L’uomo stesso non abbia un preciso senso di ciò che in realtà sia e che a tale termine ognuno possa dare un’accezione diversa.
In questo testo l’autore si chiede più volte cosa sia l’uomo e si pone domande sulla sua storia e sulla sua anima. Egli dice che, una volta, molte cose che si danno per scontate non esistevano neanche e cita, poi, alcune straordinarie invenzioni dell’uomo che hanno segnato la sua evoluzione. Afferma, poi, che nella vita dell’uomo abbia fondamentale importanza il “calendario”, in altre parole il tempo, e l’ “agopuntura”, ossia la medicina, che lo aiuta a stare in buona salute. L’autore afferma che ogni cosa ha un suo significato, tante volte a noi oscuro, come appunto la nostra stessa esistenza. Cita, per esempio, la “biro” che ha la sola funzione di scrivere o le “tenaglie” che servono per estrarre i chiodi. Questi strumenti, però, in un certo senso, sfruttano le nostre braccia e a un certo punto essi faticano a funzionare, ma in realtà è l’uomo che fatica utilizzando le braccia e deve essere, quindi, libero di decidere di smettere di “funzionare”. Questa poesia si sofferma su una questione principale che ci poniamo tutti: cos’è l’uomo? L’autore prova a spiegarlo citando le varie cose che gli diano un senso, ma non riesce ad arrivare a una risposta definitiva. Credo che l’autore con questi versi voglia porre l’accento sul fatto che in realtà l’uomo stesso non abbia un preciso senso di ciò che in realtà sia e che a tale termine ognuno possa dare un’accezione diversa.
Raffaella Russo IV A Linguistico Liceo Caccioppoli Scafati