CRAC MILIONARIO DELLA "SCAFATI SVILUPPO", 26 INDAGATI - Le Cronache
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CRAC MILIONARIO DELLA “SCAFATI SVILUPPO”, 26 INDAGATI

CRAC MILIONARIO DELLA “SCAFATI SVILUPPO”, 26 INDAGATI

Bancarotta fraudolenta della Scafati Sviluppo, società in house di Palazzo Mayer dichiarata fallita ad aprile del 2017 con un passivo di oltre 10miloni di euro: sotto accusa per quel crac da parte della Procura di Nocera Inferiore (pm Davide Palmieri) 26 tra amministratori, professionisti e politici raggiunti in questi giorni dalla conclusione delle indagini. Ci sono l’ex primo cittadino Pasquale Aliberti, quindi Annalisa Pisacane (ex assessore), Giacinto Grandito (ex assessore), Guglielmo D’Aniello (ex assessore), Giancarlo Fele (ex assessore), Giacomo Cacchione (ex capo economo in Comune), Enrico Pennarola, Antonio Mariniello, Alfonso Di Massa (nominato assessore martedì, ultimo presidente del Cda), Filippo Sansone, Giovanni Cannavacciuoli, Mario Ametrano, Giovanni Acanfora, Ciro Petrucci, Vittorio Minneci, Nicola Fienga, Maddalena Di Somma, Emanuele De Vivo, Bartolomeo D’Aniello, Assunta Tufano, Massimiliano Granata, Francesco Alfonso Buccino, Ferdinando Voccia, Francesco Bolino, Sabatino Benincasa e Giovanni Granata. Tutti avrebbero avuto un ruolo per la Scafati Sviluppo e per la Procura ognuno avrebbe contribuito al crac di oltre 10milioni di euro. Nel mirino del pm Davide Palmieri sono finiti i bilanci dal 2010 al 2015 con omissioni di debiti, anche nei confronti della Regione Campania e non aver pagato imposte per quasi 900mila euro. Già a dicembre di 7 anni fa, scrive il magistrato inquirente, sarebbero stati occultati perdite per due milioni di euro superiore  a quasi un terzo del capitale sociale della azienda scafatese. Sui 26 indagati (un altro è deceduto a luglio), tra Cda, membri del collegio sindacale, amministratori e tecnici di Palazzo Mayer, scrive la Procura: “Tutti cagionavano o comunque concorrevano a cagionare  il fallimento della Scafati Sviluppo con false comunicazioni sociali esponendo bilanci non rispondenti al vero inducendo altri in errore”. Ora tutti gli indagati hanno 20 giorni di tempo per rilasciare dichiarazioni al pubblico ministero titolare del fascicolo d’inchiesta prima che il magistrato chieda per tutti il processo con l’accusa di bancarotta fraudolenta in concorso.