Bella Ciao, la colonna sonora della Resistenza - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Bella Ciao, la colonna sonora della Resistenza

Bella Ciao, la colonna sonora della Resistenza

Presentato il volume da Giuseppe Cacciatore e Rino Mele a  Palazzo Sant’Agostino.Secondo Carlo Pestelli le origini del canto sono medievali e rinascimentali per il ritmo e la tematica

Di AMBRA DE CLEMENTE

Si è svolta presso il salone di rappresentanza della Provincia di Salerno, la presentazione del libro Bella Ciao dello scrittore torinese Carlo Pestelli, nell’ambito delle manifestazioni della dottoressa M. Russo, che è succeduta al padre Nicola Russo medico, primario di malattie infettive. L’associazione culturale nasce come no-profit,  dall’esperienza e professionalità nel campo della musica e teatro. Il libro distribuito gratuitamente per l’evento costa 9 euro ed è disponibile presso la casa editrice addeditore.it. Bella ciao come canzone è un bene culturale immateriale, che penetra nella coscienza come l’eco di un ricordo lontano, segna la demarcazione tra guerra e la primavera dei popoli. Rinasce nei nostri cuori affranti il desiderio di libertà ascoltando le corde del passato e la rinascita della canzone partigiana che ha origini antiche nel Fior di Tomba. Moni Ovadia in prefazione al libro parla del contenuto di “ Bella Ciao”, colonna sonora  della Resistenza, soprattutto emiliana, fra l’Appennino bolognese e le zone della Repubblica partigiana di Montefiorino. La musica, di autore sconosciuto, viene fatta risalire alla melodia di un canto ottocentesco delle mondine padane, con influenze di altri canti come “Fior di tomba” e “Picchia picchia la porticella”, mentre una seconda derivazione fa retrodatare le radici della canzone ad una ballata francese del Cinquecento, che seppur mutata leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese, poi in quella trentina con il titolo di  Il fiore di “Teresina”, poi in quella veneta, con il titolo “Stamattina mi sono alzata”, successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani. Le origini delle parole risalgono al motivo della “ Bevanda sonnifera”,  ed il “ Fior di Tomba” , canto narrativo d’amore, del nordItalia, che porta la morte della donna Teresina o Rosina, una donna che domanda di sposarsi con un prigioniero, condannato a morte per il giorno dopo. Rosina vuole morire con il suo amato e dice di preparare la tomba per tre persone, due più due i corpi dei genitori sventurati, con un fiore profumato per l’amato partigiano. Alcuni versi da lei dettati a Nigra tra le contadine torinesi vengono riprese nella canzone. Nigra è presente in canzoni del cinquecento ed in precedenti normanni.  Un eco planetario per la canzone travolgente che fu presentata con lo spettacolo a Spoleto nel 1964 è un inno scritto in italiano cosmopolita. Definita da Moni Ovadia l’elegia del presente, è per me l’eco dei popoli.