Fondazione Ebris con il neuroscienziato Vittorio Gallese e lo psicologo Ugo Morelliso - Le Cronache Attualità

Di Antonio Manzo

Agli scienziati non può bastare leggere la narrazione personale e collettiva del pur pregevole libro di Rossella Postorino <Nei nervi e nel cuore> che fa discendere negli abissi dell’interiorità. E’ per questo motivo che un libro scientifico con linguaggio divulgativo può insegnare l’arte di restare umani anzi dell’essere umani in un mondo tecnologicamente avanzato. E’ un appuntamento di rilievo nazionale quello che si terrà stasera a Salerno per la presentazione e discussione del libro “Cosa significa essere umani?” di Vittorio Gallese, il più autorevole neuropsichiatra italiano che s’intestò la scoperta dei neuroni-specchio ed Ugo Morelli, psicologo e studiosi di scienze cognitiva applicate all’università Federico II di Napoli. Dopo il saluto introduttivo di Giulio Corrivetti., vice presidente della fondazione Ebris e direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl di Salerno, gli autori dialogheranno con Alfonso Maurizio lacono, e si confronteranno con Giovanni Madonna, Anna D’Attilia, Pierpaolo Coscia, Franca Panté, Valeria Agosti, Daniela Mario e Francesco Farina, sui temi: relazione e spazio noicentrico; risonanza empatica; linguaggio; esperienza estetica. Modera Valentina Liguori. Cosa significa esseri umani? Lo spiegheranno con spessore scientifico Vittorio Gallese, il neuroscienziato che negli anni Novanta fece parte del team che scoprì i neuroni-specchio, e Ugo Morelli, psicologo e studioso di scienze cognitive, che hanno scritto a quattro mani un testo che suona come il precipitato di un comune itinerario di conoscenza e riflessione, nella distinzione delle rispettive competenze e attività. Gallese e Morelli a Salerno si porranno la domanda sull’umano incrociando differenti saperi con una scrittura ad un tempo rigorosa e divulgativa: saperi neuroscientifici, psicologici e filosofici cercano di far luce sulla “natura umana” in una prospettiva evolutiva. A Salerno al centro di riabilitazione “Vivere la conoscenza” c’è un gruppo molto attivo nella cura terapautica con rilevante interesse scientifico dove viene superata la dicotomia mente-corpo, natura-cultura, io-tu per mettere in circolo gli elementi corpo e cervelllo. Scrivono Gallese e Morelli siamo “cablati per connetterci con l’altro” E’ il diibattito che riguarda l’impatto sulle nostre vite, quando non anche sul nostro benessere mentale, delle nuove tecnologie digitali, dei social e del loro uso o supposto abuso e, da ultimo dell’Intelligenza Artificiale. Demonizzare la tecnologia significa demonizzare noi stessi. Un’operazione inutile. Dobbiamo studiare più e meglio le pratiche sociali e individuali che queste tecnologie sollecitano in ognuno di noi. C’è bisogno di molta più ricerca, anche per disinnescare alcune visioni apocalittiche, finora non sostenute da dati attendibili, così come le ‘commerciali’ promesse dei tecno-entusiasti, promuoventi solo le magnifiche sorti e progressive delle nuove tecnologie digitali. Più ne sappiamo, meglio sapremo utilizzarle per migliorare le società, le condizioni di vita e la salute mentale di noi esseri umani. Se vorremo e sapremo farlo». Recensione del volume di V. Gallese e U. Morelli, Che cosa significa essere umani? Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente, Raffaello Cortina Editore, Milano 2024, pp. 230. Enrico Orsenigo, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Il libro <Che cosa significa essere umani>? nasce da un dialogo lungo vent’anni; prende le mosse dalla convinzione che il tempo in cui viviamo ci ponga di fronte alla necessità di un radicale ripensamento del significato di essere umani. Nelle prime pagine gli autori sostengono la necessità di superare molti dei dualismi che in Occidente hanno caratterizzato la narrazione della nostra specie, tra questi la separazione tra mente e corpo, tra natura e cultura, tra cultura materiale e cultura simbolica, tra io e tu. Propongono un paradigma corporeo, basato sulla relazione, che attende di essere riconosciuto nelle sue potenzialità di offrire una lettura adeguata della nostra esperienza. Le riflessioni di Gallese e Morelli si muovono con le loro parole: “cominciamo, quindi, dall’affermazione che noi siamo corpo-cervello-mente in relazione, che pongono sempre più al centro il tema dell’intersoggettività come fonte dell’individuazione” e ancora, “se partiamo dalla relazione, dobbiamo partire dal corpo, quindi da un concetto performativo, pragmatico e agentivo dell’essere umano, che si individua e diviene sé stesso grazie alla relazione”. Entrambi gli autori si muovono stringendo raccordi talora molto originali come, ad esempio, tra letteratura e neuroscienze. A Salerno c’è il centro di riabilitazione “Vivere per la conoscenza” che è il motore ideale, pedagogico e curativo secondo schemi innovativi di recupero neuro riabilitativo nell’intreccio corpo-mente.

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