di Mario Marrone
Sono iniziati gli interrogatori degli indiziati arrestati nel corso dell’operazione il Faro che, ad Agropoli, venerdì scorso consentì ai carabinieri della locale Compagnia e dei Ros, guidati dal Capitano Francesco Manna, di stringere le manette ai polsi di 25 persone destinatarie di provvedimenti restrittivi. Tutti appartenenti alle famiglie Rom Marotta e Cesarulo. Dalle prime indiscrezioni che trapelano dall’usuale riserbo, pare che Fiore Marotta, invitato a rispondere alle domande del magistrato si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. L’indiziato è assistito dagli avvocati Pierluigi Spadafora e Leopoldo Catena. Diversa la strategia assunta da Vito Marotta che ha cercato nella sua deposizione di ridimensionare l’ipotesi di minacce che avrebbe rivolto al sindaco respingendo totalmente le accuse di associazione di tipo mafioso. Donato Marotta ha ammesso solo qualche responsabilità a qualche furto. Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli altri coinvolti nella vicenda. A dispetto delle pesanti attribuzioni rivolte loro dalla magistratura che ha proceduto con arresti in carcere e ai domiciliari. Nella conferenza stampa tenutasi nell’imminenza del blitz si parlò esplicitamente di violenza privata ed estorsione, reati che sarebbero stati commessi con l’aggravante del metodo mafioso avvalendosi del fatto di essere in tanti a praticare prepotenze e minacce. Si è parlato di una città sotto scacco. Un’evenienza non condivisa dalla Procura che tuttavia ha parlato di una situazione che va assolutamente rivista e corretta. Domani gli interrogatori proseguiranno per completare una fase importante di questa storia che ha segnato la vita di Agropoli e di cui la gente ancora parla ricordando quel mattino quando all’alba fu svegliata dal rumore dei rotori dell’elicottero e le strade illuminate dai lampeggianti delle gazzelle.