Nel fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Napoli in merito all’audio con cui il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, invitava 300 sindaci a darsi da fare per il sì al referendum non sono configurate al momento ipotesi di reato. La Procura, attraverso la sezione reati contro la Pubblica amministrazione coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, ha delegato la Guardia di Finanza alla acquisizione del file audio. Nel fascicolo, il cosiddetto modello 45 nel quale confluiscono accertamenti preliminari allo scopo di valutare l’eventuale sussistenza di reati, confluirà anche l’esposto presentato ieri dal Movimento 5 Stelle nel quale si ipotizza il reato di voto di scambio nei confronti di De Luca. Nel corso della mattinata, De Luca aveva svolto i suoi normali impegni, in particolare una riunione con i dirigenti sui Lea, i livelli assistenziali essenziali, in sanità, rimanendo in continuo contatto con il suo vice, Fulvio Bonavitacola, impegnato a Roma nella conferenza Stato-Regioni. Poco dopo le 16, il governatore ha lasciato la sede della giunta per tornare a Salerno, dove lo attendeva il sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti, per un’iniziativa per referendum insieme a Piero De Luca, il figlio del governatore, che è coordinatore scientifico del comitato “Ragione pubblica” per il Sì. In Antimafia, intanto, si attendono gli eventuali sviluppi che scaturiranno dal lavoro che la Procura intenderà compiere. “Penso che una risposta arriverà presto”, dice la presidente della commissione, Rosy Bindi. Secondo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, “il monologo” di De Luca “istiga in modo assolutamente palese al voto di scambio”. Per Renato Brunetta, capogruppo Fi alla Camera, “Renzi gioca a fare l’anticasta e poi difende De Luca” mentre Roberto Speranza, leader della corrente di Sinistra riformista del Pd sottolinea che “quando sento accostato il nome di De Luca alla parola antimafia si commette un errore ma da parte sua c’è un atteggiamento di incontinenza verbale sinceramente indifendibile”. Infine il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “La commissione se ha ritenuto quel passo da fare lo faccia, ma non mi pare che sia una questione fondamentale. Questa polemica va affrontata credo prevalentemente sul terreno della politica non credo che il profilo giudiziario sia quello con il quale misurare questo tipo di vicenda”.
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