
di Erika Noschese
L’eco delle parole di Papa Leone XIV, che fin dal suo affacciarsi su piazza San Pietro ha voluto sottolineare la sua filiazione spirituale da Sant’Agostino, risuona con particolare intensità nel Salernitano. Questa terra, un tempo fertile di presenze agostiniane, oggi ne custodisce la memoria soprattutto tra le mura di edifici che hanno cambiato la loro originaria destinazione.
Per comprendere il significato di questo richiamo all’agostinianesimo nel contesto attuale e per ripercorrere la storia e l’eredità dell’Ordine nel territorio salernitano, abbiamo incontrato Don Felice Moliterno. Sacerdote dell’Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno e responsabile dell’Unità Pastorale del Centro Storico di Salerno, Don Felice è anche parroco della Parrocchia di Sant’Agostino, un luogo emblematico che da antico monastero è divenuto sede istituzionale della Provincia. In questa intervista, Don Felice Moliterno ci guida attraverso la profonda spiritualità agostiniana che ispira il pontificato di Papa Leone XIV, ripercorre la storica e significativa presenza degli Agostiniani nel Salernitano, e svela il legame indissolubile tra Sant’Agostino e la venerata Madonna di Costantinopoli, la cui effige è oggi custodita proprio nella chiesa che fu del monastero. Un viaggio nel tempo e nella fede che illumina un passato ricco di spiritualità e un presente che, pur segnato da assenze, custodisce un’eredità culturale e religiosa di inestimabile valore.
Papa Leone XIV ha voluto subito precisare il suo essere agostiniano. Cosa significa, nel 2025, ribadirlo da piazza San Pietro?
«Fin dal suo primo apparire dalla Loggia di San Pietro, il Santo Padre ha scelto di definirsi con una frase molto significativa: “Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: ‘con voi sono cristiano e per voi vescovo’. Non si tratta di una semplice informazione biografica, bensì di una vera dichiarazione programmatica. Nel 2025, ribadire questa identità significa innanzitutto porre il proprio ministero petrino nella ricca tradizione agostiniana. Essere “figlio di Sant’Agostino” implica richiamarsi a principi spirituali e filosofici che hanno plasmato la Chiesa e che si rivelano ancora attuali per affrontare le sfide di oggi. Tra i principi più importanti si annoverano: l’Interiorità e la Ricerca della Verità. Agostino insegna a “rientrare in se stessi” perché “nell’intimo dell’uomo risiede la verità”. La ricerca di Dio passa per un cammino interiore. Questo principio si lega anche al dialogo costante tra fede e ragione, viste non come opposte ma complementari. L’Ordine si è sempre distinto per la dedizione agli studi, l’impegno nel mondo e l’attenzione agli ultimi. La spiritualità agostiniana non è fuga dal mondo, ma presenza critica e costruttiva, con particolare attenzione a poveri, migranti ed emarginati. In un’epoca complessa, segnata da sfide come l’intelligenza artificiale e la bioetica, un Papa con una solida formazione scientifica e profondamente radicato nel dialogo fede-ragione agostiniano può offrire una prospettiva particolarmente equilibrata».
Gli agostiniani sul territorio salernitano hanno avuto una storica e notevole influenza. Poi le sedi hanno cambiato destinazione: cosa è successo?
«Certamente, la presenza degli Agostiniani nel Salernitano è stata molto significativa. Hanno lasciato tracce profonde a Salerno, Campagna, e anche spingendosi fino a Solofra e Montoro, nella vicina provincia di Avellino. Qui a Salerno, la loro sede principale era proprio il convento di Sant’Agostino, la cui chiesa oggi è la nostra parrocchia e Santuario. Il cambiamento di destinazione d’uso di questi imponenti complessi non fu un evento casuale né un graduale disuso, bensì la conseguenza drammatica e traumatica delle soppressioni degli ordini religiosi avvenute nel XIX secolo, in particolare durante il periodo napoleonico (primi dell’800) e soprattutto con le leggi post-unitarie del Regno d’Italia. Di conseguenza, i grandi complessi conventuali, come quello di Sant’Agostino a Salerno, furono espropriati e, in base alle leggi che ne facilitavano la concessione a Comuni e Province, destinati ad ospitare sedi istituzionali civili. L’ex convento di Salerno divenne sede della Provincia, mentre quelli di Campagna e Solofra divennero sedi dei rispettivi Municipi. Fu un “passaggio di consegne” imposto dallo Stato, che interruppe la vita comunitaria e cambiò radicalmente la funzione di questi luoghi».
Esistono ancora agostiniani sul territorio salernitano, sia cittadino sia provinciale sia regionale? Ad oggi risulterebbe soltanto una “sede” agostiniana in Campania, a Napoli.
