«Dimettersi se indagati? In un paese nel quale le iniziative giudiziarie durano 15 anni e si concludono nel nulla? Sarebbe pazzia, barbarie giudiziaria. Ci si dimette per condanne definitive, salvo che per ipotesi di reato infamanti». Così, in un’intervista a Repubblica, il viceministro ai Trasporti e sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla costruzione dell’edificio ‘Crescent’.
Alla domanda della giornalista “I magistrati scrivono nel provvedimento: che amministratori e funzionari pubblici avrebbero “consapevolmente e volontariamente” violate le procedure amministrative. Pensa sia una svista? Ad esempio: se una autorizzazione della Soprintendenza è scaduta, come si fa a fingere che sia ancora valida?”
De Luca replica: “I pm sbagliano. Il suo esempio conferma la confusione con cui si affrontano problemi complessi. Sono sciocchezze dei comitati e di Italia Nostra. Le autorizzazioni ambientali sono due: una sul progetto urbanistico, scaduta; un’altra, sulle opere. E questa scade nel 2017! Ma la mia domanda è oggi questa. Siccome sugli atti amministrativi è in corso un procedimento presso il Consiglio di Stato, come è possibile che su una stessa materia (amministrativa!) si sovrapponga un’iniziativa della magistratura penale ? Non è sconcertante che non si attenda – correttamente – la pronuncia del Consiglio di Stato?”
Parlando dell’indagine sul tesseramento Pd a Salerno, «la verità è che di fronte ai nostri risultati c’è chi è impazzito. Sono disgustato dalla strategia della diffamazione», dichiara De Luca. «Sanno tutti che qui c’è una realtà di Pd, fra le poche al Sud, fatta di correttezza, militanza, di tessere non gonfiate e non finte, di partecipazione. A Salerno – prosegue – ho avuto al Comune il 75% dei voti fra tutti i cittadini. immaginabile che fra i soli Pd si arrivi oltre il 90. Il problema vero non è questo: è che a votare per Cuperlo sono andati in 50. E comunque, cosa è cambiato rispetto al voto identico ottenuto da Bersani?».