Battipagliese di nascita, newyorkese per adozione. Marco Gallotta, 49 anni, la metà dei quali passati nella Grande Mela, è un artista riconosciuto a livello internazionale che ha fatto della metodologia del papercuting il suo marchio distintivo, ma ha altresì sperimentato nel corso degli anni diverse tecniche artistiche, spaziando dal disegno alla pittura, passando per le incisioni; in nome di una spiccata poliedricità. Arrivato a New York nel 1998, è proprio qui che l’artista partito dalla Piana del Sele si è visto consegnare un importante riconoscimento nell’ambito della sesta edizione del AD ART SHOW, una mostra d’arte organizzata dal MvVO ART le cui opere sono selezionate e valutate da una giuria di esperti con competenze e background trasversali nel mondo della comunicazione e della tecnologia. MvVO ART è una piattaforma artistica fondata con l’obiettivo di accendere ulteriormente i riflettori sulla fervente scena artistica della città statunitense e rinsaldare ancor di più il rapporto di sinergia fra arte e mercato, fra novità e classiciità, fra presente e un futuro sempre più vicino. La mostra del 2023 che ha visto premiato l’artista battipagliese si è svolta nei locali della Powerhouse Arts, sita nell’ex centrale elettrica di Brooklyn Rapid Transit.
Laureatosi presso il Fashion Institute of Technology, Gallotta affianca questo riconoscimento ad una serie di successi personali e professionali tra i quali la partecipazione alla 77a edizione della Mostra del Cinema di Venezia con il cortometraggio “Waiting for Woody”, diretto dal vincitore del David di Donatello Claudio Napoli; da aggiungersi agli innumerevoli attestati di stima nei suoi confronti da parte di celebrità e brand che lo hanno portato a collaborare negli anni con personalità del calibro del premio Oscar Ennio Morricone, l’attore Will Smith e marchi quali Chanel, Nike e Vogue tra gli altri. Un lungo viaggio quello che ha portato Marco dalla Campania agli Stati Uniti, ricco di tappe intermedie fra Londra, Amsterdam e Ginevra ma che non ha affievolito il legame sentimentale con la città di Battipaglia.
Città nella quale l’artista potrebbe presto fare ritorno con una scultura da realizzare nell’ambito dell’opera di riqualificazione della rotatoria sottostante la SS18, come deliberato dalla giunta comunale nel mese scorso. Dei 75000 euro stanziati per il progetto nominato “Bubalus”, dal nome scientifico della bufala da latte che popola la Piana del Sele, circa la metà sarebbe destinata all’installazione artistica, afferma il consigliere Vincenzo Clemente, tra i primi a farsi promotore dell’idea. Va contestualmente riportato come l’annuncio non ancora ufficializzato dell’opera abbia già sollevato i malumori di parte della cittadinanza che avanza pareri discordanti su valore e costo dell’opera.
Non sarà di certo questa l’occasione in cui risolvere l’antico e ancora inevaso interrogativo su cosa sia arte se non rifugiandoci nell’espediente protagorico di accettare per legittima ogni posizione al riguardo. “Bubalus” sarà quindi arte o meno a seconda del parere di volta in volta soggettivo; quel che è certo, però, è che questa opera di valore identitario potrà senza sensazionalismi costruire un ponte di carta e acciaio fra Battipaglia e la Grande Mela.
Andrea Verderame