Iervolino: “Contro il Lecce sarò all’Arechi. Non sono Schettino” - Le Cronache
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Iervolino: “Contro il Lecce sarò all’Arechi. Non sono Schettino”

Iervolino: “Contro il Lecce sarò all’Arechi. Non sono Schettino”

“Ci sono troppi odiatori, avanti solo se Salerno è con me. Ho dato fiducia e delegato molto a Sousa, De Sanctis e Sabatini ma lo sto pagando. La squadra ha mollato, sono delusissimo ma in caso di serie B ripartiremmo”. Sono questi alcuni dei passaggi dell’intervista rilasciata da Danilo Iervolino al Corriere dello Sport. Il presidente della Salernitana torna a parlare, anche del futuro societario. “Tutte le aziende sono sempre trasferibili. Se il calore della piazza è ancora genuino, avrò linfa vitale. Ma non farò un progetto senza l’amore della tifoseria”. Gli ultras della Salernitana hanno esposto uno striscione allo stadio Arechi con su scritto: “I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Del domani nessuna certezza… Iervolino ora pretendiamo chiarezza. Cordiali saluti Salerno”. Il presidente parla anche di questi aspetti. “Ho letto gli striscioni contro di me. Umanamente sono affranto. Ma dire che non andrò più allo stadio è un’illazione stupida e disgustosa. Contro il Lecce sarò al mio posto. La tifoseria è fantastica ma esiste una sacca, anche se piccola, di odiatori, gufi e bugiardi che mirano a destabilizzare l’ambiente”. Iervolino si sofferma anche sulle risorse economiche utilizzate per la Salernitana. “Ho investito in questi tre anni 75 milioni di soldi miei. Dieci per acquistarla, gli altri per stabilizzare la Salernitana in serie A. E da qui a fine campionato ne metterò altri dieci. Mi chiamano Schettino, dicono che ho abbandonato la squadra. Solo perché non parlo da mesi affinché i manager che pago possano assumersi le loro responsabilità in autonomia? È davvero questo il prezzo da pagare per non essere mai stato un tiranno? Nel calcio se fai da solo sei un tiranno arrogante, se deleghi fai la figura dell’ingenuo. Forse dovrei ascoltare di più il mio istinto. Non posso essere il sacerdote di una setta che dopo ogni sconfitta deve sacrificare qualcuno. Non mi si può chiedere questo, non sarei Danilo Iervolino”.