Tanti docenti. Tutti vestiti a lutto. Si sono presentati così tantissimi insegnanti degli istituti salernitani, insieme anche a tanti studenti. Docenti vestiti rigorosamente di nero: quel lutto per una scuola pubblica ormai condannata a morte. C’erano gli insegnant del Liceo “Da Procida” (promotori dell’iniziativa di protesta), del Liceo “Severi”, del Liceo “Alfano I” dell’istituto “S. Caterina” e tanti altri per dire basta ai continui e quotidiani attacchi alla scuola pubblica, ai suoi docenti e studenti. «Gli ultimi tentativi del Governo e dell’opinione pubblica di denigrazione – afferma la professoressa del Liceo Alfano I, Gilda Ricci – riguardanti anche il risparmio energetico (non accensione dei riscaldamenti nelle scuole) sempre sulla pelle di chi già da tempo risparmia anche le risme di carta, la carta igienica e il proprio tempo personale per aggiornarsi, studiare , preparare lezioni didatticamente più vicine ai bisogni e alle nuove emergenze sociali dei nostri ragazzi, ci indigna. Ci chiedono più tempo scuola a costo zero , ci chiedono di adeguarci ai cambiamenti, alle riforme dei vari avvicendamenti ministeriali, ci chiedono di togliere il lavoro ai precari, di rinunciare a gli scatti di anzianità, di tassare ancor più i nostri “modesti” stipendi e poi ci obbligano a studiare l’Inno di Mameli. Molti non sanno che l’Inno Italiano noi e i nostri ragazzi lo conosciamo dalla prima elementare». Scevri da qualsiasi appartenenza partitica o sindacale «che non si approprieranno della nostra identità e libertà d’insegnamento» i docenti si incontreranno tutte le domeniche in piazza Portanova, vestiti di nero. «Siamo e saremo a lutto – conclude Ricci – fino a quando la scuola non risorgerà senza essere più attaccata, denigrata e scelta come unica fonte di risparmio del Paese Italia. Dai periodi di crisi economica si rinasce soltanto investendo sulla cultura e quindi sulla scuola, sulla ricerca e la sperimentazione finalizzata al miglioramento della c lasse dirigente futura. Lasciateci questa speranza e cerchiamo di lasciarla ai nostri ragazzi che erano con noi».