
Michele Russo
Al di là della mia esperienza politica in prima persona come candidato Sindaco alle elezioni comunali di Scafati del 2019, con una coalizione civica di centro-sinistra, e dei quattro anni circa di opposizione, restano in me una radice e un sentimento politico forti, non rinnegabili. Sono stato militante democratico cristiano e devo dirlo, mi sento ancora profondamente legato, come tanti, ai valori ed allo spirito di quella esperienza tradotta in un partito il cui epilogo non potrà mai cancellare un certo modo di intendere la politica, il confronto e i valori da difendere. Da un po’ di tempo ed anche in questi giorni, vedo a tutti i livelli, la mancanza di rispetto tra gli avversari politici, rispetto che per esempio contraddistingueva l’approccio democristiano alla politica, prima di ogni altra vicenda anche personale, riconoscendo che tale atteggiamento, peraltro, era condiviso dalla maggior parte delle altre forze politiche. E cosa dire delle tanto vituperate correnti, una dialettica interna anche forte che arrivava in ogni caso ad una sintesi faticosa, quasi sempre, rispetto ai vertici del partito ed ai temi di governo. Non era preferibile quella dialettica, rispetto ad un forzato unanimismo leaderistico e populistico che contraddistingue i partiti di oggi? La democrazia cristiana ed il democratico cristiano non sono mai stati per il “leader”, per l’uomo solo al comando dal quale si accetta tutto, per il capo che dispone e impone. Ed anche la visione internazionale, frutto di un atlantismo mai messo in discussione, ma coniugato con una forte convizione del ruolo autonomo della Unione Europea dialogante senza subalternità con gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e il mondo arabo, rappresentava un punto di equilibrio. Essere democratico cristiano significava e significa, vivere in maniera moderata ma determinata il dialogo con tutte le forze sociali, tentare di coniugare le libertà dell’individuo con le esigenze di tutta la comunità per un progresso che, senza abbandonare nessuno, non impedisse a ciascuno di esprimersi al meglio delle sue capacità. Quando parlo di esigenze della comunità non si possono non ricordare le grandi riforme degli anni ’70 e ’80 tra cui solo per citare le principali: lo statuto dei diritti dei lavoratori, la democrazia nella scuola con i “Decreti delegati”, il nuovo diritto di famiglia con pari diritti e doveri per uomini e donne, la riforma penitenziaria con umanizzazione della pena, le norme sull’edificabilità dei suoli con oneri per urbanizzazione a carico dei privati, la parità salariale fra uomini e donne sul lavoro, la riforma sanitaria: non più “casse mutue” per categorie, ma servizio sanitario nazionale per tutti, l’“equo canone”: il canone di affitto non può superare determinati limiti, l’abrogazione delle norme attenuanti per delitto d’onore e sulla cancellazione del reato di stupro in caso di “matrimonio riparatore”. Battaglie coraggiose frutto anche del dialogo con le opposizioni per un vero progresso del quale non troviamo esempi così corposi e concentrati negli ultimi anni. Il dialogo con le opposizioni, credo che sia una costante che manca in quasi tutti i consessi politici, odierni. Muro contro muro, sempre e a prescindere. Per non parlare della selezione della classe dirigente, ricordo anche nella mia città Scafati come nelle altre, ottenere la candidatura nella lista della Democrazia Cristiana alle elezioni costituitiva in ogni caso un riconoscimento da consolidare sul campo con il consenso dei cittadini. Oggi, purtroppo, queste modalità di selezione sono venute meno ed assistiamo a spettacoli indecorosi dal Parlamento, nominato con una pessima legge elettorale, fino ai consigli comunali dove per restare nella mia città Scafati abbiamo assistito negli ultimi consigli a vere e proprie sceneggiate degne dell’avanspettacolo. Certo, la Democrazia Cristiana si è resa anche protagonista di comportamenti e scelte discutibili, di errori, di episodi di malgoverno non si può negarlo che non possono essere rimossi o ignorati e dai quali occorreva ed occorre prendere le giuste distanze. Senza se e senza ma. Nostalgico? No. Perché quella stagione è finita e non potrà tornare. Orfano di un metodo e di valori che non rinnegherò mai si. E come me, sicuramente, credo tante persone sia pur in silenzio non si riconoscano nell’odierno leaderismo, populismo, unanimismo, e preferirebbero dialoghi e toni pacati, confronto e lavoro comune tra gli uomini di buona volontà dei vari schieramenti politici. Ed allora cosa si fa? Una frase di Aldo Moro credo sia sempre attuale e ora più che mai: “Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà.”