Eboli, scoppia il caso dei gettoni di presenza nelle Commissioni - Le Cronache Attualità
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Eboli, scoppia il caso dei gettoni di presenza nelle Commissioni

Eboli, scoppia il caso dei gettoni di presenza nelle Commissioni

di Peppe Rinaldi

O è tutto un gigantesco equivoco oppure qui c’è da «chiamare i carabinieri» come diceva ossessivamente un esilarante personaggio di un film (L’ora legale) con i comici Ficarra e Picone. Spieghiamo. Qualche giorno fa c’è stato uno scontro aspro – diciamo – tra una coppia di consiglieri comunali a causa della presenza anomala di uno dei due all’interno di una commissione consiliare. Anomala perché il rappresentante politico di uno dei gruppi di maggioranza – diciamo bis – non avrebbe avuto titolo a partecipare. Se non ne aveva titolo, come sembrerebbe, ne consegue che il relativo diritto al riconoscimento dell’indennità prevista dalla legge (leggi: gettone di presenza) non possa essere riconosciuto. Per non dire degli effetti, eventuali, sulla validità legale delle sedute e, soprattutto, delle deliberazioni assunte: se non posso partecipare a una seduta in quanto difettoso del diritto a farlo, è ovvio che la mia presenza debba essere scomputata dal calcolo delle presenze e, a cascata, gli atti conseguenti debbano essere rivisti, quantomeno. Bene: il rappresentante della maggioranza, eletto nella lista Città del Sele, persona notoriamente a modo ed equilibrata, si è difeso – diciamo ter – sostenendo di essere stato delegato da un altro consigliere e, quindi, di essere nella piena legittimità, annessi e connessi inclusi. Il problema allora dov’è? Semplice, la consigliera comunale (si tratta di una giovane donna) sostiene di non aver mai delegato nessuno a partecipare in suo nome e, pertanto, avrebbe chiesto di far luce sull’inghippo attraverso memorie e richieste scritte indirizzate agli organi istituzionali competenti per capire cosa stia accadendo. Si tratta ora di attendere e vedere cosa risponderanno il segretario comunale, il sindaco e chiunque altro sia stato investito della cosa. La questione centrale è questa: il consigliere ha sostenuto che la delega gli sia arrivata «verbalmente» dalla collega, la qual cosa ha immediatamente allertato gli spiriti sensibili dal momento che è risaputo che per atti di quel genere non possa esistere alcuna delega a parole. Deve essere fatta per iscritto, lo sanno anche nei consigli di villaggio nel Botswana. La delega verbale non ha valore nelle assemblee di condominio, perché dovrebbe averlo addirittura nel palazzo istituzionale per eccellenza, il Comune, dove ci si imbatte nei rari, sacrosanti casi in cui la forma è sostanza? LA MANINA MISTERIOSA Ad ogni buon conto, il problema non c’è perché esiste un regolamento municipale che disciplina proprio queste cose. E allora vediamolo questo Regolamento. Scaricandolo dal sito web del Comune giusto ieri pomeriggio, notiamo che l’articolo 12 comma 6 è quello che ci interessa e che recita: “Il commissario che non possa intervenire ad una commissione può essere sostituito, ad ogni effetto, per l’intero corso della seduta, da un consigliere del suo stesso gruppo, al presidente della commissione da parte del capogruppo (…)”. I nostri infaticabili cinque lettori probabilmente avranno avuto, ora, lo stesso straniamento percepito da chi sta scrivendo, nel senso che, pur rileggendo più volte quelle poche righe, non si riesce a darvi senso logico oltre che sintattico-grammaticale. Insomma, la frase è monca, non c’è relazione tra principale e subordinate. Che succede? Questo giornale s’è immediatamente ingolosito perché l’odore della notizia iniziava a trasformasi in lezzo, per quanto ancora leggero e sopportabile, e così s’è procurato altre copie del Regolamento scoprendo che manca un pezzo del comma 6 dell’art.12. Questo qui: «Il commissario che non possa intervenire (…) può essere sostituito, previo comunicazione scritta, al presidente (…) etc.». Accidenti, manca proprio il passaggio centrale, quello che rischia di terremotare i già precari equilibri di una maggioranza che doveva spaccare il mondo e che invece si ritrova coinvolta in un enorme guazzabuglio. C’è un’altra spiegazione? Potrebbe esserci, ecco perché abbiamo esordito invocando l’alternativa tra il chiamare i carabinieri e l’equivoco. A parte il fatto che anche quello originale pare sia stato scritto coi piedi (“previo” è un aggettivo, necessita di un articolo accanto, ma vabbè…), anche la manina che si presume abbia smacchiato il comma 6 in notturna ha problemi irrisolti di natura scolastica dal momento che chiunque legga quelle righe si accorgerebbe che non c’è connessione logica tra le frasi e vi rimedierebbe. Guarda caso si tratta proprio di quelle che riguardano una procedura istituzionale a valle della quale, alla fine, entrano in gioco i soldi. IL GETTONE DI CITTADINANZA Soldini, per la verità, ma questo è concetto relativo dal momento che per Elon Musk un milione di dollari rappresenta il nulla mentre per un altro è cifra solo sognabile. E’ stato calcolato che se un consigliere comunale attuale non perdesse neppure una delle sedute di Commissione e/o di Consiglio, incasserebbe legittimamente quasi 7mila euro annui, circa 600 euro mensili, un «gettone di cittadinanza» si direbbe. Ma dev’essere legittimo/legale tutto, ovviamente, se no quei soldi saranno incassati indebitamente, con conseguenze amministrative, contabili e perfino politiche piuttosto serie. Se, poi, c’è addirittura il tentativo di coprire un ipotetico mercato dei gettoni di presenza, che sembra stagliarsi all’orizzonte, attraverso manomissioni surrettizie del Regolamento, allora entriamo in un’altra sfera, quella penale, circostanza che fa cambiare i connotati di tutto. E di tutti. Riassumendo: se non si tratta di un serio equivoco, del quale prenderemmo atto volentieri, può trattarsi solo di un guaio grande quanto una casa perché è chiaro che qualcuno dovrà ora risponderne. A partire dal sindaco Mario Conte, il capofamiglia al quale si fanno pagare, giustamente, le presunte mancanze dei diversi “figli” trascinati dietro in quest’avventura. Che ha, a questo punto, tutta l’aria di essere tenuta in piedi per legittimi, quanto precari, appetiti elettorali prossimi venturi. Non proprio un grande affare, visti certi esiti, per il sindaco e, soprattutto, per la città.