di Francesco La Monica
Tanto tuonò che piovve. Una frase, attribuita persino a Socrate, che ben si sposa con le attuali vicende relative alla squadra granata. Tuonava, ma ora piove, e piove davvero. E con fulmini ben mirati in direzione della sola, vera vittima di tale bailamme: la tifoseria. Tifosi che, nonostante i risultati poco onorevoli, non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno in ogni dove. Quelli che, al netto del disinteresse e talvolta della delegittimazione dell’ex co-patron, ora disponente Claudio Lotito, rappresentano l’unico patrimonio inestimabile della Salernitana. Ora, dopo l’ennesima richiesta di proroga dei trustee Isgrò e Bertoli, per mancanza di offerte congrue, la palla passa ufficialmente a Gravina. Sarà lui, insieme agli organi federali, a dover decidere il destino di una piazza ritornata, meritatamente, in massima serie dopo anni di sofferenze e fallimenti. Città che sta vedendo trasformare, gara dopo gara e proroga dopo proroga, il più dolce dei sogni nel più atroce degli incubi. Due, per ora, le strade percorribili: estromissione dal campionato, in corso, di Serie A, o “accanimento terapeutico”, perpetrato con la proroga del trust fino al 30 giugno. Ma comunque vada, è bene specificarlo, si consumerà l’ennesimo pasticcio all’italiana. L’ennesima ignobile nefandezza di un sistema in marcescenza, del quale tutte le componenti, a vario titolo e con gradualità di colpe, sono comunque corresponsabili. E non basterà di certo la volontà degli altri 19 club di Serie A, ribadita ieri nel corso dell’assemblea di Lega, per rendere le cose più credibili. Se Lotito, al termine della riunione, si è detto non preoccupato perché ormai estraneo alle sorti della Salernitana, in città l’umore è ben differente: «C’è molta delusione e amarezza – dice Vittorio Romano – Siamo stanchi di questa situazione. Dopo 23 anni di attesa non meritavamo questo triste epilogo. La piazza di Salerno è sempre stata una delle più calde d’Italia, ed oggi vedersi sbeffeggiati in questo modo è veramente lacerante. Per quanto mi riguarda, bisognerebbe disertare già da venerdì per dare un messaggio forte e chiaro a questi burattinai. Mi auguro che, vista l’assurda situazione, il popolo salernitano torni unito come anni fa. Dobbiamo farlo per noi e per nessun altro.» Parere molto simile a quello di Roberto Cuomo: «Salerno dovrebbe avere la forza di reagire e organizzare una protesta, ovviamente civile, ma seria. Altrimenti, l’unica strada percorribile è quella della diserzione. Dopo tanti anni, quest’anno ho smesso di andare allo stadio. E a spaventarmi non sono certo i prezzi dei biglietti. Ma ormai, assistere ad una partita della Salernitana, è diventato mortificante. Purtroppo la situazione è critica e faccio fatica a trovare vie d’uscita vere e proprie. L’unica cosa da fare è quella di ritrovare l’unione di intenti tra noi tifosi e remare tutti nella medesima direzione.» Amaro il commento di Vincenzo Sabbetta: «Quello che abbiamo letto oggi è stato l’ennesimo necrologio per il calcio. Ho sentito dichiarazioni di addetti ai lavori, che hanno lamentano la mancanza di tempo materiale per concretizzare la vendita di un bene così di “peso” quale una società di calcio. Purtroppo, quando vanno le scarpe strette, poi ognuno vuole scaricare le colpe su altri, quando sarebbe bastato evidenziare queste problematiche in tempi congrui. Se il trust è stato istituito in estate e i bilanci sono arrivati ad ottobre, vuol dire che si è partiti già con colpevole ritardo, e che le ultime disastrose vicende erano già facilmente prevedibili. La piazza è rimasta in attesa di comunicati che, se emessi, suonavano più come il preannuncio di una condanna a morte che come