L’ orchestrina di Pulcinella - Le Cronache
Musica Spettacolo e Cultura

L’ orchestrina di Pulcinella

L’ orchestrina di Pulcinella

Quarto appuntamento del cartellone estivo di Salerno Classica giovedì 21 luglio, nell’atrio del Duomo, alle ore 2o con lo spettacolo musicale per famiglie dell’attore e burattinaio Sergio Mari

Quarto appuntamento nell’atrio del Duomo di Salerno giovedì 21 luglio, alle ore 20, per l’Estate di questa seconda edizione di Salerno Classica, progetto ideato dalla Associazione Gestione Musica, che ha visto l’ associazione concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo. La direzione dell’Associazione Gestione Musica, di Francesco D’Arcangelo, Fabio Marone e Gigi Lamberti, ha  pensato ad una serata dedicata alle famiglie e ai bambini, invitandole al teatro dei burattini. “L’orchestrina di Pulcinella”, di scena domani 21 luglio, è una rivisitazione del classico teatro delle guarattelle napoletane, arricchito dalla presenza di un quintetto di fiati e percussioni che siede ai piedi del teatrino. Lo spettacolo trasporta i più piccoli nel fantastico mondo di Pulcinella, che partecipando col canto e la gestualità, scopriranno anche gli strumenti musicali e le proprie peculiarità. Pulcinella adora la musica classica e i suoi più grandi autori, e grazie all’aiuto dell’orchestrina, affronterà le proprie vicissitudini accompagnato dai brani classici più celebri e dalle indimenticabili colonne sonore di Morricone. I membri dell’orchestrina saranno chiamati ad interagire con la storia e i numerosi accadimenti che in essa ci sono fino a dialogare con il pulcinella-attore.- burattinaio che lasciando il teatrino e i suoi burattini, trasporta il pubblico in una nuova dimensione emotiva, che toccherà lo spettatore grazie a pièce teatrale sui valori moderni. Eterogeneo il programma musicale, che verrà proposto da Fabio Marone al fagotto, che è anche coautore dello spettacolo, Giovanni Liguori al clarinetto il quale ha arrangiato anche i brani, Francesco Cirillo al flauto e ottavino, Alfonso Pisacane al corno e Giovanni Caiazza alle percussioni, che principierà con La Danza di Gioachino Rossini, il più famoso tra i Blue-Moon napoletani. Sbarco in Marocco con il Peer Gynt: di Edward Grieg, Peer assiste stupefatto al risveglio della natura in una magnifica alba africana. Il crescendo delicato e nel contempo deciso della musica rappresenta magnificamente la natura e il moto di rotazione del sole nascente, descrivendo fedelmente i suoni e i colori dell’ambiente naturale africano, quindi, i dodici rintocchi su un re, che, scandiscono lo scoccare della mezzanotte nella Danze Macabre di Camille Saint Saens, con uno strumento, che sembra accordarsi, che schizza sinistramente un primo tema, sarcastico nella sua successione di quinte giuste e quinte diminuite, emerge una specie di lento valzer, dal profilo malinconico che sfocia nella parodia sbilenca e bizzarra del Dies irae, Cambio di atmosfera con Chariots of Fire di Vangelis musica per tentar l’impresa, prima di rievocare il Morricone de’ Il bello, il brutto e il cattivo, un arrangiamento particolare, poiché nella partitura originale usa una melodia convenzionale, suonata da una chitarra elettrica, un’ocarina, e un’armonica, accanto a strumentazioni di tipo ancora meno convenzionale che includono il fischio, jodel, grugniti, vocalizzazioni talvolta irriconoscibili come umane, schiocchi di frusta e fucilate.  Passaggio al Fryderyk Chopin della Sonata op.35 n°2 con la Marcia Funebre, con il suo tema di desolante mestizia che si evolve sopra un “ostinato” costituito dall’alternarsi di due accordi, e la Hungarian Rhapsody n°2 di Franz Liszt dalle molteplici invenzioni timbriche suggerite dall’uso zingaresco del czimbalom e di strumenti quali proprio il clarinetto, segno del passaggio dalla semplice trascrizione alla elaborazione e nobilitazione degli stilemi popolari. Ed entra anche quel barbiere, tal Figaro, rossiniano, che fa anche il chirurgo, il botanico, lo speziale, il veterinario e soprattutto il sensale, attività  in cui è il più abile della città  di Siviglia, un vero ciclone meridionale che ammucchia in fretta parole su parole per avere sempre ragione. Abbandono al Valse Triste di Jean Sibelius la danza che accompagna la morte che diviene espressione di quella affinità con il simbolismo che accompagnò Sibelius in gran parte della sua attività, per poi ascoltare  lo struggente “Tema di Marco”dal dallo sceneggiato Marco Polo, firmato da Ennio Morricone e affidato, all’epoca, al suono della viola di Dino Asciolla, per quindi concludere in allegrezza con la Danza di Zorba, il Sirtaki di Mikis Theodorakis in cui si specchia l’identità della Grecia moderna, nei ritmi in accelerazione di quella scena epica, girata sull’isola di Creta.