di Mario Rinaldi
La politica, quella buona, direbbe qualcuno. E allora ecco scendere in campo, alle prossime elezioni amministrative del Comune di Baronissi, Vincenzo Casolaro, docente al Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Salerno. Un curriculum di tutto rispetto ed una invidiabile carriera accademica, che sottolineano il livello di eccellenza di un personaggio che, seppur alla prima esperienza da candidato, porterà con sé il proprio bagaglio culturale e professionale di livello internazionale, messo a disposizione della candidata a sindaco Anna Petta. Professor Casolaro, lei è un docente molto conosciuto in ambito accademico. Insegna all’Università di Salerno, al Dipartimento di Medicina. Cosa l’ha spinto a tuffarsi in questa avventura politica? “Come docente presto un servizio pubblico che mi porta inevitabilmente a confrontarmi con le realtà sociali espresse dal nostro territorio, per esempio il livello di istruzione, le dinamiche familiari, la formazione professionale e l’inserimento nel mondo del lavoro. Come medico e docente di Medicina sono ovviamente al corrente delle tematiche associate con l’attività assistenziale e le problematiche connesse. Inoltre l’attività di ricerca, che svolgo ormai da oltre 30 anni, mi ha insegnato a concepire e gestire progetti, mettere insieme e coordinare gruppi di lavoro, divulgare nuove conoscenze, e soprattutto perseguire obiettivi con perseveranza e con la coscienza che il successo si costruisce attraverso gli insuccessi. Sono un Baronissese per scelta e quando mi è stato prospettato di mettere queste esperienze al servizio della comunità di cui faccio parte da diversi anni non ho saputo tirarmi indietro”. Lei è candidato nella lista “Anna Petta Sindaco”. Perché ha deciso di appoggiare la candidatura di Petta? “Conosco e stimo Anna Petta da diversi anni. È una giovane professionista che grazie al suo impegno in prima linea nell’amministrazione della città che conosce e che ama ha maturato un’esperienza politica come pochi. La sua elezione a Sindaco rappresenterebbe per me, così come per tanti concittadini che conosco, una garanzia di continuità in un percorso fin qui virtuoso, ma nello stesso tempo un segnale importante di crescita e innovazione”. In questo momento l’Università che rapporti ha con il territorio in cui è collocata? E quali potrebbero essere i rapporti con Baronissi soprattutto all’indomani dell’inaugurazione del grande progetto “Città della Medicina”? “Baronissi è città universitaria essendo sede dell’Università di Salerno sin dalle sue origini e da poco meno di 20 anni ospita il nostro Dipartimento. Un Dipartimento di Medicina presenta alcune unicità rispetto ad altre strutture universitarie, su tutte l’erogazione di servizi assistenziali di eccellenza che sono parte integrante della formazione degli studenti di Medicina, Odontoiatria e Professioni Sanitarie ma nello stesso tempo costituiscono una risorsa per i pazienti e per le loro famiglie. Tuttavia la nostra cittadinanza ha finora fruito in misura limitata di questa risorsa, essendo le nostre attività assistenziali, per criticità più che altro di natura strutturale, espletate presso plessi ospedalieri già esistenti in altri comuni del Salernitano. Il progetto “Città della Medicina” potrebbe portare alla costituzione di un soggetto nuovo in questo contesto, posto all’interfaccia tra Università e territorio. Da addetto ai lavori e cittadino di Baronissi non posso che auspicare che si verifichi questa simbiosi, che porterebbe, ne sono convinto, ad un miglioramento significativo dei livelli di assistenza nella nostra comunità ed a prospettive professionali concrete per i nostri studenti”. Lei vanta anche una esperienza di insegnamento all’estero, con esattezza all’Università di Baltimora (USA). Secondo lei Baronissi ha le potenzialità per espandersi oltre i propri confini territoriali, facendo avanzare progetti che possano coinvolgere anche ambiti internazionali? “Ho fatto ricerca per circa 20 anni alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove ho contribuito alla crescita professionale di dottorandi e assegnisti di diverse nazionalità. Ho mantenuto rapporti stretti con medici e ricercatori operanti negli USA e in altri Paesi europei e non. Diversi altri colleghi nel nostro Dipartimento hanno svolto attività all’estero e sono tuttora coinvolti in collaborazioni internazionali. Abbiamo organizzato qui in Dipartimento seminari di ricercatori di altri Paesi, come pure congressi e workshop di spessore internazionale presso strutture della nostra Provincia. Baronissi è un piccolo centro ma occupa una posizione strategica invidiabile, con lo sviluppo di adeguate strutture di accoglienza e mobilità potrebbe divenire un outlet ideale per progetti formativi di respiro internazionale”. Se lei dovesse essere eletto quale sarà il suo impegno? Si può immaginare un legame più stretto tra mondo accademico e territorio, con maggiore attenzione rivolta al settore della Medicina. Baronissi può diventare un Polo Medicale di eccellenza? “La fruizione delle attività assistenziali offerte da docenti e giovani medici, specializzandi, professionisti sanitari e odontoiatri del nostro Dipartimento potrebbe costituire un vettore importante per una maggiore coesione tra territorio, Medicina e Università in generale. Altri Dipartimenti del nostro Ateneo potrebbero essere coinvolti in questo processo coesivo, essendo la Medicina moderna criticamente interfacciata con altre discipline, basti pensare per esempio all’Ingegneria Biomedica ed alla Bioinformatica. Baronissi può e a mio parere deve diventare un polo biomedicale di eccellenza, consacrando anni di convivenza con una realtà in rapida evoluzione. Baronissi può e deve diventare essa stessa “Città della Medicina”. La qualità e professionalità di Casolaro esprimono un modo di fare politica che, anche in considerazione del ruolo di responsabilità che ricopre, funge da collante con la popolazione. Le sue competenze in campo medico potrebbero rendere ancora più stretto il rapporto tra territorio e mondo accademico e, come egli stesso ha sottolineato, soprattutto tra i cittadini bisognosi e i livelli di prestazione assistenziale di cui gli stessi potranno usufruire nel momento in cui Baronissi dovesse diventare polo di eccellenza biomedicale, con lo sguardo rivolto anche oltre i confini territoriali.