di Erika Noschese
«Si dovrebbe andare nella direzione di armonizzare sempre più i sistemi di istruzione degli stati membri, andando verso la creazione di un sistema unico europeo». Così Caterina Miraglia, docente universitaria, già assessore regionale della Campania, Presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee, soggetto gestore del Museo Madre e delle attività culturali ed artistiche ad esso connesse. Un tour tra le varie regioni del Mezzogiorno d’Italia che porta la docente universitaria a stretto contatto con i giovani per raccogliere le loro istanze e capire come l’Europa può agire per dare loro man forte. Professoressa Miraglia, mancano poche settimane al voto. Che clima si respira oggi? «Nei tanti incontri che ho avuto in questi giorni con i cittadini ho riscontrato un clima di crescente attenzione verso le grandi questioni che riguardano il futuro dell’Europa e le decisive sfide che l’attendono per evitare di essere messa ai margini del governo di un mondo profondamente mutato nei suoi equilibri economici e militari, a causa dei conflitti in atto e delle politiche espansive delle grandi potenze mondiali. Ho avvertito una maturazione politica dell’elettorato, che non è interessato alle polemiche su cui invece insistono i partiti nazionali, interessati soltanto a contarsi in vista dei futuri equilibri di potere e che, a differenza della lista Stati Uniti di Europa, non hanno proposte all’altezza dell’importanza strategica delle prossime elezioni europee». Lei sta girando il sud in lungo e largo, quali sono le richieste delle persone che sta incontrando? «Le persone chiedono prima di tutto serietà ed impegno da parte dei candidati che si propongono. Hanno bisogno di recuperare fiducia verso la classe politica, che ai loro occhi appare animata soltanto dal perseguimento di interessi personali, da logiche di puro potere, distanti dalle necessità di vita della gente comune. L’elettore comune solitamente non ha richieste specifiche ma chiede alla politica di proporre progetti di ampio respiro, di avere una visione del futuro ispirata da valori forti, di impegnare persone qualificate, che ispirino i loro comportamenti alla coerenza, alla lealtà, al rigore». Più sud in Europa, una sfida difficile ma non impossibile… «È ormai giunto il tempo di abbandonare la sterile retorica sul Mezzogiorno d’Italia, che non ha portato ad alcun risultato strutturale. Lo sviluppo del Mezzogiorno è un tema centrale per la strategicità dei territori meridionali in una nuova prospettiva euromediterranea. Fallita l’idea di industrializzazione dei territori meridionali mediante l’innesto di attività estranee alle sue vocazioni, si deve procedere nel senso di valorizzare le enormi risorse intellettuali, culturali ed imprenditoriali ormai presenti sempre più a livello di eccellenza nel Mezzogiorno, puntando soprattutto sulla digitalizzazione e l’intelligenza artificiale e sullo sviluppo delle filiere legate alle tecnologie verdi ed alla transizione energetica. Il Mezzogiorno è in fase di forte evoluzione, ha fiducia nelle sue forze, non chiede più assistenza ma cooperazione. È fondamentale, però, superare la frammentazione del regionalismo meridionale, modello che ha ormai esaurito la sua missione, se mai una ne abbia avuta. L’istituzione di governi regionali in Italia ha introdotto una moltiplicazione di centri decisionali secondo una scala meramente geografica, cui non corrisponde una scala tematica in tema di sanità, di trasporti, di tutela dell’ambiente, di sviluppo tecnologico. Perciò, alla fine, abbiamo messo in piedi una realtà costosa e inefficiente. In proposito va assecondata la proposta di costituire macro-aree di funzioni o mediante una riforma costituzionale dell’art. 131 per istituire le “macro-regioni” oppure, come credo preferibile, a Costituzione invariata, applicare l’art. 117 penultimo comma della Costituzione, che legittima “la strada delle intese tra regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni” ». Studio e formazione, l’Europa forse può fare di più… «Sì può sempre fare di più, ma non è vero che l’Europa abbia fatto poco. L’Unione Europea è l’istituzione che più ha dimostrato di avere a cuore il presente e il futuro delle giovani generazioni soprattutto con il programma Erasmus+ per il quale, però, occorre destinare maggiori risorse ed introdurre la possibilità di un’esperienza lavorativa al termine del rapporto. Altro tema innovativo è quello del raccordo, del coordinamento e dell’integrazione tra i diversi sistemi scolastici nazionali, a diversi livelli. Si dovrebbe andare nella direzione di armonizzare sempre più i sistemi di istruzione degli stati membri, andando verso la creazione di un sistema unico europeo. Quanto meno in una prima fase occorrerebbe rendere omogenei i sistemi di valutazione e di votazione, i programmi didattici e gli standard per la valutazione delle competenze per accedere ai concorsi pubblici». Cosa chiedono i giovani che lei sta incontrando? «I giovani mi chiedono soprattutto di favorire creatività, innovazione e spirito imprenditoriale e non forme di assistenzialismo. Chiedono politiche mirate a promuovere l’imprenditoria giovanile su tutto il territorio dell’Unione. In proposito mi sono impegnata a promuovere iniziative intese a favorire alle start up l’accesso diretto agli investimenti pubblici europei, sviluppando piattaforme digitali che mettano in condivisione le opportunità di investimento e di lavoro oltre i confini nazionali». Quale risultato auspica per Stati Uniti d’Europa? «Abbiamo l’ambizione con tutti i compagni di questa entusiasmante avventura di superare la soglia di sbarramento del 4% ben oltre i decimali di cui ci accreditano i sondaggi. Ci crediamo per la forza del nostro progetto, per il quale confidiamo in una condivisione trasversale da parte di tutti gli elettori, che hanno veramente a cuore le sorti dell’Europa e di riflesso del proprio paese. Ho avvertito in questi giorni una crescente attenzione della gente per il nostro programma, che mi dà concrete speranze di successo della nostra lista». Appello al voto: perchè scegliere Stati Uniti d’Europa? Perchè scegliere Miraglia? «Stati Uniti d’Europa è la grande novità di queste elezioni. La lista, che unisce ad Italia Viva altre forze politiche di risalente tradizione, è l’unica che propone un progetto rifondativo dell’Unione Europea per metterla in grado di essere competitiva sullo scenario mondiale ricollegandosi all’antico sogno di don Luigi Sturzo, padre politico e morale dell’integrazione europea, che già nel lontano 1936 proponeva gli “Stati Uniti d’Europa” in chiave di costruzione della pace e di cooperazione stretta tra i Paesi del Continente. Ci batteremo per una nuova governance europea attraverso la ristrutturazione in senso federativo delle competenze e dei poteri decisionali, per nuove forme di partenariato per la competitività sui mercati internazionali, per superare la frammentazione del mercato in settori strategici come quello dell’energia, della difesa e delle telecomunicazioni, per eliminare il voto all’unanimità in favore del voto a maggioranza qualificata per le decisioni del Consiglio Europeo relative a provvedimenti di Politica estera e di sicurezza comune. Credetemi se vi dico che nella lista di Stati Uniti di Europa vi sono molte personalità di alto profilo politico che potranno degnamente rappresentare gli elettori che vorranno sostenerci. La campagna elettorale è stata occasione per approfondire la conoscenza tra candidati in uno spirito di squadra molto forte per cui ogni preferenza è ben espressa. Nei numerosi contatti con gli elettori ho verificato con piacere che c’è un diffuso consenso verso la mia persona soprattutto da parte di quanti conoscono la mia storia di docente universitario e di amministratore pubblico che credo di aver assolto con onore e dignità».