Felitto: un Natale di ritorni raccontato da Rosa Di Stasi - Le Cronache
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Felitto: un Natale di ritorni raccontato da Rosa Di Stasi

Felitto: un Natale di ritorni raccontato da Rosa Di Stasi

Continuando il nostro viaggio nel cuore dei Borghi Campani, alla scoperta delle tradizioni natalizie più autentiche, questa settimana la rubrica “Ricette di Natale dai Borghi” ci porta nel cuore della valle del Calore, a Felitto. Un borgo di pietra affacciato sulle gole più suggestive del Cilento, immerso nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Un luogo dove la natura scolpisce canyon profondi, dove il fiume si incunea tra pareti di roccia e dove la storia parla ancora attraverso vicoli, archi e antiche torri di difesa.Felitto è famoso per la sua straordinaria tradizione gastronomica: il Fusillo felittese, formato lungo e forato della famiglia dei maccaruni pertusati, lavorato a mano con semola e molte uova, cinguliato con abilità e tirato sul ferro secondo un rito antico tramandato dalle donne del paese. Una pasta che è identità, memoria, festa. Ancora oggi, ogni agosto, il borgo si anima nella storica Sagra del Fusillo Felittese, nata nel 1976 per preservare questa tradizione destinata altrimenti a scomparire.Ed è proprio in questo mondo sospeso tra memoria e resistenza che incontriamo la protagonista della nostra puntata: Rosa Di Stasi, ambasciatrice iconica del paese e custode instancabile delle sue tradizioni.

Rosa, nata  a Felitto,parte  poco più che diciottenne, appena sposata, per raggiungere la Germania insieme al marito. Come tanti coetanei dell’epoca, osservava gli emigrati tornare al paese con automobili nuove, case imponenti e costruzioni che sembravano raccontare un futuro migliore. Felitto, con la sua economia di montagna, significava fatica ci si approvvigionava di tutto con le proprie mani, il lavoro era duro e spesso incerto. La partenza sembrava l’unica via per costruire un domani diverso.Ma la realtà incontrata in Germania è ben lontana dal paradiso immaginato. I primi emigrati vivevano in baracche, lavoravano in fabbrica, affrontavano la malinconia profonda di chi ha lasciato tutto dietro di sé. Si scopriva, a volte troppo tardi, che si viveva meglio nel piccolo borgo di origine che non nella grande città straniera.Eppure Rosa non si lascia travolgere. Cambia diversi lavori, trasforma ogni occasione in una possibilità di imparare, formarsi, crescere. Diventa un punto di riferimento della comunità tedesca che la ospita, costruisce legami, si specializza, acquisisce competenze che sogna un giorno di riportare a Felitto.Il ritorno avviene solo quando il marito, malato, esprime il desiderio profondo di rientrare nel proprio paese. Dopo la sua scomparsa, Rosa non si abbatte. Rinasce. E sceglie Felitto, ancora una volta, come casa,come promessa e come investimento sul futuro di un territorio.Infatti Rosa investe i suoi risparmi in una residenza storica del paese:Il Palazzo delle Cento Stanze. Rosa lo ha salvato perché non finisse nelle mani sbagliate, ma soprattutto per farne un punto d’incontro, cultura e opportunità,uno spazio per chi vuole restare, per chi sogna di tornare, per chi desidera creare attività senza abbandonare il proprio borgo.Oggi Rosa è una presenza fondamentale nella vita di Felitto: sostenitrice attiva dello Slow Food Cilento, guida tra i piccoli produttori locali, voce che custodisce e trasmette le tradizioni culinarie del territorio. Nei suoi occhi c’è la forza di chi è andato e di chi è tornato. In lei si legge il passaggio di un’epoca: l’emigrazione, il sacrificio, il ritorno come rinascita.

Baccalà della Vigilia con Spaghetti al Sugo

La   sera della Vigilia, a Felitto, si cucinava “il piatto della festa”: spaghetti con il sugo del baccalà e il baccalà fritto immerso nel pomodoro. Rosa ricorda ancora che, da bambina,che si  aspettava con ansia quel momento perché il baccalà veniva portato da venditori ambulanti e si barattava con fichi e uvetta secca, che venivano lavorati e conservati per tutto l’ anno proprio per poter fare questo piatto. I giorni precedenti il Natale in  casa si respirava quell’agitazione bella, fatta di preparativi semplici ma fondamentali: ammollare il baccalà o per chi usava fare questo piatto con le anguille, pescarle nei torrenti locali e approvvigionarsi della pasta che veniva venduta sfusa nei sacchi di juta.. Erano riti antichi e importanti,ma fatti di mani che si aiutavano e sapori che viaggiavano , perché la vigilia il pesce non doveva mancare anche sulle tavole dell’ entroterra Cilentano non doveva mancare.

Ingredienti (per 2 persone)

400 g di baccalà
250 g di spaghetti
Farina q.b.
Olio per friggere
700 g di passato di pomodoro
1 spicchio d’aglio
Sale q.b.
2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva

Preparazione
In una casseruola scalda 2 cucchiai d’olio e fai rosolare l’aglio. Rimuovilo appena prende colore. Aggiungi il passato di pomodoro, sala leggermente e lascia cuocere a fuoco dolce.Friggi il baccalà. Taglia il baccalà in pezzi, passali nella farina e friggili in olio caldo finché diventano dorati. Una volta pronti, trasferiscili delicatamente nel sugo, dove continueranno a cuocere insaporendolo.
Lessa gli spaghetti in abbondante acqua salata e scolali al dente. Condiscili con il sugo del baccalà. Gli spaghetti si gustano come primo piatto, mentre il baccalà,morbido e avvolto dal pomodoro, viene servito come secondo.