Il ritorno del tenore Antonio Poli - Le Cronache
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Il ritorno del tenore Antonio Poli

Il ritorno del tenore Antonio Poli

di Luca Gaeta

Ritorna al teatro Verdi di Salerno il tenore Antonio Poli, già applaudito Alfredo nella Traviata della stagione 2017, Duca di Mantova e solista nel Requiem verdiano. Lo abbiamo incontrato alla vigilia della prima dell’opera che chiuderà il cartellone lirico. Come si è avvicinato al mondo della lirica e quali sono state le tappe salienti relative al periodo del suo esordio? “Il primo contatto con la musica o meglio con il canto è stato attraverso la musica leggera. I miei genitori non sono musicisti e nella mia famiglia non si ascoltava abitualmente l’opera. Poi, ho ricevuto in dono un disco di Placido Domingo, che ho letteralmente consumato. Da lì la lirica è diventata la mia passione. Ho deciso di studiarla, affiancando al canto anche lo studio del pianoforte, che avevo già intrapreso in precedenza. Ho iniziato studiando da privatista con diversi inseganti. Ognuno di loro ha contribuito a suo modo alla mia formazione artistica. Di lì a poco ho vinto diversi concorsi nazionali ed internazionali. Le tappe salienti di quel momento sono rappresentate sicuramente dal periodo trascorso presso l’Opera di Dresda e la partecipazione al Festival di Salisburgo”. Se dovesse definire la sua vocalità oggi, rispetto a quella di qualche anno fa, come la definirebbe? Sono un tenore lirico ed il repertorio è quello: Rigoletto, Bohéme, Traviata, sono fra i titoli più congeniali alla mia vocalità. Sicuramente oggi la mia voce ha una connotazione più bruna rispetto al debutto, come è giusto che sia. Quale è il compositore che canta e interpreta con maggiore enfasi e quali i titoli che predilige? Su tutti sicuramente Verdi. È stato un grande compositore non solo per la bellezza e la perfezione della sua musica, per la sua capacità di caratterizzare e scolpire personaggi, situazioni sceniche, ma soprattutto per la sua grande conoscenza della voce. Devo a lui il debutto, con Malcom diretto da Muti a Salisburgo, poi Ismaele e Macduff. Infine Alfredo, il ruolo che ho cantato di più. Per quanto riguarda i titoli, sicuramente La Traviata, Macbeth e Lucia di Lammermoor, che reputo fondamentali nel mio percorso. Sono titoli che mi hanno “insegnato” a cantare. Ha citato il maestro Muti: cosa ha rappresentato poter lavorare con lui? Il maestro Muti rappresenta il mio mentore. Da lui ho appreso come studiare uno spartito. Devo tanto a questo meraviglioso musicista. Ci parla del “suo” Alfredo per La Traviata che chiuderà il cartellone al Teatro Verdi di Salerno? Alfredo è un ruolo che affronto sempre con grande entusiasmo. È il personaggio che ho interpretato più volte nella mia carriera. Mi piace il suo temperamento giovanile, la sua impulsività, la sua gelosia. Anche se oggi mi risulta più congeniale il suo lato poetico e lirico. La Traviata che andrà in scena in questi giorni è di ispirazione tradizionale, come quasi tutte le produzioni salernitane. Tradizione, che a mio parere significa soprattutto rispetto per il bello e per ciò che ha scritto l’autore. Ho già cantato a Salerno questo titolo. Il Verdi è un teatro in cui è sempre un piacere potersi esibire. Il livello orchestrale è eccezionale. Grazie soprattutto al lavoro che il maestro Oren conduce da anni, nei quali il livello e la qualità degli artisti che si sono succeduti è stata ed è sempre di altissimo livello. Poi Salerno è una città spettacolare, di cui apprezzo, fra le tantissime bellezze naturalistiche e architettoniche, anche la sua cucina! Quali saranno i suoi prossimi impegni? Prossimamente sarò all’Opera di Roma con Luisa Miller, finalmente in forma scenica, con la direzione del maestro Mariotti e con la regia di Micheletto. Poi un debutto a Venezia con I Lombardi alla Prima Crociata, a seguire Requiem di Verdi a Berlino. Nuovamente Luisa Miller a Bologna con la direzione del maestro Oren. Ed ancora nuovi debutti con Trovatore e Mefistofele.