Alfieri, Capaccio parte civile: "C'eravamo tanto amati" - Le Cronache Attualità

di Arturo Calabrese

Leggendo la novità di Capaccio Paestum, e cioè la decisione della giunta comunale di costituirsi parte civile nel processo a carico di Franco Alfieri, sovviene alla memoria una pellicola datata 1974 e diretta da Ettore Scola con attori del calibro di Aldo Fabrizi, Stefania Sandrelli, Vittorio Gassman e Nino Manfredi, solo per citarne alcuni.

“C’eravamo tanto amati” è uno spaccato dell’Italia di quegli anni, quando c’erano prospettive, voglia di fare e soprattutto fiducia nel futuro. Riferendosi alle vicende cilentane, solo il titolo può essere preso in prestito.

La giunta, guidata dalla vice sindaco ed oggi facente funzioni Maria Antonietta Di Filippo, chiederà di fatto un risarcimento ad Alfieri per avere leso l’immagine dell’Ente qualora, superfluo dirlo, dovesse essere condannato. Finisce, dunque, un idillio durato oltre cinque anni, durante i quali non si muoveva foglia senza che ci fosse un cenno dell’allora sindaco. Addirittura le voci di alcuni assessori e di alcuni consiglieri erano sconosciute ai più.

La stessa Di Filippo, che con Alfieri condivide un legame familiare grazie alla storia d’amore tra i propri rampolli, negli anni ha rivestito un ruolo da comparsa in assise trovando, causa anche la presenza ingombrante del primo cittadino, davvero poco spazio. Uno spazio che è stato ritagliato altrove ed in altre circostanze, piccolo premio fedeltà.

Oltre a ciò, c’è anche un’analisi politica da dover esporre. La delibera di giunta non è un atto dovuto, ma un qualcosa di fortemente politico. I marinai si sono ammutinati al loro capitano. Senza voler incomodare Edward John Smith, pare proprio che Capaccio Paestum sia una nave alla deriva senza un capitano degno di tale nome.

Una nave che sta imbarcando pericolosamente acqua mentre affonda nel gelido mare. E, questa volta, non c’è nessuna orchestra che ostinatamente continua a suonare.