di Arturo Calabrese
È chiaro e netto il percorso del consigliere regionale Michele Cammarano, tra i principali esponenti del Movimento 5 Stelle. Eletto nel 2015, nel tempo si è affermato grazie ad una politica fatta di interventi mirati e scevra da polemiche inutili. Obiettivo che Cammarano si è posto al momento della prima elezione è la valorizzazione delle aree interne. «Un risultato concreto in seno al consiglio regionale – dice – è proprio quello dell’istituzione della Commissione regionale per le aree interne. È l’epilogo di un impegno che porto avanti fin dal primo giorno. L’obiettivo è garantire parità di servizi a tutti i cittadini della Campania, a prescindere dal territorio di residenza».
A distanza di 7 anni dall’elezione a consigliere regionale, si può fare un bilancio?
Un primo bilancio credo che l’abbiano fatto gli elettori campani quando nel 2020, dopo i primi 5 anni di consiliatura, hanno nuovamente sostenuto la mia candidatura permettendomi di continuare il lavoro già iniziato sui temi regionali che da sempre cerco di sostenere, come il rilancio delle aree interne, l’agricoltura, la difesa dell’ambiente, l’imprenditoria giovanile e tanti altri. Oggi, come sette anni fa, resto e restiamo, come movimento politico, all’opposizione di questa maggioranza con un approccio sicuramente meno ideologico ma più pratico, orientato sui singoli temi e quindi con la possibilità di incidere maggiormente.
Tra le battaglie di questi anni, una vinta è quella che riguarda le aree interne. Qual è la situazione?
Un risultato concreto in seno al Consiglio Regionale è proprio quello dell’istituzione della Commissione regionale per le aree interne. È l’epilogo di un impegno che porto avanti fin dal primo giorno. L’obiettivo è garantire parità di servizi a tutti i cittadini della Campania, a prescindere dal territorio di residenza. La nostra è la regione che presenta il contrasto maggiore tra aree urbanizzate e quelle a rischio spopolamento, dove i servizi essenziali sono spesso un miraggio. Nella pratica poi, la commissione che ho l’onore di presiedere in seno al Consiglio Regionale è una di quelle più attive. Ogni giorno ci confrontiamo con i territori, attraverso i sindaci, i cittadini, gli imprenditori, i giovani delle nostre aree interne per cercare di orientare le politiche regionali verso una nuova visione territoriale di sviluppo. Molti dei problemi atavici della Campania hanno come soluzione naturale la tutela e la rinascita delle aree interne. Dobbiamo contrastare lo spopolamento ed arginare l’emigrazione intellettuale offrendo opportunità. Senza residenti chiudono scuole, ospedali, locali, commercianti. Una ricchezza e un patrimonio straordinari che dobbiamo difendere dall’incuria.
Perché le aree interne e il loro sviluppo sono il reale motore di rilancio per l’intero Mezzogiorno, è giusto avviare una politica di detassazione nei centri dell’interno?
Ogni misura è utile per evitare lo spopolamento e stimolare nuova imprenditorialità. Tuttavia, il problema delle aree interne è molto complesso e per questo richiede soluzioni complesse che non possono ridursi ad una sola iniziativa. Occorre che le politiche regionali, ma anche nazionali, trasversalmente si occupino strutturalmente di aree interne, dalla sanità ai trasporti, dall’istruzione al turismo, dall’agricoltura all’ambiente. Nei mesi scorsi abbiamo approvato in commissione una risoluzione per la fiscalità di vantaggio per le aree interne. L’obiettivo è rendere questi territori attrattori di nuove imprese, favorendo nuove opportunità occupazionali, in particolar modo per i giovani. Al contempo, rilanciamo aree che hanno potenzialità elevatissime per tradizione e storia, rendendole volano per lo sviluppo della Campania. E’ mia intenzione infatti lavorare ad un testo legislativo regionale sulle aree interne che dia pieno riconoscimento non solo ai problemi demografici in corso, ma soprattutto al ruolo che queste stesse aree potranno avere in futuro, per uno sviluppo sostenibile di tutta la società, ad oggi legato troppo ad una visione urbano-centrica.