«Purtroppo, rispetto alla vasta presenza storica documentata, la situazione attuale dell’Ordine Agostiniano maschile in Campania risulta molto ridimensionata. L’unica comunità agostiniana maschile con vita comunitaria attiva nella regione Campania si trova presso la Parrocchia Madre del Buon Consiglio a Napoli. Esistono certamente chiese che in passato sono state agostiniane in diverse località campane (come ad Ariano Irpino o Montella); anche a Salerno, la nostra chiesa di Sant’Agostino, pur non essendo più sede di una comunità agostiniana, mantiene il nome e l’eredità. Tuttavia, queste sono per lo più testimonianze storiche di una presenza passata».
Che rapporto c’è stato e c’è tra Sant’Agostino e la SS. Madonna di Costantinopoli, attualmente presente in santuario in quella che è, ad oggi, anche la chiesa di Sant’Agostino?
«Il legame tra Sant’Agostino, l’Ordine Agostiniano e la Madonna di Costantinopoli è intenso e storicamente radicato proprio qui, nella nostra chiesa. L’icona della Madonna di Costantinopoli è giunta a Salerno in un modo che la tradizione considera miracoloso, nell’anno non casuale del 1453, segnato dalla caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi. Si narra che l’icona fu ritrovata sulla spiaggia vicina al monastero agostiniano. È fondamentale sottolineare che immediatamente dopo il ritrovamento, l’icona fu portata e accolta nella Chiesa di Sant’Agostino, che all’epoca era la chiesa annessa al convento dei frati agostiniani. Da quel momento, questa immagine è divenuta il fulcro della devozione mariana a Salerno, custodita nella nostra chiesa. La processione via mare e l’elevazione della chiesa a Santuario Mariano nel 1972 testimoniano la vitalità di questo culto. L’accoglienza e la promozione di questo culto da parte dei frati Agostiniani non furono casuali. L’Ordine vanta una profonda e caratteristica devozione mariana. Sant’Agostino stesso nutriva grande venerazione per la Vergine. La devozione a Maria è, infatti, una “nota caratteristica” della tradizione agostiniana. La comunità agostiniana di Salerno ebbe il ruolo cruciale di accogliere, custodire e promuovere inizialmente il culto di questa specifica icona. La loro radicata devozione a Maria creò il terreno adatto. La scelta di custodire un’icona bizantina, giunta proprio nell’anno della caduta di Costantinopoli, potrebbe aver assunto un significato profondo per i frati: quello di venerare un simbolo di fede in un momento critico per la cristianità orientale. Fu dunque la loro opera a permettere che questa devozione si radicasse in città».
Salerno ha storicamente ampliato le sedi agostiniane arrivando fino alla provincia di Avellino, con il monastero a Solofra. Attualmente le tre principali sedi agostiniane sono tutte destinate alle istituzioni: Salerno ha la sede della Provincia nell’ex convento, Campagna ha la sede del Municipio nell’ex convento, Solofra ha la sede del Municipio nell’ex convento. Che significato ha avuto questo passaggio di consegne e cosa significa, oggi, questa assenza sul territorio?
«Come accennato, le principali sedi che furono dei frati Agostiniani nel Salernitano e nell’area limitrofa – il grande complesso di Sant’Agostino a Salerno, il convento di Campagna e quello di Solofra (e aggiungerei anche Montoro) – hanno effettivamente cambiato funzione e oggi ospitano sedi di istituzioni civili. Socialmente, questi luoghi sono passati dall’essere centri religiosi, culturali e caritativi a sedi del potere civile e dell’amministrazione pubblica, in coerenza col mutare dei tempi storici».
Cosa significa, oggi, questa assenza sul territorio?
«Ciò che manca oggi è la testimonianza diretta del loro carisma: la vita fraterna in comunità, la ricerca interiore e intellettuale, il servizio pastorale specifico dell’Ordine. Le ragioni di questa assenza attuale sono legate alla crisi delle vocazioni e alle scelte strategiche dell’Ordine stesso. Tuttavia, l’assenza fisica dell’Ordine non cancella completamente l’eredità spirituale e storica. Essa continua a vivere nella memoria collettiva, nel ricco patrimonio architettonico e artistico lasciato in eredità, e nelle devozioni popolari come quella per la Madonna di Costantinopoli. L’elezione di Papa Leone XIV, con la sua forte identità agostiniana, offre oggi un’occasione significativa per riscoprire e valorizzare questa eredità: questo pontificato può stimolare un rinnovato interesse per la figura di Sant’Agostino e per il carisma agostiniano, favorendo magari una “riappropriazione culturale” e spirituale da parte delle comunità locali».