Domani sera, alle ore 21, al teatro Verdi di Salerno, la “prima” de’ La coscienza di Svevo di Italo Svevo, per la regia di Paolo Valerio, nell’adattamento di Monica Codena e dello stesso regista, venerdì l’atteso incontro Giù la maschera
Di Olga Chieffi
Ritorna domani sera, alle ore 21, ospite fino a domenica del cartellone del Teatro Verdi di Salerno, Alessandro Haber, stavolta nel ruolo di Zeno Cosini, protagonista de’ “La Coscienza di Zeno di Italo Svevo, un romanzo che offre una profonda esplorazione della psiche umana e delle sue contraddizioni. Zeno, inetto e nevrotico, si trova a vivere in una società borghese che lo opprime e lo confonde, rendendolo incapace di affrontare le sue responsabilità e le sue emozioni. Una specie di marionetta tirata da fili che quanto più egli indaga, gli sfuggono. Una coscienza inutile a mutare un destino che sembra ineluttabile. È il capolavoro di Svevo, la prima storia italiana dove entra prepotentemente in scena la psicanalisi come coprotagonista, che nasce attraverso uno stratagemma letterario, il protagonista Zeno Cosini, in cura dal Dottor S., è stato incaricato di redigere un proprio memoriale quale forma di terapia; tale privato scritto viene però pubblicato dal Dottor S. per vendicarsi del cliente che ha abbandonato la psico-analisi. La narrazione, costruita come un memoriale redatto per la terapia psicoanalitica, si sviluppa attorno a temi che si intersecano, come il fumo, la morte, il matrimonio, le relazioni familiari e il tradimento, rivelando una serie di conflitti interiori e ambivalenze. Il romanzo, che ben conosciamo, si distingue per la sua struttura non lineare, che riflette la confusione della mente di Zeno, e per il suo uso di tecniche letterarie innovative, come la litote e l’ossimoro, che contribuiscono a creare un ritratto complesso e sfaccettato del protagonista. Zeno Cosini si pone domande fondamentali sulla sua moralità e sulla sua identità, interrogandosi se sia “buono o cattivo”. Questa ambiguità morale rende il suo personaggio umano e vulnerabile, invitando il lettore a riflettere sulle proprie imperfezioni e sul mistero della condizione umana. La Coscienza di Zeno non è solo un romanzo di formazione, ma anche una critica sociale della borghesia, delle sue aspettative e delle sue ipocrisie. La messa in scena romanzo di Italo Svevo, per l’adattamento di Monica Codena e Paolo Valerio, che si occupa anche della regia, ha da comunicare quel flusso di coscienza che caratterizza il romanzo che si materializza visivamente attraverso la presenza inquietante di un occhio, simbolo dello sguardo analitico del Dottor S., che introduce la storia e il tormento interiore di Zeno. Lo spettacolo scaturisce dal lavoro di una compagnia meticolosamente orchestrata – la compongono oltre ad Alessandro Haber, Alberto Fasoli, Valentina Violo, Stefano Scandaletti, Ester Galazzi, Emanuele Fortunati, Francesco Godina, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo – e da uno stimolante intrecciarsi di dimensioni e linguaggi scenici: con Paolo Valerio collaborano Marta Crisolini Malatesta per la scena e i costumi, Gigi Saccomandi per le luci, Alessandro Papa per i video e Oragravity per le musiche. L’ambientazione è giustamente pensata in un salotto borghese, evidenziato da tendaggi di velluto e costumi grigi, che crea un’atmosfera opprimente, ben in linea con i temi del rimorso e della nostalgia che pervadono l’opera. La regia di Valerio si distingue per la sua eleganza e fluidità, rispettando la struttura psicanalitica del romanzo mentre riesce a mettere in luce gli aspetti ironici e tragici della vita di Zeno. La narrazione si sviluppa in modo cronologico, permettendo al pubblico di seguire il percorso di vita del protagonista attraverso le sue relazioni tumultuose con la famiglia, gli amici e l’amante, evidenziando il contrasto tra desideri e realtà. Occhi puntati, quindi, sull’interazione tra Zeno/Haber e il suo alter ego giovane, interpretato da Alberto Fasoli, che arricchisce la rappresentazione della memoria e del rimpianto. La presenza costante degli otto protagonisti della vita di Zeno, schierati sullo sfondo, conferisce una dimensione quasi onirica alla narrazione, suggerendo che il passato è sempre presente e ineluttabile. Il dinamismo e la coesione della compagnia di attori, insieme alla performance di Haber, che affronta il ruolo nonostante le sue difficoltà fisiche, contribuiscono a trasmettere le sfumature del personaggio di Zeno, con tutte le sue contraddizioni, permettendo al pubblico di avvicinarsi a una delle figure più complesse della letteratura italiana. Un’opportunità preziosa per esplorare l’opera di Svevo in modo accessibile, mantenendo intatta la sua essenza e il suo valore. È un invito a riflettere sulla condizione umana, sul tempo e sui rimpianti, rendendo il teatro un luogo di confronto e introspezione.