La musica ritorni nelle chiese - Le Cronache
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La musica ritorni nelle chiese

La musica ritorni nelle chiese

Chiusi i teatri, le sale da concerto, è il momento che i luoghi di culto che restano aperti ospitino la grande musica sacra che ogni genere possiede dalla classica, al jazz, al popular

Di OLGA CHIEFFI

La chiusura dei teatri e delle sale da concerto per questo “semi-lockdown”, che ci dovrebbe condurre ad una probabile ri-apertura a Natale, ci lascia nuovamente “Freddo ed immobile come una statua, fiato non restagli da respirar”, per dirla con Gioacchino Rossini, che con queste parole firma il finale del primo atto de’ “Il Barbiere di Siviglia”. Teatri e sale da concerto, che sono state già sanificati e predisposti, durante la stagione estiva con il cosiddetto “triage”, (Misurazione della temperatura, gel, entrate ed uscite dedicate, identificazione e tracciamento) il distanziamento, luoghi ove vige l’assoluto silenzio, durante la rappresentazione, resteranno chiusi, mentre le chiese continuano incredibilmente ad essere aperte e frequentate, anche in numero superiore all’accoglienza del periodo. Questi continui Dpcm, che vengono firmati di notte e giungono sui telefoni prontamente, seguiti da spiegazioni e correzioni nelle ore successive, pare generino incubi, ma anche qualche bel sogno. Stavolta il sogno è quello di fare qualche passo indietro nel tempo. Se in ogni secolo e luogo l’afflato religioso ha trovato espressione privilegiata nel ritmo e nel suono, la musica, che ha accompagnato le sorti della civiltà cristiana, presenta una ricchezza di forme unica. Nel corso di due millenni l’eredità ebraica, i documenti conciliari, l’opera dei Padri della Chiesa, l’intervento dei pontefici hanno plasmato un corpus di generi musicali di grande raffinatezza, che nel canto gregoriano ha il suo esempio più celebre e nell’organo lo strumento elettivo. A partire dall’età moderna, a questo canone che annovera inni, salmi, oratori si sono aggiunte opere di grandi compositori ispirate alla storia religiosa o ai generi destinati al culto – come la “messa” – con le quali la musica sacra diventa parte della “grande musica”. Il Maestro Riccardo Muti, ha affermato che guai se attorno alla sua bara si eseguirà musica diversa dalle pagine di Pierluigi da Palestrina, ha promesso di andare a tirare i piedi a tutti di notte, inoltre,  è suo l’invito affinchè “nelle chiese si torni al grande patrimonio musicale. Bisogna dire basta a canzonette o strimpellate di chitarra su testi inutili e insulsi. La grande storia della musica è dovuta proprio a quello che la Chiesa ha fatto. Non capisco perché una volta c’erano Mozart e Bach mentre ora si va avanti a canzonette: così non si ha rispetto per l’intelligenza delle persone. Anche l’uomo più semplice e lontano, sentendo l’Ave Verum può essere trasportato verso una dimensione spirituale, ma se sente le canzonette è come stare in un altro posto. Il problema della cultura va affrontato in maniera massiccia, non solo dando dei soldi, ma mettendo tutta l’attività culturale in condizione di poter vivere e non sopravvivere”. Qual miglior momento di questo che ha chiuso insensatamente i nostri templi laici della cultura, per ritornare a far musica seria nei templi sacri, che da sempre sono stati non solo ospiti, ma anche finanziatori di capolavori della letteratura musicale. E’ questa l’idea che parte dalle colonne della pagina della cultura di Le Cronache dal Mezzogiorno, un invito rivolto a tutti gli amministratori civili e alle Diocesi, poiché la Chiesa è in primo luogo “accoglienza” e, in questo momento oscuro, è il mondo della musica a cui bisogna tendere la mano. Leggevamo di una “Petite Messe Solennelle” di Gioachino Rossini da mettere in scena al teatro Verdi il 7 e l’8 novembre. Ebbene la mia prima Messe Solennelle l’ascoltai tra gli stucchi barocchi della Chiesa di San Giorgio all’inizio degli anni ’80. E’ il momento di bissare quell’evento: diamo la possibilità ai musicisti di esibirsi e al pubblico di godere di questo prezioso capolavoro. Stilare un elenco di cosa si potrebbe suonare di sacro, solo di autori italiani è compito arduo, per poi passare all’Europa e andare anche oltroceano con gli spirituals e magari con i tre Sacred Concert di Duke Ellington, per finire col Requiem di Lennie Tristano. Si va in chiesa per partecipare al rito della Messa, si andrà in chiesa per ascoltare la musica sacra. “La musica che eseguite non è un accessorio o solo un abbellimento esteriore della liturgia, ma è essa stessa liturgia. Voi aiutate l’intera Assemblea a lodare Dio, a far scendere nel profondo del cuore la sua Parola: con il canto voi pregate e fate pregare, e partecipate al canto e alla preghiera della liturgia che abbraccia l’intera creazione nel glorificare il Creatore” (Papa Benedetto XVI).