di Erika Noschese
Cardiochirurgo non vaccinato positivo al covid. Caos e disagi ieri mattina presso il reparto di cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona. L.C., queste le iniziali del medico salernitano, si è presentato in ospedale con un lieve raffreddore, sottoposto a tampone – poco prima di procedere con una delicata operazione – ha appreso di essere positivo al covid, paucisintomatico; contagiata anche la sua assistente che risulta però essere asintomatica. Ieri mattina, il direttore generale del Ruggi, Vincenzo D’Amato, ha disposto il tampone per 1800 persone, tra medici, infermieri, oss e pazienti della Torre, con esito negativo e che saranno ripetuti nei prossimi giorni per avere una ulteriore conferma, trattandosi di un reparto delicato. Verifiche in corso sulla recente attività operatoria del camice bianco, per capire se ci siano altre criticità. L’uomo ora è in isolamento domiciliare ma per lui non sarebbe ancora scattata la sospensione. Nei giorni scorsi, proprio il presidente dell’Ordine dei Medici, Giovanni D’Angelo ha fatto il punto della situazione sui camici bianchi sospesi in quanto non vaccinati: in provincia di Salerno, in totale, sono 26 i medici sospesi dal servizio mentre una cinquantina i procedimenti amministrativi su cui ha lavorato l’Asl di Salerno. Intanto, proprio il covid continua a causare una serie di problemi all’interno dell’azienda ospedaliera universitaria, tra disservizi, lunghe file d’attesa e reparti chiusi al pubblico. Nei giorni scorsi, la coordinatrice di Cittadinanzattiva, Margaret Cittadino ha denunciato che 26 donne con tumore al seno non potranno essere operate nel mese di dicembre, nonostante l’urgenza, in quanto l’unità senologica del Ruggi ha a disposizione sono due mezze sedute operatorie: il 7 dicembre con due interventi in mattinata e il 15 dicembre con altri due interventi in orario pomeridiano. Dunque, solo quattro donne potranno essere sottoposte alla delicata operazione mentre le altre, nonostante abbiano terminato il percorso pre operatorio e che per legge dovrebbero essere operate entro trenta giorni, sono costrette ad attendere ulteriormente. Cittadinanzattiva ribadisce dunque la necessità di potenziare la brest-unit per i dati epidemiologici di questo territorio che registrano un incremento dei numero dei carcinoma al seno e un abbassamento dell’età delle pazienti. “Ora siamo costretti ad assistere ad una brest, che dopo aver avuto posti letto li deve chiudere il venerdì, alla cancellazione delle sedute operatorie per le donne della Brest, alla negazione del diritto alla salute per le donne di questo territorio, alla impossibilità per la breast del Ruggi, riconosciuta come eccellenza dalle donne che hanno avuto la fortuna/sfortuna di conoscerla, di essere potenziata nel rispetto delle richieste delle donne e del territorio”, ha dichiarato la Cittadino.