di Andrea Pellegrino
Torna al Tar la vicenda Crescent. Questa mattina l’udienza di merito sul ricorso presentato da Italia Nostra contro gli atti amministrativi posti alla base del progetto di riqualificazione di Santa Teresa, ed in particolare contro il nuovo Pua che ha ridisegnato la mezza luna di Bofill, dopo l’annullamento dell’originaria autorizzazione paesaggistica. Il ricorso presentato dagli avvocati Oreste Agosto e Pierluigi Morena impugna, infatti, l’ultima decisione della giunta municipale che ha acquisito il parere e le prescrizioni imposte dall’allora soprintendente di Salerno Gennaro Miccio. Ed in particolare il taglio delle due torri pubbliche (una destinata al Comune di Salerno e l’altra all’Autorità Portuale) nonché dell’edificio Trapezio, trasformando, così, l’emiciclo in un vero e proprio condominio privato. Sotto la lente d’ingrandimento c’è il nuovo iter amministrativo avviato dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato l’autorizzazione acquisita attraverso un silenzio assenso dell’allora soprintendente Giuseppe Zampino. «Le cosiddette prescrizioni si sostanziano nella eliminazione di ben tre edifici pubblici e l’abbassamento dell’edificio provato già in parte costruito di circa 50 centimetri. Si tratta di una diversa ipotesi progettuale e di un diverso Pua rispetto al precedente progetto definitivo Crescent e Pua di Santa Teresa, dichiarati illegittimi dal Consiglio di Stato. Alla luce, quindi, della incompatibilità paesaggistica del progetto definitivo e del Pua approvati, gli organi, sia statali che comunali, avrebbero dovuto adottare provvedimenti demolitori delle opere già realizzate perché non sanabili da un punto di vista paesaggistico, e comunque difformi dal Puc. Il Comune di Salerno, sulla base del parere della Soprintendenza ha avviato l’iter di variante del Pua di Santa Teresa e la responsabile comunale, architetto Cantisani, ha rilasciato ben due autorizzazioni paesaggistiche senza alcuna previa progettazione sia del diverso edificio privato Crescent sia del piano urbanistico attuativo». Ma al di là degli aspetti amministrativi, per gli ambientalisti: «Non si ritiene che una mastodontica edificazione, quale è l’opera Crescent, possa essere ritenuta compatibile paesaggisticamente. la sua peculiare morfologia ad emiciclo, per quel che riguarda gli aspetti architettonici e stilistici nonché per l’utilizzo dielementi tipologici, rendono l’intera opera irriguardosa dello stato dei luoghi e devastante dei caratteri identitari ed identificativi della città di Salerno». Ancora sul Fusandola: «Non è possibile – per gli ambientalisti – deviarne il tratto terminale (di oltre 100 mt) del torrente Fusandola e spostare la relativa foce, in quanto come è notorio è gravato da stretto regime vincolistico. Tra l’altro -proseguono-. Non esiste alcun provvedimento espresso di sdemanializzazione del torrente Fusandola ed i vincoli non sono stati mai rimossi».