messaggi di speranza. Non abbiamo avuto un aggiornamento costante, rassicurazioni o esposizioni di problematiche oggettive che avrebbero potuto far alleare istituzioni e tifosi sotto un’unica bandiera. Si è vissuto con il fiato sospeso per mesi, mentre sui campi si consumava lo scempio sportivo. Una serie di risultati e prestazioni mortificanti per i tifosi che ci mettevano soldi, passione e sacrifici. Il tempo di mezze misure, silenzi e voci di corridoio è finito. Se si devono prendere decisioni drastiche lo si faccia pure, ma qualcuno difenda la Salernitana e i suoi tifosi. Questo scempio dovrà pur avere una fine, prima o poi». Interessante la chiave di lettura data da Vincenzo Sabato: «La situazione venutasi a creare era nell’aria. I segnali si sono avuti già nel corso di alcune trasmissioni televisive, per cui il “golpe” di Lotito era più che prevedibile. La poca chiarezza dei trustee, blindati e manipolati dai vecchi proprietari, ha partorito il comunicato di ieri che per me risulta essere l’anticamera dell’obitorio della nostra Salernitana. Molto strane sono state le voci di questi ultimi giorni, con i trustee che comunicavano che le diligence dei proponenti erano complete e che gli stessi avevano dato le necessarie e richieste garanzie. Il mio parere è che Lotito & C. sperano che la FIGC estrometta dal campionato la Salernitana in modo da fare causa agli organi federali davanti alla magistratura ordinaria, per ottenere un lauto risarcimento. Risarcimento che, al 100%, sarebbe ben più congruo dei trenta milioni che potrebbe ricavare dalla vendita». Duro e malinconico il commento di Giuliana Parrilli: «Che la Salernitana non abbia mai vantato, da tempi lontani, una solidità economica è fatto ben noto a tutti. Ma la situazione che i tifosi sono costretti a vivere in questo momento va al di là di ogni limite di tolleranza. Fiduciosi, abbiamo atteso che ognuno facesse il proprio lavoro, e ad oggi sembra non essere stato così. Tra i tanti cuori che popolano l’Arechi e, molto spesso, gli spalti degli stadi che ci ospitano, battono i cuori di nuove generazioni. Le stesse che sosterranno un domani la squadra, speriamo con sempre maggiore consapevolezza. Mi chiedo quale favoletta dovremmo raccontare alle generazioni future di tifosi, per spiegare quanto sta accadendo e cosa accadrà da qui a breve. Quali valori e principi stiamo trasmettendo? Possiamo davvero parlare in nome di una legalità così tanto fasulla e aleatoria? Chi ha ruolo e competenza, al riguardo, abbia il coraggio di parlarci con trasparenza, perché a noi manca quello di raccontare ai più piccoli che la Salernitana, quella vera, come nelle fiabe, è vittima delle “streghe cattive”. Proprio non potremo averlo il coraggio di raccontare una favola dove vincono amore, passione e temperanza». In chiusura, il commento di Antonio Di Filippo: «Si tratta di una fine annunciata, fin da quando è stato istituito questo scempio chiamato trust. Non sono sorpreso, perché questa è la conclusione naturale di un obbrobrio giuridico, costituito ad hoc per aiutare Lotito nella finta guerra con la Federazione. La Salernitana, in questo momento, è sola contro tutti e non ha nemmeno il supporto della sua gente, che continua a non muovere un dito. Quello che verrà, sarà soltanto il procrastinare il funerale della Salernitana, già annunciato un mese dopo il raggiungimento del paradiso. Se dipendesse da me diserterei lo stadio e metterei in piedi forme di protesta clamorose. Gli Ultras si devono svegliare. Belli i cori e le coreografie, ma stare vicino ad una squadra e ad una città significa anche difenderle mettendosi in discussione. Che questa diversità rispetto ad altre piazze venga dimostrata fino in fondo»