E’ scritto nel rapporto semestrale presentato dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) la scorsa estate ma anche l’osservatore un po’ meno distratto ne troverebbe riscontro: nel comprensorio ebolitano rispuntano vecchi nomi legati alla malavita organizzata, in particolare quelli del già egemone clan Maiale e della famiglia Procida, quest’ultima operante maggiormente nelle aree agricole della Piana. Gli specialisti dell’antimafia hanno redatto la rituale relazione sulla base dell’osservazione costante e puntuale dei vari territori di riferimento nonché sulle diverse indagini aperte che consentono di avere un quadro aderente alla realtà.
La scorsa estate, dicevamo, il rapporto è stato presentato dai dirigenti della Dia, che testualmente hanno scritto: «Il contesto criminale della Piana del Sele -interessata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi- è in fase di rimodulazione. Il comprensorio di Eboli -su cui, fino agli anni ’90, operava in piena egemonia il clan Maiale- risulta attualmente interessato dall’operatività di piccoli gruppi dediti allo spaccio di stupefacenti, a reati di tipo predatorio e alle estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno” (tecnica antica della mala in base alla quale ci si appropria di un bene altrui e se ne chiede il riscatto in danaro o altre utilità ndr). Nel semestre in esame, è stata registrata una recrudescenza di attentati dinamitardi ed è stata documentata l’ascesa di un sodalizio facente capo alla famiglia D’Alterio, operante anche a Campagna».
«Non va trascurato» – si legge nella relazione- «il ritorno sullo scenario criminale di Eboli di esponenti di spicco del clan Maiale e della famiglia Procida. Sempre ad Eboli, il 20 dicembre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato un latitante affiliato alla famiglia Pesce di Rosarno (Reggio Calabria)». Sotto osservazione sarebbero poi le attività economiche dei vari “eredi” del clan facente capo all’ex boss cutoliano Giovanni Marandino della vicina Capaccio, i cui interessi spaziano dalla zootecnia alla commercializzazione di prodotti caseari, attraverso i quali sarebbero state infiltrate attività apparentemente lecite con addentellati nella cosiddetta “società civile”.
Nella città principale, Eboli, le voci si rincorrono e riferiscono di recenti “visite” di figure di spicco del clan ad imprenditori presenti sul territorio da anni e in qualche modo già in rapporti con la struttura criminale ebolitana. Vecchi conto in sospeso? Visite di cortesia? Questo non è dato saperlo, naturalmente, ma con l’ex boss libero di circolare come se nulla fosse mai accaduto vengono a legittimarsi anche le più fastidiose illazioni.
Oltre a Giovanni Maiale è stato notato in città il ritorno di un suo nipote, Nicola, già operativo nella vecchia organizzazione e coinvolto in casi di omicidio e rapina nel limitrofo territorio di Campagna anni addietro.
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