di Andrea Pellegrino
Detto fatto. Vincenzo De Luca ha denunciato Rosy Bindi. Ieri mattina, il neo governatore della Campania ha compiuto il suo primo atto (politico) da presidente: una querela per diffamazione contro la presidente della commissione parlamentare antimafia, rea di averlo inserito nella lista degli “impresentabili”. Vincenzo De Luca l’aveva annunciato già venerdì, poco dopo aver ascoltato il suo nome durante la conferenza stampa della Bindi e ieri ha mantenuto fede alla parola data. La denuncia indirizzata, dunque, alla Procura di Repubblica riguarda reati di diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali ed abuso d’ufficio. Secondo la tesi giuridica: «Nel momento in cui il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha reso pubblica la lista dei cosiddetti politici ‘impresentabili’ ha determinato un danno d’immagine, è andata oltre i compiti assegnati dalla legge alla Commissione Antimafia e ha influito sulla formazione della volontà popolare». Inoltre, nella querela si sostiene che «è stato leso il diritto costituzionale dell’elettorato passivo in capo a De Luca con l’aggravante dell’uso della carica istituzionale, quella di presidente della Commissione Antimafia, per connotare di autorevolezza un’informazione che altrimenti sarebbe rientrata nella semplice dialettica positiva». Non sono bastati, dunque, gli ambasciatori e quanti hanno cercato di far desistere il nuovo presidente, evitando così di gettare benzina sul fuoco. Ed invece, nulla da fare. Alla questura di Salerno ormai la denuncia c’è ed il caso nazionale è inevitabilmente esploso. Dal canto suo, il presidente Bindi non si è scomposto, commentando con un laconico «Quello di De Luca è un atto strumentale». «Una vicenda da capponi di Renzo», dice Giacomo Portas, deputato dem: «Renzi intervenga ed il partito ci metta una pezza». Insorge anche Claudio Fava che è vicepresidente della commissione antimafia: «La querela è un modo ridicolo per provare a distrarre l’opinone pubblica dall’unico fatto incontrovertibile: De Luca non è nelle condizioni giuridiche di governare la Campania». Ancora Arturo Scotto (Sel): «Bindi si è limitata ad applicare il codice antimafia votato dai partiti. De Luca se proprio vuole se la prenda con il Pd». A difesa della Bindi scende in campo anche un altro componente della commissione antimafia. Il deputato Pd Alessandro Naccarato, infatti sostiene la scelta del neo governatore della Campania «è una cosa del tutto fuori luogo, una esagerazione, e spero che De Luca, ora che le elezioni sono finite, decida presto di ritirare la querela alla presidente Bindi che si è solo limitata a fare una cosa normalissima che non è una colpa: Bindi ha posto una questione che tutti sapevano e facevano finta di ignorare, quella della applicazione della legge Severino. Ora per De Luca scatterà la sospensione automatica, capisco che è fastidioso ma è così». Ma a seguire l’iniziativa di Vincenzo De Luca è Luciano Passariello, altro “impresentabile” secondo la commissione antimafia, consigliere regionale uscente, rieletto con Fratelli d’Italia. Passariello, infatti, annuncia: «Sono stato inserito a 12 ore dal silenzio elettorale, in un elenco di cosiddetti ‘impresentabili’ in base a un codice di autoregolamentazione che la stessa Bindi ha violato. Non mi è stato dato tempo e modo di essere ascoltato e difendermi dalle accuse peraltro imprecise». Ed in serata si è aggiunta anche Sandra Lonardo: «Ho dato mandato ai miei legali di querelare per diffamazione e per attentato alla Costituzione l’onorevole Rosy Bindi. La presidente della Commissione antimafiaha abusato del suo ruolo istituzionale. Dovrebbe avvertire il dovere di dimettersi».