Cicerelli si tiene stretta la Salernitana: "La Lazio è un premio, ma voglio lottare per la serie A con i granata" - Le Cronache
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Cicerelli si tiene stretta la Salernitana: “La Lazio è un premio, ma voglio lottare per la serie A con i granata”

Cicerelli si tiene stretta la Salernitana: “La Lazio è un premio, ma voglio lottare per la serie A con i granata”

di Marco De Martino

A Salerno doveva essere solo di passaggio ma a suon di prestazioni è diventato un elemento talmente importante per la Salernitana che il suo trasferimento alla Lazio, nel corso del mercato di gennaio, ha scatenato un vespaio di polemiche in seno alla tifoseria granata. Emanuele Cicerelli è una delle piacevoli sorprese di questo scorcio di stagione ed ha raccontato, in esclusiva a “Le Cronache”, il suo isolamento forzato, la propria evoluzione tattica e le aspettative per il futuro, svelando tanti retroscena sul rapporto con gli allenatori salernitani Novelli e Grassadonia, che hanno saputo valorizzarlo, e quelli non idilliaci con Colantuono e Bollini. Infine l’esterno di San Giovanni Rotondo ha parlato anche del suo discusso trasferimento alla Lazio e del grande obiettivo stagionale della Salernitana, i play off.
Allora Emanuele, come sta andando questo isolamento forzato:
“Va tutto bene, il difficile è vincere la noia. Mi sono dato al pane ed ai dolci fatti in casa ma anche alla playstation, poi tutti i giorni mi alleno, insieme ai miei compagni, via Skype. Ci teniamo in contatto così, seguendo un programma che ci ha consegnato lo staff. Se però dovessimo riprendere, sarà obbligatorio fare un richiamo di preparazione. Personalmente non ero mai stato tanto tempo fermo. Anche in estate, durante le vacanze, sono abituato a muovermi, a giocare con gli amici a calcio tennis, a beach volley. Insomma, personalmente mi tengo sempre in allenamento e stare un mese così fermo sul divano è una sensazione che non avevo mai provato prima”.
Prima dello stop per l’emergenza sanitaria, eri reduce da qualche acciacco: sei riuscito a smaltirlo?
“Avevo un problema al ginocchio da due o tre giornate che spero e credo di aver smaltito. Il problema è che non ci siamo curati, non abbiamo fatto terapie perché è tutto chiuso. I lungodegenti come Lombardi e Djuric hanno recuperato tempo e per loro questo stop è stata una fortuna. Ad ogni modo penso di stare bene anche io perché era solo una botta, anche se devo riconoscere che le terapie mi avrebbero aiutato di più. Ad inizio campionato c’è stato l’infortunio al polpaccio che mi ha tenuto fuori più a lungo perché non riuscivo a smaltirlo. Era una lesione piccola ma era collocata in un punto profondo del polpaccio. Camminando non la sentivo, poi quando caricavo correndo avvertivo dolore, per cui ho impiegato più tempo a guarire. Ho perso un mese pieno ma poi per fortuna l’ho superato”.
In questi giorni si sta discutendo molto, anche con qualche polemica di troppo, circa la ripresa della stagione. A tuo avviso ci sono le condizioni per portare a termine il campionato?
“Ci sono tanti interessi, non bisogna essere ipocriti dicendo che prendendo una decisione si possono accontentare tutti. Magari c’è il presidente che sta retrocedendo che vuole annullare la stagione ed invece c’è quello che sta vincendo lo scudetto, o in B quello che è quasi promosso, che vuole riprendere. Questo è un esempio banale per dire che non è facile mettere tutti d’accordo. L’emergenza è stata una cosa più grande di noi, con questo virus non si scherza perché la salute viene prima di tutto. Per i numeri che c’erano fino ad un paio di settimane fa pensavo che questo campionato fosse archiviato, proprio perché la situazione era critica, non c’erano miglioramenti ma solo peggioramenti nonostante fossimo tutti a casa. Dico la verità, la vedevo nera, ma poi in questi ultimi giorni sembra che i numeri sono finalmente in calo. Prendendo le dovute precauzioni e le necessarie misure di sicurezza per consentirci di giocare, come ad esempio gli stadi vuoti, penso si possa tornare in campo. Credo sia giusto tornare in campo per completare il campionato tra giugno e luglio, e penso sia altrettanto corretto non fare le vacanze e riprendere subito dopo con la nuova stagione con un mese di ritardo per poter tornare gradualmente alla normalità”.
