di Antonio Manzo
Arechi II, la “vendetta” di Tommaso Indelli, il medievista cacciato dall’università di Salerno dopo aver svolto, ben 15 anni, il ruolo di assistente di cattedra del professore Claudio Azzara. L’opera pubblicata di Indelli, edita nel 2024, è offerta con una copertina che ripropone una elegante particolare di una miniatura tratta dal Codice Cavense 4 conservato nella biblioteca della Badia di Cava. Ora l’università che lo ha escluso potrà esibire un fascicolo professionalmente corretto dopo che allo stesso Indelli avevano consegnato, dopo la bocciatura, documenti in gran parte manchevoli, imprecisi e palesemente errati, illeggibili, come riconobbe anche il Tar di Salerno, nella sentenza dell’aprile del 2023, per la ricostruzione della carriera. Il caso della bocciatura dell’assistente universitario, dopo 15 anni, registrata dopo l’alternarsi di ben due commissioni di esami per non riconoscere alcun intervento Indelli volto alla stabilizzazione del rapporto. E’ stato uno dei casi più clamorosi dell’amichettismo in vigore all’università di Salerno dove trovano posto mariti, mogli e figli, ex coniugi, che non è stato possibile ricostruire del tutto, ma solo parzialmente, nell’ateneo salernitano del tutto sprovvisto di una pagina di trasparenza sulle attività di gestione, diversamente dall’università di Napoli. Come si ricorderà, l’università di Salerno fu al centro di una lettera al Corriere della Sera che anticipava la vincita all’ateneo di Firenze di un concorso di una docente poi diventata docente ordinaria con tempi record all’università di Salerno. Fece scalpore la lettera del docente universitario che rinunziò a partecipare al concorso annunciando, con inedita e perfetta profezia, della docente che poi avrebbe vinto. Ora la storia di Tommaso Indelli, “cacciato” dall’università di Salerno torna d’attualità nel vortice della contestata gestione del rettore Loia e del prorettore vicario Sibilio. E, soprattutto, del docente di riferimento di Indelli, il professore Claudio Azzara che ha visto fallire sotto i suoi occhi il concorso per Indelli. Ora l’ennesima opera di un medievista nasce con un’idea precisa di carattere non puramente occasionale. Questa monografia dedicata al principe Arechi II (758-787) di Benevento, ripercorre le vicende personali, politiche e militari che caratterizzarono la sua vita, pubblica e privata, e il suo regno, inserendo il personaggio anche nelle dinamiche più ampie del contesto storico in cui visse e operò. Di qui, l’intestazione dello stadio Arechi oltre che dello storico castello che svetta sulla città di Salerno. Non si tratta di un’opera incentrata unicamente ed esclusivamente sul personaggio, ma Indelli ha proposto un’indagine molto ampia sulla civiltà longobarda d’Italia e, soprattutto, nel Mezzogiorno Il taglio istituzionale della monografia si manifesta nell’analisi delle “strutture politiche ed amministrative” del Principato arechiano, esaminate spesso in comparazione con quelle del Regnum Langobardorum. L’analisi dell’elemento istituzionale si accompagna anche ad un’indagine nel campo “ideologico”, cioè nel campo dei valori, dei “simboli” e dei “concetti” che caratterizzarono l’esperienza arechiana e che supportarono la “rivoluzione” politica operata dal princeps Beneventanorum. Il volume intende analizzare approfonditamente le ragioni politiche e culturali che indussero Arechi II (758-787), nel 774, crollato il Regno longobardo nel nord Italia, a trasformare l’antico Ducato longobardo di Benevento in un Principato, facendosi continuatore della tradizione civile e politica della gens Langobardorum in Italia. Molta attenzione è stata dedicata alle fonti, letterarie e giuridiche, riportate frequentemente nel testo al fine di supportare sempre, attraverso anche un’adeguata e copiosa bibliografia, le analisi sviluppate e le problematiche sviscerate. Arechi II, principe longobardo, fu il secondo fondatore della Città di Salerno. Nell’Ottavo secolo Salerno diventerà la città che darà vita alla Scuola Medica Salernitana e che sarà definita Opulenta Civitas. Arechi, principe longobardo, è il vero e nuovo fondatore della città, che già esisteva in epoca romana, ma che era caduta in decadenza dopo la fine dell’impero. I longobardi furono gli ultimi “barbari” a invadere l’Italia. Popolazione germanica di origine scandinava, erano guerrieri nomadi divisi in classi sociali, alla testa dei quali c’erano, appunto, i guerrieri. Nel 774 Carlo Magno discese in Italia e sconfisse l’ultimo re longobardo, Desiderio, dopo aver ripudiato la figlia Ermengarda che aveva sposato e l’Italia Settentrionale fu, dunque, annessa al ricostituito Impero Romano d’Occidente. Solo Benevento e la parte meridionale della penisola rimasero Longobarde, e qui Arechi, che aveva sposato un’altra figlia di Desiderio, pose le basi della Langobardia Minor, come venne chiamata la parte meridionale del dominio longobardo. Arechi decise di trovare uno sbocco al mare, e, quindi, si trasferì a Salerno, seguito da un gruppo di nobili Longobardi, e la rifondò come sua nuova capitale. Rafforzò il castello edificato dai Bizantini, castello ancora oggi a lui nominato, costruì un grande palazzo per sé in fronte al mare, e costruì la Cappella Palatina, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, nel posto in cui ancor oggi possiamo visitarla. A Benevento è stata realizzata una scultura- monumento del maestro Mario Ferrante dedicata ad Arechi II.