Al Verdi l’energia critica di Edoardo Bennato - Le Cronache Spettacolo e Cultura

Di Olga Chieffi

Edoardo Bennato e la Be-Band, composta da Gennaro Porcelli alla chitarra e cori, Giuseppe Scarpato, chitarra e cori, Arduino Lopez al basso, Raffaele Lopez alle tastiere e Roberto Perrone alle percussioni, ospiti di Musica d’artista cartellone composito firmato da Daniel Oren e Antonio Marzullo, hanno innescato sin dal principio del concerto, quel gioco filosofico della ricerca della verità che non porterà mai ad alcuna meta definita, ad alcun approdo sicuro, poiché ogni posta raggiunta potrà essere costantemente, in perpetuo distrutta e ricostruita, in quell’eterno invito a ricominciare e verificare, inventare , ideare per conseguire folgorazioni e meraviglie inaudite e nuovi spegnimenti angosciosi in un avvicinarsi, tendere, aspirare continui a qualcosa che mancherà in un avvicinarsi che mancherà , e non si ottiene. Anche per Cage il fare musica – e la musica dice niente sul niente…. – è un “gioco senza scopo” dove il gioco ha il significato di pura avventura: “… Questo gioco – dice Cage – è, pertanto un’affermazione di vita; non un tentativo di portare ordine nel caos o di tentare progressi creativi, ma semplicemente un modo di svegliarsi alla vita che stiamo vivendo”. Direi che il far musica di John Cage e di Edoardo Bennato, trascurando gli sviluppi tutt’altro che semplici e lineari delle sue posizioni, nel tempo, e cercando di forzarne unitariamente il discorso, credo che si potrebbe ricorrere con vantaggio a una dichiarazione che Cage stese, in margine al suo “A Year from Monday”, nel ’63: “Vorrei che le nostre attività fossero più sociali, e sociali in modo anarchico”. Ogni generazione di musicisti ha ereditato una tradizione, un complesso già stabilito di costumi e di tecniche che viene arricchito dai suoi sforzi medesimi e quindi trasmesso alla generazione successiva. Le figure più importanti del movimento moderno di generazione in generazione in effetti hanno solo voluto che la loro musica esprimesse i fermenti del loro tempo, per qualcuno sommovesse la società. E’ questo che ha fatto Edoardo Bennato, martedì sera dal palco del Teatro Verdi di Salerno, cominciando il suo concerto “Le vie del Rock sono infinite” raccontandosi in musica con “Abbi dubbi”, non lontano dal dubbio cartesiano. E’ cambiato qualcosa dai primi successi di Edoardo Bennato? Da quella intelligente rilettura de’ “Le avventure di Pinocchio”, di Collodi “Burattino senza fili” e da Peter Pan, il bambino che non voleva cresce di Barrie, “Capitan Uncino”, passando per la Torre di Babele, Cantautore, Rinnegato, sono trascorsi oltre cinquant’anni e magari risfogliando i giornali dell’epoca, cosa è cambiato? Non molto, purtroppo. Edoardo si è chiesto dal palco come è possibile che Collodi avesse indovinato tutti i personaggi che popolano la nostra politica e la nostra società. L’arte è universale e quei “tipi”, Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, Dotti, medici e sapienti (che purtroppo non è stato eseguito), ai quali ha aggiunto tre altri personaggi “dimenticati” nel primo album, Mastro Geppetto, con il suo scioglilingua sillabato, che proviene dalla grande tradizione buffa, quindi napoletana, e la Fata, un inno alla sensualità e all’ animalesco buon senso femminile, ascoltati in teatro, più Lucignolo, restano le “categorie” della nostra società. Tanti i titoli in scaletta: si è passato per Rinnegato, romantico e appassionato, virulento e anarchico, a Quando sarai grande, con l’autoritarismo che rimanda ogni risposta a “quando sarai grande” perché la soluzione che si avrà da grandi è quella che già si prepara da ragazzi, per cui non bisogna fare tante domande e l’autore intanto suggerisce agli adolescenti di leggere libri il più possibile e studiare. La musica afferra il presente, lo ripartisce e ci costruisce un ponte che conduce verso il tempo della vita. Colui che ascolta e colui che canta vi ci trova un amalgama perduto di passato, presente e futuro. Su questo ponte, finchè la musica persiste, si andrà avanti e indietro. Bennato è quindi passato dalla canzone della sua vita “A Napoli 55 è ’a musica”, in cui protagoniste sono state le chitarre di uni ispiratissimo Giuseppe Scarpato con Gennaro Porcelli, che hanno dato vita ad un vero e proprio infiammato duel. Il blues è Joe Sarnataro e nel 1992 Edoardo pubblica un album con questo pseudonimo. E’ un CD ma anche un DVD / lungometraggio che narra la storia di un giovane musicista che per fare esperienza di Blues va per un po’ di tempo in America. Tornato a Napoli Joe scopre che i suoi amici per sbarcare il lunario hanno iniziato a suonare ai matrimoni; decide quindi di rimette insieme la band e utilizza delle poesie di suo nonno, in dialetto napoletano, per scrivere canzoni Blues che parlano degli eterni paradossi di Napoli, le diverse denunce da lui fatte negli anni sulla realizzazione della linea che dovrebbe passare per viale Augusto. C’è l’istante che vale non per quello che seguirà o si prevede che segua, ma di per sé. “Pare che “istante” significhi qualche cosa di simile: ciò da cui qualche cosa muove…” (Platone: Parmenide 156d). E, ancora, il giornalista e scrittore uruguagio Eduardo Galeano: “Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto”. Solo su questo assunto la discesa a rete di Maradona, fuori del tempo seppur velocissima, può trasformarsi in tema musicale, come il blues “E’ asciut’ Pazz ‘O padrone”, e ancora “La calunnia è un venticello”, parole di Sterbini e musica di Bennato, la celeberrima aria di Don Basilio dal Barbiere di Siviglia, dedicata ad Enzo Tortora, l’omaggio a Faber con “Pronti a salpare” una interessante ballata. Rush finale in crescendo con “Io vorrei che per te” l’invocazione ad un’Isola che non c’è divenisse realtà per tutti non solo per Peter Pan. La luna è sempre la corona del cielo, mentre sono “Le ragazze fanno grandi sogni”. Tutti a saltare sulle note di Capitan Uncino poiché anche i grandi cattivi alla fine sono positivi, con il suo irresistibile, scatenato e divertentissimo rock. Quattro i bis con Italiani, mentre sul grande led sfilano i volti di coloro che hanno fatto grande l’Italia, quindi Asia, contro tutte le guerre, “Una settimana, un giorno” e “Nisida” dove ci ha portato il ponte di note, forse all’isola che non c’è.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *