Andrea Pellegrino
Bohigas aveva immaginato altro per l’area di Santa Teresa. Il progetto iniziale era molto diverso. Secondo il piano Bohigas, infatti, il Jolly Hotel avrebbe dovuto semplicemente cambiare faccia restando dove era. E per questo restyling, durante il mandato del sindaco De Biase, aveva ottenuto, grazie – grazie ai fondi della 488 – anche un finanziamento di milioni di euro, compresa una parte stanziata dal Monte dei Paschi di Siena. Invece, con il ritorno di Vincenzo De Luca a Palazzo di Città, cambia tutto: il Jolly va giù, la società cambia, vengono acquisiti diritti edificatori dell’area Crescent e il nuovo albergo (il Grand Hotel) sorge sul lungomare. Sullo sfondo c’è Chechile, tra gli imputati del processo Crescent, ritenuto vicino alle posizioni di Vincenzo De Luca. Chechile passa sul lungomare – anche in questo caso si è instaurato un contenzioso con il Comune di Salerno per oneri non versati e per una variante di ampliamento delle stanze – e a Santa Teresa va la Sist che nel frattempo tenta il colpaccio instaurando in sede civile un procedimento per il riconoscimento dei diritti edificatori la costruzione di tutta la mezza luna di Bofill. Procedimento di cui si sono perse le tracce.
L’INCHIESTA PENALE
Proprio dall’ex Jolly Hotel partirebbe l’inchiesta penale affidata ai pm Valenti ed Alfano, oggi a processo e alle battute finali. Riguardo alla posizione di Chechile e Dattilo (amministratoredella Sist) da chiarire l’entità dei diritti edificatori. E non solo. Secondo lo schema, Chechile avrebbe ceduto, a pagamento, i suoli di Santa Teresa ma nel contempo avrebbe acquisito quelli dove attualmente sorge il Grand Hotel Salerno, nato proprio dalle ceneri del suo vecchio albergo di Santa Teresa.
L’ACQUA DI SANTA TERESA ED IL FUSANDOLA
Ad oggi la Sist ancora deve realizzare la sua porzione di Crescent. Dopo un tira e molla con il Comune di Salerno, qualche mese fa la società aveva ottenuto il suo permesso di costruire. Nella porzione di mezza luna dovrebbero nascere una struttura ricettiva e poche case private. Ma il permesso è stato sospeso pochi giorni dopo, con una diffida inviata dal Comune di Salerno alla direzione dei lavori. Al centro problemi di carattere idrogeologico. Tant’è che il cantiere ha dovuto subire anche interventi di messa in sicurezza per arginare la notevole quantità di acqua presente nel sottosuolo. Ma a proposito della falda acquifera la storia è abbastanza nota: si racconta che già all’epoca lo stesso Chechile (ex proprietario del Jolly), prima di presentare il nuovo progetto, ordinò un saggio geologico. Si appurò la presenza di acqua in pressione, grazie ad uno schizzo d’acqua di dieci metri.
(3.continua)