NOCERA INFERIORE. Torna in carcere Giovanni Citarella: non avrebbe rispettato il divieto di incontrare persone mentre era agli arresti domiciliari. Il sei marzo scorso, Giovanni Citarella avrebbe incontrato la sorella, anch’ella indagata. Da qui, è partita una segnalazione della procura di Nocera Inferiore e il pm Roberto Lenza aveva chiesto e poi ha ottenuto l’aggravamento della misura cautalare. A Giovanni Citarella, al fratello Christian e al cognato Alfonso Faiella erano stati concessi i arresti domiciliari perché le confessioni e le ammissioni da loro rese negli interrogatori seguiti al loro arresto per le vicende legate a una serie di società tra le quali anche la Nocerina «avevano il sapore di una resa incondizionata agli organi inquirenti», come scrisse il gip Alfonso Scermino. I tre imprenditori sono al centro di un complesso meccanismo di “architettura societaria” per creare fondi occulti in contanti per procedere al pagamento di “tangenti” per l’aggiudicazione irregolare di appalti pubblici e per pagare in nero ingenti somme di danaro a calciatori e altri tesserati della Nocerina. I tre indagati, seppur con diversificazioni (Christian ha sottolineato il ruolo prevalente del fratello Giovanni nelle decisioni del gruppo), negli interrogatori di garanzia avevano ammesso le contestazioni loro mosse dal pm Roberto Lenza che ha diretto le indagini dei finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Salerno. I finanzieri dal tenente colonnello Antonelo Mancazzo, a gennaio scorso, eseguirono tre ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Scermino del tribunale di Nocera, nell’ambito di una vasta indagine che vede indagate 136 persone. Dietro le sbarre finirono il patron della Nocerina calcio Giovanni Citarella, il fratello Christian Citarella (entrambi già indagati nell’altro filone di indagine denominato “Due Torri”) e il cognato di Christian Alfonso Faiella. Associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false e al trasferimento fraudolento di valori (fittizia intestazione di beni), sono le ipotesi di reato contestate agli indagati responsabili di una lunga serie di reati tributari (infedele dichiarazione, omessa presentazione della dichiarazione, emissione ed utilizzo di fatture false), fittizia intestazione di beni e riciclaggio. Le complesse indagini partirono da una denuncia di smarrimento di cinque assegni bancari, per un totale di 55mila euro, emessi dalla società di calcio di Nocera presentata da Roberto Magliocco, calciatore tesserato con l’A.S.G. Nocerina S.r.l. nel secondo semestre 2008. Gli inquirenti sono così riusciti ad appurare che nei confronti del giovane calciatore erano stati corrisposti emolumenti in misura nettamente superiore a quanto stabilito nel contratto firmato con la società sportiva che documentava uno stipendio di 700 euro al mese. Acclarata l’erogazione di anomali corrispettivi e l’utilizzo, da parte di Giovanni Citarella e di Alfonso Faiella, di un prestanome per operare le relative movimentazioni, è così scattata un’indagine a tappeto. I finanzieri hanno cominciato a passare al setaccio i conti correnti di un campione di giocatori scelto tra quelli più in vista nell’ambito della squadra, accertando che erano stati eseguiti versamenti di assegni bancari tratti da numerose società dislocate su buona parte del territorio nazionale, ma titolari di conti correnti accesi presso filiali di istituti di credito siti a Salerno e provincia, oltre che a Roma. Tali società nulla avevano a che vedere con il mondo del calcio. Dall’allargamento delle indagini venne a galla che Giovanni Citarella -già destinatario in passato di una misura di prevenzione definitiva– onde evitare future possibili aggressioni patrimoniali, intestò beni e quote societarie avvalendosi oltre di soggetti nullatenenti, alcuni dei quali reclutati addirittura tra clochard senza fissa dimora, spesso irreperibili, anche di familiari. Nel contempo, le società “affidate” ai prestanome rappresentavano il “veicolo” tramite il quale pagare in nero ingenti somme di denaro ai tesserati della Nocerina, effettuare “quale interposto soggetto economico” prestazioni di sponsorizzazione a favore di soggetti utilizzatori, da considerarsi relative, per buona parte, a operazioni inesistenti. Tutto ciò è stato possibile con la complicità di funzionari di banca. L’intero raggiro ha consentito la sottrazione di materia imponibile per milioni di euro. Contemporaneamente all’arresto dei tre indagati fu disposto il sequestro per equivalente ai fini tributari, corrispondente all’imposta evasa, pari a circa 34 milioni di euro.
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