di Antonio Manzo
Fece “cantare” le carte della Storia, formò chi avrebbe dovuto continuare a leggere il mondo, dedicò la sua vita all’uso pubblico della ragione custodendo e valorizzando l’Archivio di Stato di Salerno. Oggi, mercoledì, Salerno torna a ringraziare un testimone di civiltà confermando, nel tempo buio della memoria, la modernità di Leopoldo Cassese per la conoscenza offerta per decenni del patrimonio culturale della città che lo conobbe come intellettuale, organizzatore di cultura, direttore dell’archivio di Stato dal 1934 al 1960. Salerno conosce bene la sua toponomastica e non può sfuggire la strada centralissima intitolata ad un intellettuale che viene ricordato, e stavolta tramandato alle generazioni giovani che verranno. Per una intera giornata giornata studiosi di rango e testimoni del lavoro fatto tra gli archivi salernitani si confronteranno grazie al lavoro preparatorio della direttrice dell’Archivio di Stato Fortunata Manzi che sta riconsegnando alla città un bene comune con intelligente lavoro interdisciplinare che parte dagli scaffali dell’archivio. Anche da questo punto di vista Leopoldo Cassese conserva intatta la sua attualità per le molteplici sfaccettature del magistero di archivista e di storico e per la sua limpida testimonianza etico-politica. Del gestore di strutture demandate al deposito, alla conservazione e alla valorizzazione dei documenti in modo da garantire la fruibilità di carte, da molti ritenute vecchie, ma che invece sono antiche e, quindi, capaci di suscitare riverenza, si intende lumeggiare all’azione di Leopoldo Cassese. Irpino di nascita, nacque ad Atripalda, ma salernitano di adozione, fu l’intellettuale meridionale che, sapendo leggere i documenti, conferiva vitalità ai processi della storia cogliendone significati e prospettive. Cassese legò la sua attività di ricerca alla passione civile (si iscrisse, da gramsciano convinto, al Partito Comunista Italiano) e i suoi saggi di storia non prescindevano da aspirazione alla costruttiva realtà negli anni della ricostruzione democratica suscitando, attraverso le carte, sensazioni, sentimenti, valori individuali e comunitari. Storici come Borzomati e Cestaro, De Rosa, Malgeri, Mazzetti, Nuzzo, Themelly, Mozzillo e filosofi come Cacciatore, Lissa, Tessitore, pur se spinti da interessi scientifici diversi, conobbero l’opera di Leopoldo Cassese. Già alla fine del Ventesimo secolo, per la precisione il 10 ottobre 1998, Salerno ospitò un incontro di studio Su Leopoldo Cassese e Salerno (gli atti furono pubblicati a cura di Italo Gallo) ci furono le relazioni di Giuseppe Foscari, che prima di passare all’università di Salerno, trascorse vari anni nell’Archivio salernitano e aveva attinto molto del lavoro di Cassese, sia nell’ambito del Partito Comunista Italiano che su varie iniziative culturali. E po, ancora la relazione di Antonio Cestaro che fu avviato alla ricerca storica da Cassese prima di passare all’università di Salerno come incaricato e, dopo, da docente universitario ordinario di storia moderna.Agli atti del convegno furono offerte due testimonianze di un certo rilievo, quelle di Gaetano Di Marino e Giuseppe Vignola, con un inedito dello stesso Cassese.