De Luca, la comunicazione e i figli - Le Cronache Attualità

 

di Salvatore Memoli

Al controverso De Luca possiamo riconoscere una parte di ragione su tanti argomenti sebbene utilizzi una raffinata comunicazione, con cui copre le sue esagerazioni.
Resta un politico di lungo corso, un barone della politica, un ragionatore che tenta di attrarre anime vaganti che conoscono la voce del padrone. Nella confusione di una comunicazione tumultuosa, che sfigura qualsiasi verità, De Luca é capace d’imporre la sua lettura dei fatti, la racconta bene e la fa passare come unica verità. Passa con velocità del suono, dal suo cabaret avanspettacolo alla nobiltà dei toni del ricercato  teatro  eduardiano, a ricordare a tutti, che «  i figli so’ piezz’e core ».
Non c’è in politica altro mattatore sul proscenio così vigoroso, direi arrogante, sicuro di sé, che s’appropria dei canali della comunicazione come lui, capace di usare tutte le profondità timbriche per arrivare dove vuole. Egli é il migliore di tutti, se a prevalere é  l’emotività, nel giudizio sui valori della comunicazione. Se si analizza con raziocinio ( chi lo fa?) quello che dice, c’è riscontro  di un’alterazione dei fatti e di un loro ripiegamento  al proprio tornaconto. Ma questo é un processo lungo, specialistico, che richiede capacità di valutazione e di verifica. La comunicazione é l’alleata di De Luca. Non permette altra valutazione se non di essere accettata come fatto vero, per l’immediatezza del suo modo di raggiungere i suoi interlocutori senza diritto di replica. De Luca viene ascoltato e quasi fa nascere un sentimento di protezione, di tenerezza per i suoi figli, offesi, incompresi, al centro di mormorii riprovevoli, di invidie e di invettive di ogni genere. Sembra logico che un padre difenda i suoi figli. É cosa giusta, anche la sua accorata difesa, sebbene d’ufficio, proprio quando richiama un paragone senza proporzione con il familismo presunto della famiglia Mattarella. Laddove avrebbe potuto usare argomenti meno vaporosi ed animosi, cade nel paradosso dell’autoreferenzialità. De Luca si sente personaggio, istituzione, uomo intoccabile, forte e potente, che estende la sua immunità a tutti gli atti della sua vita, comprese le coperture palesi, presunte  e derivate, a favore dei figli. Non si capisce se parla il padre, verso il quale usiamo il rispetto dovuto ai suoi legami di sangue e ai suoi sentimenti, oppure l’uomo potente che tutto può, verso il quale non abbiamo il diritto di mettere in discussione i suoi atti. Una domanda gliela dovremmo fare: quanti giovani, ogni giorno, con grandi meriti, diventano deputati, professori universitari e uomini intoccabili del potere? Senza le condizioni oggettive di un piano favorevole di convergenze astrali, nulla capita per caso!  De Luca la può raccontare come vuole, gli riconosciamo che ha figli superlativi, bravi di loro, pur con il distinguo per Roberto che ha molte attitudini di bontà e di sopportazione come gli umani sudditi. Ma, per favore, non copra con la maionese della sua buona comunicazione, un pugno nello stomaco che abbiamo subito in molti con l’imposizione del suo lignaggio familiare nell’agone politico. Ha sbarrato la strada a tanti, in nome di una visione della politica, come sistema di potere familiare e non come servizio politico di un’area politica popolare che prevedeva il giudizio libero degli elettori.  Quando molti di noi hanno scelto di stare con lui, hanno ribadito una volontà politica di rifiutare la prepotenza di un passato che imponeva baronie e successioni ereditarie. Ci siamo ritrovati, come ricorso storico, nella peggiore attuazione di un passato che ci aveva già fatto male, nonostante noi, ed oggi riceviamo la stessa punizione con la limitazione di non poter parlare perché ce la siamo ricercata con le nostre mani.
Ha ragione De Luca se parla da padre! Ci dica però che non ha più la lucidità del politico e del leader, avendo una capacità visiva che si ferma al suo ambito familiare. Chi come lui aveva capacità di analisi e di giudizio politico asettico sa che non é così! Sa che la bravura scolastica e professionale dei figli non corrisponde, almeno in un caso, ad autonomia e spigliatezza politica, visto che si muove ed agisce attorniato da un manipolo omertoso di farfarielli che agiscono alle sue spalle e che pensano al loro tornaconto non al bene di un’area politica. Saprebbe che, come i sudditi peggiori, gli fanno salamelecchi e leziosità davanti ma che si nutrono di spavalda villania ed arroganza alle sue spalle. Se non ci crede, può ascoltare chi ne é a conoscenza, in una lunga e progressiva udienza di amici ed ex che ne hanno subito di tutti i colori.
Il padre si arrenda alla politica, perché il padre accetta il figliuolo prodigo ma la politica non é prodiga di reiterazioni di errori irreparabili.

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