Il Consiglio Comunale dovrà votare, entro metà luglio, l’approvazione del PUA (Piano Urbanistico Attuativo) che la Giunta sta approntando per concedere i permessi a costruire alla società che ha acquistato i terreni di Foce Irno, ex Cementificio. Il piano di assetto urbanistico è preliminare alle concessioni a costruire, dovendo definire nel dettaglio la tipologia delle nuove costruzioni, la volumetria, le altezze e le disposizioni dei servizi. Ma fino ad oggi, nonostante la grande velocità iniziale, e nonostante che la ditta proprietaria delle aree si sia affannata a transennare l’area parecchi mesi fa, invadendo il terreno con macchine escavatrici e camion per i terreni di risulta, all’improvviso, stranamente, è rimasta solo la recinzione mentre sono scomparsi gli escavatori. Tutto tace. L’improvviso silenzio si è avuto dopo che questo giornale, già il 2 gennaio con un articolo di Michelangelo Russo, ha avanzato seri dubbi sulla legittimità dell’operazione di vendita dei suoli di Foce Irno. E’ stata avanzata l’ipotesi che il contratto notarile di compravendita, della primavera 2024, sia stato affetto da una nullità assoluta e insanabile, in tema di diritto civile, per la non veritiera asserzione, fatta nell’atto pubblico notarile di compravendita, che i suoli non erano gravati da nessun vincolo. E invece il vincolo c’era, eccome. Lo stabiliva la legge del 1986 sulle aree industriali da delocalizzare, sempre come incentivi per il dopoterremoto del 1980. Quella legge finanziava pienamente la delocalizzazione della Italcementi a Fuorni, e concedeva ai Comuni la possibilità di acquisto delle aree di risulta, ponendo limiti precisi sulla finalità dei suoli abbondonati, da destinarsi alle necessità urbanistiche della città. Salerno scelse di destinare l’area a parcheggio e verde pubblico, e così pagò, con questo vincolo, il terreno meno di 500 milioni di lire dell’epoca (all’incirca trecentomila euro di oggi). Quindi, grazie a questo, la città di Salerno fece un affarone pagando quattro soldi un suolo che in realtà, sul mercato edilizio, poteva valere diversi milioni di euro di oggi. L’area diventò parcheggio pubblico per venti anni. Poi, con una strumentale (e inutile) manovra amministrativa, il Comune trasformò nel 2011-2013 l’area in suolo edificatorio per uso alberghiero. Ovviamente non poteva, perché sul suolo esisteva il cosiddetto “onere reale” di vincolo stabilito nel contratto di acquisto dall’Italcementi nel 1995, che fu stipulato nell’osservanza dei vincoli stabiliti dalla legge statale del 1986. Ma, incredibilmente, Comune e società acquirente dichiararono davanti al notaio che non c’erano vincoli sul terreno. La falsa dichiarazione in atto pubblico a fede privilegiata è un reato grave. Ma soprattutto rende il contratto affetto da nullità assoluta perché stipulato, con la dichiarazione non veritiera, come atto in violazione di “norme imperative”, cioè il reato previsto dall’art. 483 c.p. oppure l’art. 48-479 c.p. Insomma, un bel guaio. Perché l’azione di nullità assoluta è, in diritto civile, imprescrittibile e può essere avviata da chiunque vi abbia interesse. E chi si mette a costruire, adesso, se non si chiarisce questo inghippo? E di inghippo pesante si tratta, perché ci sono due denunce alla Procura. La prima quella di duecento cittadini. La seconda, cosa più pesante, della minoranza consiliare quasi al completo! Con queste premesse che farà la Giunta? Approverà il PUA? Ma se lo fa, deve vedersela in Consiglio Comunale con l’opposizione che ha denunziato penalmente il fatto. E’ evidente che l’opposizione non voterà il PUA! Ma se la maggioranza lo vota, corre il rischio di subire eventuali conseguenze per avere, in caso di riconosciuta violazione della legge penale da parte della Procura, aggravato le conseguenze del reato. Insomma, un pasticciaccio che spiega il silenzio, sull’argomento, del Sindaco e del Governatore DE Luca, che pure si espresse a difesa dei progetti alberghieri. Stiamo pubblicando a puntate la “Storia della Procura di Salerno dal 1979 al 1994” di Michelangelo Russo. Che proprio l’altro ieri ha pubblicato il caso del 1979 in cui tutto il Consiglio Comunale di Salerno fu incriminato per interesse privato in atti di ufficio per l’assunzione a tempo indeterminato, senza concorso, di circa trenta precari. Assunzione illegittima perché fatta senza concorso pubblico. Ma l’intero Consiglio Comunale era stato d’accordo, opposizione compresa. Beh! Se per Foce Irno il Consiglio, a maggioranza, volesse andare avanti nonostante le premesse anzidette, è certo che stavolta, nel caso malaugurato che la Procura intervenisse, qualcuno certamente si salverà: l’Opposizione.





