Oggi, la XIX edizione dei Concerti di Villa Guariglia in tour si sposta nel Parco del Ciliegio di Baronissi, ove alle ore 21, si esibiranno, ad ingresso gratuito, le percussioni e il coro jazz del Conservatorio Martucci di Salerno
Di OLGA CHIEFFI
Penultimo appuntamento questa sera, alle ore 21, per la XIX edizione dei Concerti di Villa Guariglia in Tour di Antonia Willburger che sbarcano nello splendido Parco del Ciliegio di Baronissi, ospite dell’amministrazione comunale che ha contribuito all’evento e che dal prossimo anno, ha dichiarato il Sindaco Gianfranco Valiante, darà spazio ad altri eventi della rassegna, puntando sull’alta qualità dell’organizzazione e della direzione artistica. Antonia Willburger presenta un viaggio intorno al mondo “World” cui parteciperanno le percussioni e il coro jazz del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno, formazioni dirette da Paolo Cimmino e Carlo Lomanto con special guest Sandro Deidda. Gli allievi si proporranno al pubblico con uno strumentario assai variegato, dalle infinite piccole percussioni, alla marimba, ai bongos, ai tamburi, alla cassa argentina, rappresentati il cuore pulsante della musica di questa formazione, da cui emergerà una musica dall’ampio spettro cromatico, sferzata da continui mutamenti di clima, che si rivela matura e avvincente, con intro e finali che rileggono la stagione dell’improvvisazione e i suoi sviluppi, innestando continue sorprese ritmiche e melodiche. Programma che spazierà da un omaggio al Ritmo di Rahmi, alle percussioni africane alla poliritmia Balinese, sino al samba, ovvero, con “ il fratello del batuque, parente molto prossimo del caterete, cugino del fado e compare del jongo – come scrive Paolo Scarnecchia – un’Africa ramificata a Bahia che ha preso fuoco a Rio, con una strambata verso Cuba. Danzerà e canterà l’ensemble tra il pubblico, assimilando un po’ tutte le arti nel suo percorso musicale, anche il teatro, attraverso una sorta di equilibrismo ritmico, una sorta di galleggiamento su di un abisso emozionale, toccato con mano, anzi, con pelli, bacchette, cozze, semi, sostenuto dalla sua ossimorica libertà. Nell’ensemble di Paolo Cimmino, la musica non è un prodotto dell’Uomo, non è creazione nel senso consueto del termine, ma essa sta nell’uomo, è la sua stessa vita, è il ritmo interiore ed esteriore che regola il suo comportamento, è la legge liberamente assunta che modula dall’interno ogni sua ora, è il tempo che prende forma e che non viene lasciato, così, fluire senza argini, come acqua su pietra. Il canto delle percussioni rappresenta l’estremo tentativo umano di catturare l’uniformità del tempo, nel suo scorrere ineluttabile e disperante, di piegarlo alla sua volontà creatrice, costringendolo in ritmi che esprimano le scansioni interiori della vita, per una musica delle azioni. Con L’ensemble di percussioni di Paolo Cimmino, il coro jazz del Martucci, diretto da Carlo Lomanto che omaggerà la figura di Peter Gabriel con Mercy Streets, uno dei brani maggiormente toccati dalla world music e dall’ambient, il quale si regge quasi esclusivamente su un oculato uso del sintetizzatore e sulle percussioni che creano la melodia su cui la voce di si inserisce quasi in un sussurro, dando quasi l’idea di ascoltare la colonna sonora di un sogno, i Beatles con Withing you without you, la canzone dimenticata del più famoso album dei Beatles, fu registrata da George Harrison con un gruppo di musicisti indiani e senza la collaborazione degli altri Beatles, il cui testo fa riferimento alla dottrina induista del Dharma, che insegna che l’amore può cambiare il mondo e Afro Blue di Mongo Santamaria, datato 1959, che ricordiamo nella celeberrima versione di John Coltrane, del 1961, con il suo ipnotico e ciaramellante sax soprano.