La casa che rende folli - Le Cronache
Salerno

La casa che rende folli

La casa che rende folli

Molti disagi per avere un documento alla sezione anagrafe del comune di Salerno nella sede in Via Picarielli

 

Di OLGA CHIEFFI

Chi non ricorda ne’ “Le dodici fatiche di Asterix”, film d’animazione datato 1976, l’ottava prova che i nostri due amici Galli, devono sostenere, quella della burocrazia? La prova consiste nel riuscire ad ottenere un lasciapassare A38 presso “la casa che rende folli”, ironica, perché reale, rappresentazione della Amministrazione Pubblica. L’interminabile successione di rimbalzi da un ufficio all’altro e di formulari da riempire, viene interrotta solamente grazie all’intuizione di richiedere ad uno sportello il “nuovo” lasciapassare A39 che semina il panico tra impiegati e funzionari, i quali vengono resi folli dalla loro stessa farraginosa burocrazia. La prova in sé, divertente quando vista nel cartone animato di cui sopra, diventa assai meno ilare quando la si sperimenta sulla propria pelle. Purtroppo, a Salerno “la casa che rende folli” esiste ed è la sede direzionale dei Servizi Demografici, sita in Via Picarielli 76, una ex scuola elementare, non tanto lontana da quella descritta dal Maestro Marcello D’Orta, attraverso i sessanta temi dei suoi piccoli allievi. Il personale ridotto all’osso, il periodo problematico che stiamo vivendo che impone il minimo contatto con il pubblico ( si entra sia nell’ufficio anagrafe di Palazzo di Città, sia alla direzione di Via Picarielli, senza controllo temperatura, né obbligo di gel igienizzante), il tentativo di usare app e rete rivolgendosi a persone che d’informatica sanno men che meno, fa spesso esplodere i nervi di quanti vanno a richiedere certificati d’ogni genere, dalla residenza allo stato civile, ospitando questa sede anche la registrazione nascite, l’ufficio matrimoni, quello dei decessi, immigrazioni, pensioni, statistica, censimenti, toponomastica, l’ufficio elettorale. Il disagio si tocca con mano e, non poche volte, ci si trova con le forze di pubblica sicurezza dinanzi alla porta, che come l’altro giorno, in cui anche noi siamo stati costretti a dover avanzare richieste per un blocco di residenza, la pattuglia della Polizia Municipale, unitamente a quella dei Carabinieri, chiamata per dirimere un alterco tra una donna ebolitana, in avanzato stato interessante, e la direttrice dell’ufficio, non ha certo disdegnato di organizzare la comunicazione tra il pubblico e l’interno dello stabile. “Siamo l’unica pattuglia – hanno rivelato le vigilesse – che dovrebbe intervenire in caso d’incidente in strada e siamo qui a sorvegliare e, comunque, dar pure una mano in una situazione affatto facile. Non tutti possono scaricare un modulo da un computer, avere la pec, o saper inviare una mail. Per fare un certificato, oggi, bisogna stampare un modulo da internet e rinviarlo per Pec, o bisogna andare in un Caf per far ciò. Queste non sono richieste da fare ad un anziano, o a chi a malapena sa dire e scrivere qualche parola. Bisogna “mediare”. Il pubblico si lamenta e si arrabbia anche perché, chiamando i numeri per fissare l’appuntamento, questi non sono mai liberi o se si, nessuno risponde. C’è assoluta necessità di aumentare il personale, magari porre qui all’entrata un preposto che dia le informazioni adeguate, anche perché diversi impiegati andranno in pensione e bisognerà sostituirli”. “Anche noi vigili siamo pochi – ha continuato l’altra vigilessa – personalmente dal 28 febbraio sono in mezzo ad una strada, anche con timore, mentre c’è chi può attuare lo smart working, stando comodamente in casa e affatto controllato. Tante volte dobbiamo venire qui a constatare che, purtroppo, le lamentele dell’utenza sono effettivamente ragionevoli e la luna storta può girare a tutti, in certe condizioni, in cui ci si ritrova a parlare da balcone a strada”. Certamente una falla a cui il neo-assessore ai servizi demografici, Antonia Willburger dovrà porre rimedio, con la sua idea d’ordine mitteleuropea, unitamente al Sindaco Vincenzo Napoli, in primis perché tra il parlottare che sfocia nel famoso “sbattere i piedi per terra”, si sente dire, ma un amico lo avete? Un escamotage non si riesce a trovare? E il teatrino grigio del sotterfugio, delle vie traverse e devianti, va ad ottenere una ribalta sempre più grande dove appellarsi, tradendo quel rispetto che si deve alla res publica. E’ difficile stare a contatto con il pubblico, ci vuole pazienza, accoglienza, capacità di ascolto, controllo, polso fermo e anche un po’ di flessibilità e, visto che siamo al Sud, invenzione e creatività, per superare quei blocchi marmorei di certa saccente burocrazia, che sa esacerbare gli animi, facendoci dimenticare, la nostra antica saggezza, che racchiude tanta pazienza, unitamente a quell’atavica e malinconica ombra di rassegnazione.