Le società per ora sembrano tutte d’accordo su un unico punto, il taglio degli stipendi ai calciatori:
“A me sembra giusto che anche noi rinunciamo a qualcosa, su questo non c’è dubbio. In questa tragedia ci perderanno tutti, dal più piccolo commerciante all’imprenditore più facoltoso. E’ giusto tagliare gli stipendi, calcolando le perdite delle società ed in base a queste fare un discorso con noi calciatori. Così facendo credo che nessuno possa lamentarsi”.
Come hai accennato prima, uno dei provvedimenti per consentire la ripresa dei campionati potrebbe essere quello delle porte chiuse. Per la Salernitana potrebbe essere penalizzante?
“Certo, giocare senza pubblico sarebbe pesante soprattutto per squadre come la nostra, visto che viviamo sulla presenza dei nostri tifosi sia nelle partite in casa che in trasferta. Per noi è un fattore importante e se dovessimo giocare senza il nostro pubblico sarà particolarmente strano e difficile, ci verrà a mancare un sostegno fondamentale soprattutto se dovessimo fare i play off. Sarebbe paradossale andarci a giocare qualcosa di tanto importante senza il sostegno della nostra tifoseria, almeno speriamo che tutto questo serva affinché questo incubo finisca”.
Parliamo un po’ di Cicerelli. Sei tornato in punta di piedi dal prestito al Foggia, un passaggio della tua carriera che si è rivelato fondamentale visto che ti sei evoluto tatticamente, trasformandoti da esterno d’attacco in laterale di centrocampo:
“Con mister Grassadonia ci conoscevamo già, abbiamo lavorato insieme a Pagani, e lì con lui avevo già fatto il 3-5-2, soprattutto nel girone d’andata. Spesso facevo il quinto ma anche l’interno di centrocampo a sinistra, e già allora mi resi conto che quella posizione poteva giovarmi. Ho imparato un ruolo nuovo e l’ho messo nel mio bagaglio. Poi lo scorso anno tornai qua ma, nonostante giocasse con il 3-5-2, Colantuono non mi vedeva ed andai in prestito a Foggia dove con Grassadonia ho rifatto tante partite il quinto e tante partite la mezzala. Quindi la scorsa estate sono rientrato a Salerno, sapendo che c’era Ventura, il quale è sempre stato un allenatore votato all’attacco. Questo mi ha dato la convinzione che potessi giocarmela anche qui a Salerno rispetto agli anni passati”.
Ventura ti ha dato fiducia, Colantuono no: e Bollini?
“Purtroppo Colantuono non sapeva darmi un ruolo nel suo 3-5-2, ogni allenatore lo interpreta a modo suo ed io l’accetto perché fa parte del gioco. Con Bollini è andata diversamente. Arrivavo da Pagani, dove avevo fatto il mio miglior campionato, anche se in una piccola realtà ed in serie C. Sono arrivato con tanto entusiasmo, carico perché ero in una grande piazza, ma le cose non sono andate come dovevano andare. Non posso recriminare perché ce l’ho messa sempre tutta, soprattutto in allenamento, per farmi notare nonostante fossi arrivato a fine ritiro e la squadra, nelle idee di Bollini, fosse già fatta. Ci ho messo un po’ di tempo ad entrare nelle sue gerarchie, poi quando ci sono entrato il mister è stato esonerato. Ho fatto l’esordio con l’Ascoli, poi ho giocato dall’inizio nel derby di Avellino e la settimana successiva all’Arechi contro il Frosinone sono subentrato. Poi però dopo due o tre settimane Bollini è andato via, è arrivato Colantuono e sono stato ceduto in prestito al Pordenone. Con Bollini non mi sono lasciato male perché poi ci siamo parlati e mi ha rivelato di essersi ricreduto su di me dopo avermi conosciuto. Purtroppo, però, era tardi”.
