coltivare il suo orticello, che ha fatto dell’omertà una virtù, dell’indifferenza alle ingiustizie uno stile di vita. Non che egli sia malvagio, solo che mette al primo posto il proprio tornaconto.
In politica sono tanti i don Abbondio. In tutta sincerità a Don Abbondio si riesce a concedere delle scuse, delle attenuanti!
Don Abbondio faceva il prete, come tanti fanno politica!
Scusate se continuiamo a credere che la politica sia altra cosa. Per tanti preti autentici che abbiamo conosciuto e per tanti politici che ci hanno ispirato e motivato a donare la vita per una giusta causa.