di Arturo Calabrese
Tra i comuni al voto in provincia c’è anche il centro costiero di Pisciotta. A sfidare la lista che da anni amministra Palazzo di Città è Aniello “Nello” Marsicano con la compagine “Una Mano per Pisciotta”. Piccolo passo indietro: perché ha scelto di candidarsi? Ritengo che la politica sia un percorso che debba necessariamente partire da lontano. Non si può pensare di lavorare ad una lista in pochi giorni e poi farsi trovare al nastro di partenza. “Una Mano per Pisciotta” già cinque anni fa era in campo e a distanza di una legislatura ha deciso nuovamente di esserci. Io personalmente sono stato capogruppo di minoranza e posso testimoniare che sono stati cinque anni difficili e complessi sotto molti punti di vista. Debbo purtroppo constatare che l’amministrazione uscente ha fatto davvero poco. Non soltanto nell’ultimo periodo, e questo tengo a sottolinearlo, ma da quarant’anni e cioè da quando Pisciotta è amministrata dai soliti noti. Questo comune non conosce l’alternanza, elemento alla base della democrazia, quel valore, sancito dalla Costituzione, fondamentale per le vite di ognuno di noi. Pisciotta ha bisogno di un futuro diverso, un futuro in cui si possa vivere qui senza alcun sacrificio e senza alcun rinuncia. La Sua è una squadra in parte rinnovata e in parte confermata… “Una Mano per Pisciotta” è stata costruita sulle competenze, sulle attitudini, sulla voglia di fare e di fare bene. Per formare questa squadra, di cui uno sono solo un umile rappresentante, non ho badato al pacchetto di voti portati in dote, come fin troppo spesso si fa, ma ai nomi e ai cognomi, al cuore, agli occhi di donne e uomini che hanno voluto metterci la faccia. La lista “Una Mano per Pisciotta” è compsta bda Aniello Abignano, Angelo Di Biasi, Antonio Fedullo, Toni Gatto, Vincenzo Iannuzzi, Maria Manzione, Antonio Carmelo Mautone, Claudio Mautone e Anna Valiante. Sono innanzitutto esponenti della società civile di Pisciotta e delle frazioni, ma non possiamo dimenticare le loro esperienze e le loro professionalità. Ci sono giovani e meno giovani, c’è chi si affaccia per la prima volta e chi, come me, si è già seduto in consiglio comunale. È una squadra molto variegata, una buona sintesi della popolazione. Ha parlato di giovani. Quali le idee del vostro programma per loro? Pisciotta ha un primato non invidiabile: è uno dei pochi comuni costieri, o comunque con sbocco sul mare, a soffrire lo spopolamento. Tutti gli altri centri marini hanno incrementato la loro popolazione ai danni dei comuni dell’entroterra o limitrofi, ma a Pisciotta ciò non accade. I dati sono tragici: non volevo leggerli, ma poi ho deciso di effettuare una piccola ricerca. Negli ultimi anni, Pisciotta ha perso il 30% della sua popolazione e il numero di giovani che hanno lasciato la propria casa, ma anche i propri affetti, le famiglie, gli amici, le abitudini, è altissimo. Sono 1133, ho quasi paura a dirlo, i giovani che oggi vivono in giro per l’Italia o addirittura all’estero. Perché è successo ciò? È innegabile che sia un problema molto diffuso, ma la politica ha le sue colpe. Qui nel Cilento, e nello specifico a Pisciotta, mancano i servizi, non c’è una viabilità adeguata, non sono garantiti i diritti, ma le tasse si devono pagare. Un giovane, dunque, fa la valigia e va via. Nella peggior delle ipotesi va vai col proprio compagno o con la propria compagna e si costruisce una vita altrove. Diventa dunque necessario un intervento serio nelle politiche sociali con aiuti per le giovani famiglie, agevolazioni economiche per le neonate attività ed altre iniziative che possano essere assunte dal comune. Vogliamo che chi è andato via torni e vogliamo che le strade e le piazze di Pisciotta si riempiano nuovamente di bambini che corrono, giocano a palla e si divertono. Bambini il cui futuro sarà qui a Pisciotta. Capitolo Pnrr: cosa ne pensa? I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono importantissimi e non possiamo perderli. Abbiamo pronti diversi progetti e dobbiamo solo presentarli e renderli esecutivi. Su tutti la riconversione di una scuola ormai chiusa per mancanza di iscritti in struttura ricettiva. Per i fondi c’è però bisogno di tecnici che sappiano recepirli e quindi il Comune deve fare la sua parte investendo le risorse per la formazione o per il capitale umano che lavori ai progetti. Si può uscire dalla crisi, ma non da soli. Si dovrà creare una rete di comuni al fine di aiutarsi a vicenda per risollevarsi.