Le occasioni perse negli anni passati sono state ripagate dalla chance che ti ha concesso in questo torneo mister Ventura:
“Sapevo che sarei tornato qua per giocarmi la conferma. Poi però, dopo una settimana di ritiro, ho capito che sarei rimasto, perché uno si accorge anche della considerazione che il mister ha di te, si accorge che può fare quel ruolo, che può fare quello che chiede l’allenatore, ed avevo capito fin dall’inizio che in questo gruppo ci sarei stato alla grande. Per fortuna poi è andata bene anche sul campo”.
Tante partite da titolare, grandi prestazioni e quattro assist. Ti manca solo il gol, sfiorato ripetutamente su calcio di punizione:
“Prima o poi quel centimetro che mi è mancato sarà a mio favore. Le migliori punizioni le ho calciate a La Spezia ed a Perugia, anzi al Curi ero convinto che fosse finita dentro e stavo andando ad esultare. Ci sto provando da tanto. Le tiro di piatto, ci lavoravo su da un po’ anche se in allenamento si provano solo un giorno a settimana. Ho lavorato sulla coordinazione osservando i più grandi e la mia stessa caratteristica di tiro: cerco di alzarla sopra la barriera e farla scendere all’improvviso, ma purtroppo finora non sono riuscito a buttarla dentro”.
Eppure i tifosi granata ti hanno già visto realizzare dei gol di pregevole fattura. Salernitana-Aversa Normanna, stagione 2014/2015, risultato finale 4-3: ti dice niente?
“In quella partita ho fatto i miei primi ed ultimi due gol all’Arechi, anche se da avversario. Vincevamo 3-1 fino al 70′, realizzai due reti anche belle, ma poi venne fuori l’esperienza della Salernitana”.
Il tuo allenatore, all’epoca, era un altro salernitano:
“Di Raffaele Novelli posso parlare solo bene. Mi ha conosciuto a Barletta dove ero alla Berretti, mi ha portato in prima squadra facendomi esordire e dandomi la possibilità di essere stabilmente tra i titolari. Lì sono cresciuto tanto, poi l’ho ritrovato ad Aversa e devo dire che per me era veramente un grande allenatore, con idee molto offensive, per gli esterni ed i centrocampisti era molto bello giocare”.
Dall’Aversa Normanna alla Lazio è davvero un bel salto. Un passaggio alla società biancoceleste che però ha sollevato molte polemiche:
“Non posso negare che è una bella soddisfazione per chi parte dal basso come me arrivare a firmare un contratto pluriennale con una realtà importante della serie A come la Lazio, è inutile prenderci in giro. So che i tifosi ci sono rimasti male, ma come ho già detto io non ho problemi a rimanere qua a Salerno. Il loro rammarico è per me anche una grande dimostrazione di stima ed affetto. Sappiamo che la Lazio manda tanti giocatori qui, ed è stata una cosa più che altro formale. Alla fine credo sia stato un premio al mio impegno, niente di più”.
In conclusione, se si dovesse riprendere a giocare, questa Salernitana dove può arrivare:
“Penso che l’obiettivo play off possiamo centrarlo tranquillamente. Ora che siamo al completo e tutti al 100% possiamo giocarcela con ogni avversario. Siamo una squadra di qualità, fatta di giocatori esperti e giovani di talento. E poi ai play off ci dobbiamo arrivare perché sarebbe un peccato buttare via quanto fatto finora”.