Sull’emergenza furti Lei è intervenuto varie volte. C’è chi chiede addirittura l’invio dell’esercito…
È un problema di sicurezza sociale che non credo si risolva con la presenza una tantum dell’esercito. Anche qui è necessario immaginare e concretizzare soluzioni strutturali di lungo periodo che modifichino anche la percezione della presenza dello Stato. Abbiamo raccolto il grido d’allarme dei territori delle aree interne predisponendo, insieme al senatore Francesco Castiello, un ordine del giorno al governo nazionale in cui chiediamo di stanziare maggiori fondi per la videosorveglianza nei comuni. Queste aree, inoltre, scontano la mancanza di presidi quali tribunali e commissariati. Bisogna invertire la tendenza che ancora oggi continua a depotenziare i servizi dei territori marginali per motivi meramente economici, senza pensare ai risvolti sociali e anche di sicurezza sociale e della sua percezione.
Altro grave problema della provincia è quello legato ai punti nascita che a fine anno cesseranno di esistere. Cosa si può fare?
La paventata chiusura dei punti nascita negli ospedali di Sapri e Vallo della Lucania rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme di un sistema sanitario che in Campania rischia di implodere. Ogni fine anno si ripropone la necessità di una deroga che consenta di mantenere aperti i punti nascita della Provincia di Salerno più lontani dal capoluogo. In base all’ormai noto Decreto Balduzzi sono soggetti a chiusura quelle strutture che registrano meno di 400 parti all’anno. Negli scorsi mesi il Governatore De Luca ha dichiarato che la Regione Campania è stata diffidata già tre volte per la mancata chiusura dei punti nascita di Sapri e Polla. C’è una motivazione economica che continuo a combattere perché dovrebbe essere subordinata sempre e comunque a quella sociale legata al diritto alla salute in qualunque luogo un cittadino risieda. Ma anche qui il discorso è sempre lo stesso. Se nel lungo periodo, con lo sforzo di tutti riusciamo ad invertire la tendenza dello spopolamento nelle nostre aree interne, si supererà anche questo problema alla radice.
Turismo sostenibile, il Cilento vanta un progetto innovativo con quattro itinerari web. Una svolta per incrementare e valorizzare al meglio i territori…
Il Progetto elaborato dall’Osservatorio dell’Appenino Meridionale e in particolare dalla Prof.ssa Riitano ci permette di costruire un modello di sviluppo. Una rete che stiamo implementando anche con Università di Salerno per elaborare soluzioni innovative per le aree interne e per utilizzare i fondi del PNRR per progetti seri e di visione. Bisogna stimolare la realizzazione dei servizi per il turismo. Sono proprio di questi giorni i dati preoccupanti sulle presenze turistiche della Costiera Amalfitana ma anche del centro storico di Napoli, non perché siano negativi, ma perché sia gli amministratori che i residenti denunciano l’eccessivo sovraffollamento con rischi non solo di ordine pubblico e di traffico ma soprattutto di over turismo. Alla luce di questo scenario che riguarda anche altre mete campane, le numerose aree interne della nostra regione rappresentano una scelta strategica per un turismo veramente sostenibile che non si concentri unicamente nelle mete tradizionali oramai al collasso. Il Parco Nazionale del Cilento è l’esempio più evidente di questa opportunità, dove ad un sito più famoso e prestigioso come il Parco Archeologico di Paestum si affiancano i borghi e la natura delle sue aree interne, mete anno dopo anno sempre più frequentate e richieste. Non basta avere un bel posto da vedere, ma implementare tutto ciò che ruota intorno alla filiera turistica, dalla ricettività, all’offerta enogastronomica, alla viabilità.