Successo per il trombettista che insieme all’Itai Doshin Trio ha illuminato la serata sul castello di Camerota
Di OLGA CHIEFFI
Giocare con quel prezioso materiale che è costituito da alcune pagine tratte dal repertorio dell’opera lirica, destrutturandolo e riducendolo agli elementi di base per, poi, restituirlo al pubblico emotivamente amplificato, è la particolarità del viaggio musicale proposto da Andrea Tofanelli, musicista dall’anima jazz, ma dalle radici in quel di Torre del Lago, ben abbarbicate a quello spiegato melodismo che caratterizza l’intera scuola di fiati italiana. Nel cortile del Castello Marchesale di Camerota, ospite della V edizione del Camerota Festival, allestito dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano, davanti a una platea gremitissima e attenta, Andrea Tofanelli e il giovanissimo Itai Doshin Trio, composto da Francesco Chiariello al pianoforte, con Gabiele Pagliano al contrabbasso e Lucio Mele alla batteria, hanno confermato la perfetta e piacevole intesa tra i loro strumenti, come del resto la natura improvvisativa del loro suonare lasciava prevedere. Intensi gli interessanti percorsi sonori che portavano a perle come la pucciniana “E lucean le stelle”, o il valzer di Musetta in bossa, la semplice melodia dell’aria di Lauretta, o ancora ad un omaggio al Charlie Chaplin musicista di Smile, sino al Verdi della Traviata con “Libiam nei lieti calici” o di “Addio del passato”, in cui, la sempre agile tromba di Andrea Tofanelli, si è lanciata in vere evoluzioni virtuosistiche, tra quelle note che gli permettono di restare in quel ristretto club dei tris-acutisti, imprevedibili e quant’ altro, poiché la tromba, come tutti gli strumenti, deve poter ammaliare anche con un semplice sussurro e insieme i pochi tocchi che nel pianoforte si sovrappongono tra di loro, ha raggiunto un obiettivo sul quale – forse – all’inizio in pochi avrebbero scommesso: quello di lasciare che opera e jazz si abbracciassero in un tenero, ma anche vorticoso giro di danza. Un voler superare barriere e ostacoli che adesso, vede Andrea Tofanelli cercare l’ala armata del suo strumento, per abbattere gli steccati che spesso vengono eretti intorno alla musica, cosiddetta, colta. L’artista sembra, dunque, raccogliersi intorno al pensiero di Leonard Bernstein, che non sopportava le distinzioni di genere, affermando come un principio categorico che “Esiste solo la buona o la cattiva musica”. Una rivisitazione, questa, del nostro trombettista, che non intende certo tradire il messaggio originario del melodramma nostrano, semmai coglierne lo spirito contemporaneo e gettare un ponte verso orecchie abituate diversamente, con il fine di dare ulteriore diffusione a queste pagine che mai ingialliranno, mantenendo tutta la loro attualità e i motivi di straordinario interesse, partendo dal giusto connubio fra melodia e improvvisazione. Andrea Tofanelli, col suo trio, ha ricercato e trovato un equilibrio collettivo stupefacente, all’interno del quale i singoli hanno operato per linee parallele, sia negli assoli distinti, sia nei percorsi più impervi e ribollenti, come nelle fasi più rarefatte, balance ritrovata naturalmente anche in melodie quali An Die Freude, dalla Nona di Beethoven, che ha inaugurato la serata, o “Tu sì na’ cosa grande”, o, ancora, Summertime, in una eloquente riprova dell’inesauribilità della propria inventiva e del magistero strumentale, al servizio di un feeling jazzistico percorso da un’armoniosa, malinconica trasparenza. I diversi linguaggi dell’arte spesso fluiscono osmoticamente e in finale della serata, condotta da Federica Toriello, è stato omaggiato un artista della vicina Licusati, Nino Cardamone, alla presenza del neo-eletto sindaco di Camerota, Mario Salvatore Scarpitta e del suo delegato allo spettacolo, l’oboista Manfredo D’Alessandro. Abbraccio caloroso del pubblico e bis per Andrea Tofanelli e l’Itai Doshin Trio.