di Peppe Rinaldi E due. Dopo le «clamorose» dimissioni di Alfonso Cantarella, il consiglio di amministrazione di Intertrade spa perde un altro pezzo: se ne va pure Sergio Casola, vice presidente dell’azienda speciale della Camera di Commercio di Salerno nonché presidente provinciale di Cna, una delle organizzazioni di categoria dell’artigianato e delle piccole imprese rappresentate nell’ente. Le dimissioni risalgono a non più di una settimana fa e, verosimilmente, sono collegabili al clima infernale in cui è precipitata l’azienda da quando è affiorata una realtà che raccontava altro rispetto all’internazionalizzazione delle imprese, la così detta mission. E questo “altro”, altro non è- giocando con le parole- che il più classico dei moduli partoriti da questi distributori automatici di stipendi (la vera mission) gettoni ed altro incarnati dalle partecipate dal pubblico ma che si comportano come privati. Cioè: farsi fare da banca dalla Cciaa di riferimento (che non chiede garanzie né restituzione) realizzare perdite in bilancio sempre dalla Camera ripianate, sostanzialmente fregandosene fintanto che il gioco regge. Abbiamo provato a spiegare più volte nel corso di quest’inchiesta sull’universo camerale, come sia stato prodotto il buco: tra passività tecniche e crediti inesigibili -che nessuno ancora dichiara tali- lampanti come un fulmine, si arriva al totale del guaio. Abbiamo indicato le singole partite con gli importi collegati, cifre che nessuno si sognerà di versare in cassa, revoche di finanziamenti, bonifici transitati su conti all’insaputa dei reali beneficiari, roba accumulata da anni e che ogni volta vedeva il segno “+” nella scrittura contabile. Era sotto gli occhi di tutti, nessuno lo vedeva: un classico, niente di scandaloso o raccapricciante, gira così il mondo. Diciamo. Ma girano così pure le notizie. Come quest’ultima di Casola che, comprensibilmente, tenta una via d’uscita prima del crollo del palazzo. Chi approverebbe un bilancio come quello Intertrade? Chi se l’assume questa rogna visto che da un momento all’altro potrebbe scoppiare il finimondo (circostanza, peraltro, non auspicabile se no non se ne esce più…)? Certo è che la situazione sembra stia degenerando: sono rimasti solo in tre ora nel Cda (il presidente Galiano e i due consiglieri Habusha e Loffredo) oltre ai revisori del conto, che pure non devono vivere un momento molto sereno. L’altro ieri doveva riunirsi il Cda per il bilancio, era la quinta volta: inutile dire com’è andata a finire. Rinvio sine die. C’è aria da rompete le righe, ognuno tenta di pararsi il sedere come può: a partire dai vertici della Camera, sospesi in attesa della famosa due diligence (una relazione ispettiva di una commissione interna…) in consegna ad horas. Sembra abbia un contenuto esplosivo, così i boatos interni a via Roma descrivono il lavoro degli ispettori: tenendo a mente, però, che è sempre il padre che giudica il figlio. Vedremo. Un contesto non dissimile dall’altro grande bubbone dell’economia salernitana, l’aeroporto di Pontecagnano, struttura ad alta patologia emorragica di danaro pubblico. Sarà una circostanza casuale ma tra questi due mondi, ivi compresi i circuiti delle associazioni di categoria e le burocrazie interne, l’osmosi è costante, circolano le stesse figure all’origine di patate più e meno bollenti: che qualcuno dovrà raffredare con altri soldi pubblici. E così via. Alcuni, tra molti rispettabilissimi protagonisti, hanno incassato per anni -come vedremo- danaro a palate sguazzando nelle varie associazioni, fondazioni, organizzazioni di categoria (e relativa formazione professionale), cda. Eccetera.
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