Dalla cupola dell’Annunziata Vincenzo Sica ha raccontato ai visitatori la grande opera umana e civile svolta dall’Orfanotrofio Umberto I
Di OLGA CHIEFFI
Il week-end FAI ha attirato in città migliaia di turisti. Il primo sole primaverile, il caldo, i monumenti aperti le tante iniziative che hanno animato la città sino alla sera hanno contribuito pienamente a realizzare l’essenza di queste giornate. dedicate alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico ed architettonico del Paese, ed in particolare alla sensibilizzazione delle persone verso il bello. ”. Dai fasti del Palazzo Pedace con la sala affrescata del piano nobile e l’aula cultuale sede FAI Salerno con la mostra di Luigi Anelli al comunichino nell’atrio della Chiesa di San Giorgio dalla la Cappella Gentilizia di Palazzo Pinto al il Salone da ballo di Palazzo D’Avossa dalla cattedrale con la Cappella di Nona alla Cappella del Tesoro di San Matteo e ancora il Medagliere Pontificio presso il Museo Diocesano “San Matteo”, la Cappella di San Ludovico presso l’Archivio di Stato, le decorazioni di Palazzo Fiore le diverse dimore private del centro storico salernitano che svelano dipinti di Gaetano D’Agostino e Lorenzo De Caro. Grande successo ha avuto l’apertura del Palazzo del Governo di Piazza Amendola, ovvero il Salone di rappresentanza dell’alloggio del Prefetto, l’Appartamento del Presidente della Repubblica – ove hanno soggiornato, tra gli altri, i Presidenti Ciampi e Napolitano in occasione della visita alla città – ed il Sacrario dedicato alla memoria dei cittadini caduti durante le campagne di guerra, decorati di medaglia d’oro al valor militare. Un dono offerto di concerto dal prefetto Francesco Russo e dal presidente della Delegazione FAI di Salerno, guidata dall’Avv. Michelangelo De Leo, insieme ai giovani studenti “ciceroni” del Liceo Scientifico Statale “Mon. B. Mangino” di Pagani e del Liceo Classico “Perito-Levi” di Eboli, impegnati nelle visite guidate, e gli studenti dell’Istituto Professionale Alberghiero “R. Virtuoso” di Salerno, che hanno accolto da par loro i numeri turisti intervenuti. Altro pezzo forte della kermesse è stata sicuramente l’ascesa sulla cupola della Chiesa della SS.Annunziata, e la visita all’unica chiesa comunale, tornata a rivivere cinque anni or sono. Dalla cupola firmata da Giancappetti, le opere di Sergio Vecchio ed Enrica Rebec che sposano quelle antiche, il campanile attribuito al San Felice che guarda al nostro teatro, la vista è mozzafiato. Lì ieri mattina è salito anche Vincenzi Sica che insieme a Michele Sirico hanno creato il gruppo Facebook dedicato al “Serraglio”, cercando di ritrovare e riconnettere tessere e personaggi di quanti furono ospiti dell’ Orfanotrofio Umberto I, identificato, appunto, comunemente come “Il Serraglio”. Vincenzo Sica avendo sentito uno dei visitatori esclamare “Guarda si vede il Conservatorio!” ha inteso spiegare le origini di quel monumento raccontando la nascita dell’Orfanotrofio Umberto I, di quella istituzione nata nel 1813, quale deposito di mendicità, negli ambienti conventuali di S. Nicola della Palma e S. Lorenzo, poi trasformatasi in orfanatrofio con scuola musicale nei primi mesi del 1819, alla quale negli anni si aggiunsero le scuole di calzoleria, meccanica, tipografia, ceramica, falegnameria, scomparsa nel 1977. Una istituzione legata ai nomi di Gioacchino Murat, come un po’ tutti i collegi della nostra città e provincia e del Sindaco Alfonso Menna, che fece rinascere negli anni ’50 la gloriosa scuola, rendendola umana e vivibile, restituendole quel forte legame con la città, attraverso l’eccelsa qualità della sua banda musicale e maggiormente con la tipografia, che stampava tutti i tipi di manifesti e libri, sino agli inviti di nozze. Vincenzo Sica nella fulgida mattinata di primavera di ieri, ha così sposato la bellezza del monumento alla storia della città, riannodando con orgoglio le fila di quella significativa storia, continuando ad onorare quell’istituzione, dura, severa, a volte inumana, ma che lo ha preparato alla vita attraverso lo studio, il sacrificio, la fame, rendendolo erede e divulgatore di un patrimonio di sentimenti e valori ricchissimo, primo fra tutti l’educazione alla vera amicizia.