Giusto: Medici di base, tante le criticità - Le Cronache Ultimora
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Giusto: Medici di base, tante le criticità

Giusto: Medici di base, tante le criticità

di Erika Noschese

 

 

Il mondo della medicina generale è in subbuglio. La bozza di riforma, un documento di 22 pagine, modifica il rapporto tra i medici di famiglia e il Servizio sanitario nazionale. Attualmente, i medici di medicina generale sono lavoratori autonomi pagati dal Ssn e organizzano autonomamente il proprio lavoro. Se la riforma sarà approvata, i nuovi medici di base diventeranno dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, come i medici ospedalieri.

I primi ad essere contrari sono proprio i medici di medicina generale: a confermarlo il dott. Elio Giusto, che oltre ad essere medico di medicina generale è anche segretario provinciale generale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale.

La bozza c’è: il medico di base sarà un dipendente?

«La dipendenza non va bene. Il ruolo dei medici di medicina generale è cruciale per il sistema sanitario nazionale. Se l’obiettivo deve essere la salute del paziente, passare alla dipendenza migliora la salute dei pazienti? Non penso, anzi la peggiora. Il medico dipendente, rispetto al convenzionato, è più rigido. C’è una riduzione dell’autonomia professionale. In genere questa riduzione porta a rigidità organizzativa. Questo potrebbe essere incompatibile con le necessità di un’assistenza territoriale, che prevede a volte anche del lavoro invisibile che viene fatto. Quante volte rispondiamo a pazienti, quando girano richieste di prescrizioni o di visite urgenti. Con un orario fisso, un medico quando finisce l’orario spegne il telefono. Noi invece siamo sempre operativi».

I cittadini, spesso, lamentano l’esatto opposto: il medico di base non è più quello di una volta.

«Il problema è che in parte è cambiato il nostro lavoro: c’è un enorme aumento di lavoro in studio e lavoro burocratico. Anche il lavoro domiciliare è aumentato tantissimo: tra i miei pazienti ne avevo 4-5 oncologici, oggi ne ho 100. Ma anche l’aspettativa di vita dei pazienti è salita tantissimo, quindi ho tanti pazienti con pluripatologie. Questi sono seguiti, per le loro patologie, tramite l’assistenza domiciliare programmata o integrata, con infermieri e non solo. Una volta, quando presi la convenzione, il medico di medicina generale aveva pochissimi pazienti con simili caratteristiche, non si andava in maniera disordinata a casa. Oggi non è che non si va a casa: purtroppo non si va a casa del paziente che vuole che si controllino, per dire, le spalle. Essendo aumentato tantissimo lavoro burocratico, lavoro in studio e a casa di pazienti con pluripatologie, il problema è che non si può più soddisfare un bisogno del paziente con 37 di febbre. Prima si era abituati così, ora non è possibile perché il tempo non c’è: lo testimonia il fatto che i nuovi medici di medicina generale lasciano subito l’incarico, perché pensano che il lavoro sia un altro. Lavorano 6 ore in studio, 2 per le attività burocratiche e non solo; quindi, vanno in burnout dopo pochi mesi».

Il medico di base, quindi, non è presente come prima.

«Non bisogna far passare un messaggio sbagliato: il medico va a casa quando c’è bisogno. Prima si andava solo per febbre a malapena presente. Un paziente con 37.5 può andare tranquillamente a studio. I pazienti con pluripatologie sono diventati davvero tanti, non è facile: ognuno di noi, poi, ha 1600 pazienti. E tra le ultime novità, il certificato Inps per la malattia: da certificato che richiedeva 7-8 minuti è stato reso un certificato che impegna un’ora di tempo. Bisogna capire che una persona non può lavorare 15 ore al giorno: passare alla dipendenza significa far finire l’assistenza territoriale. Passare alla dipendenza, inoltre, significa ambiare assetto giuridico del medico di base. Il decreto ministeriale ha delineato un livello di assistenza più strutturato, ma si parla sempre di convenzione. Poi ci sono anche problemi economici: è vero che si va nelle case di comunità, ma ci sono poi soldi per investire in infermieri e segretarie? Che fine fanno infermieri e segretarie attualmente già assunti? Noi curiamo tantissimi pazienti in domiciliare programmata, ogni medico di base ha almeno 20 di questi pazienti. Chi li guarda poi? Nelle case di comunità ci devi stare, quindi non puoi poi seguire i domiciliari con grossi problemi. Chi li cura questi pazienti? Ho forti perplessità sul futuro, sinceramente. Non credo passeremo alla dipendenza: significherebbe distruggere il sistema sanitario nazionale».

Cosa rende il medico di base diverso dagli altri?

«Intanto si differenzia dagli altri medici perché è medico dei malati ma anche dei sani. Il medico di base fa prevenzione, e lo fa grazie agli screening. Noi, tra le altre cose, chiamiamo pazienti a studio per screening del colon retto o per vaccini antinfluenzali, per citare due esempi. È un lavoro molto dispendioso».

Tanti accusano i medici di base di assumersi poche responsabilità e di assegnare esami e analisi a raffica, senza criterio.

«Mi dispiace ma probabilmente è il contrario. Se un paziente va in ospedale, spesso in codice bianco o verde, non perché non vada dal medico di base ma perché gli viene richiesta una risonanza magnetica o una radiografia, ma deve attendere 6 mesi per l’erogazione presso le strutture convenzionali, va a finire che si reca in Pronto Soccorso, dove trova medici che non conosce». Quindi?

«Quando il paziente va in codice bianco o verde in pronto soccorso, perché lamenta fastidio pur di non attendere 20 giorni o un mese o anche più per una serie di esami, c’è differenza. Mentre il medico di medicina generale prescrive un semplice esame, il medico dell’ospedale prescrive tutta una serie di esami per inquadrarlo da zero».

Perché deve farlo da zero?

«Perché siamo uno dei 2 o 3 Paesi al mondo per cui esiste rischio penale per i medici. Perfino in Russia è stato abrogato, perché faceva prescrivere molti esami in più. Il medico prescrive tanti esami perché aveva e ha paura del procedimento penale. Il problema vero è questo: togliamo finalmente questa restrizione. Se io sbaglio è giusto che paghi dal punto di vista civile, ma se devo pagare dal punto di vista penale, giustamente, un medico estraneo preferisce prescrivere tanti altri esami, non per colpa del medico in sé ma perché deve tutelarsi. Il medico di medicina generale prescrive pochi esami, invece, perché conosce il paziente».

Come si può migliorare?

«Dobbiamo ridurre le liste di attesa. Molte persone, prenotate per visita ambulatoriale, dopo 5-6 mesi non vanno più a visita. Perché non incentiviamo gli amministrativi per chiamare le persone che devono fare quelle visite al fine di accorciare i tempi di attesa? Penso che uno dei problemi principali della iperprescrizione sia dovuto al rischio penale. Bisogna assolutamente eliminarlo».

Oppure basterebbe il fascicolo sanitario digitale.

«Il fascicolo sanitario è importantissimo e ci deve essere. Per la iperprescrizione è diverso: bisognerebbe far sì che tutto confluisca in un unico fascicolo. Anche perché, quando il paziente va in ospedale e ha fatto una serie di esami, non posso visionarli neanche io in qualità di medico di base. Quindi sono costretto a farli da capo, qualora lo ritenessi».